"Credo la risurrezione della carne, la vita eterna", ultimo articolo del Simbolo apostolico, incontra oggi una vera afasia catechetica e anche teologica, tanto da richiedere un profondo ripensamento.
Il libro rimette al centro la domanda fondamentale di senso: se noi siamo il nostro corpo e se il nostro corpo siamo noi, che ne sarà di questo corpo? La fine, oppure la risurrezione, come afferma la fede cristiana che si fonda proprio sulla risurrezione corporea, sul corpo risorto di Gesù di Nazareth? La corporeità che è più del corpo trova il suo compimento nella risurrezione, o finisce con la morte, al più con una vaga idea di possibile sopravvivenza di qualcosa? Non è questo il caso serio della fede e della ragione umana? Nell'affermare il legame tra la risurrezione di Gesù e la nostra destinazione ultima, nella circolarità di teologia e filosofia, mettiamo alla prova l'attitudine della categoria di trasformazione a orientare il nesso tra fede ed esperienza.
Con questo libro Domenico Paoletti, frate Minore Conventuale, offre un ulteriore approfondimento intorno ai valori fondativi dello “stile di Francesco”, riassunti in tre parole-chiave, che sono anche i titoli dei tre libri che compongono una piccola trilogia: minorità, prossimità e accoglienza.
L’autore trova nella cifra dell’accoglienza una sintesi del suo percorso, capace di tenere insieme in modo semplice tre fondamentali motivi ispiratori: la fede cristiana, riscoperta nella Parola di Dio e depurata da ogni chiuso paternalismo dottrinale; il carisma francescano, riconosciuto come radicale riscoperta del vangelo; l’attenzione alla qualità umana dell’accoglienza, che riguarda la condizione di ogni persona che viene sulla terra e si pone come appello al riconoscimento della uguale dignità di ogni essere umano.
"Le riflessioni offerte da Domenico Paoletti, frate Minore conventuale, nelle pagine che seguono, sorprendono e coinvolgono per più ragioni", sostiene G.G. Merlo nella sua introduzione. In effetti attraverso queste semplici pagine veniamo ricondotti al cuore dell'esperienza cristiana di Francesco d'Assisi. La scoperta di un Dio che si fa "minore" condividendo la fragilità e la piccolezza umana, conduce Francesco a cogliere la minorità come "elemento costitutivo e specifico del suo carisma", una minorità che, come dice Papa Francesco, diventa "luogo di incontro e di comunione con Dio, con tutti gli uomini e le donne del creato".
Paolo VI è senz'altro il primo papa moderno, forse il più moderno che la Chiesa ha avuto finora: per la sua apertura alla cultura contemporanea e per la centralità della testimonianza nel suo magistero. Davvero è il papa della testimonianza: la quale è dono e sorgente di responsabilità e sola permette di aver accesso all'evento della Rivelazione, perché è il 'farsi' oggi della verità nell'amore. Gesù lo attesta con tutto il messaggio della sua esistenza, parole e gesti, morte e vittoria sulla morte. La sua testimonianza dice la verità dell'uomo e la verità di Dio, inseparabili. «La testimonianza, dunque, non come un di più che s'aggiunge all'accoglienza della verità del Vangelo in quanto essa viene fatta nell'agápe. Ma come la sua dinamica, la sua forma, il suo evento».
Come fare teologia e verso dove orientare la conoscenza sapienziale del mistero di Cristo? Due domande sottese alle riflessioni proposte in questo saggio, frutto del cammino che la comunità teologica della Facoltà San Bonaventura di Roma cerca di percorrere accogliendo la sfida della post-modernità. Il testo percorre una via che dal metodo da seguire nel fare teologia, conduce alla teologia come sapienza dell'amore che cerca di gustare anche affettivamente il mistero di Dio. Perché la teologia è anche bellezza, fascino, sorpresa e gioia! Un'analisi che indica alcune strade o sentieri per entrare nel cuore e nella vita dell'uomo di oggi e rendere la teologia una sapienza capace di attrarre e appassionare.