
La ricerca che presentiamo ha come obiettivo di metterci sulle tracce del buon ladrone nella tradizione francescana. Come ha fatto notare Guglielmo Spirito, appassionato iniziatore di tale ricerca, sembra che, sino ad oggi, nessuno abbia tentato un lavoro simile.
Cercheremo quindi di capire se il buon ladrone ha esercitato un fascino significativo sui figli di san Francesco e in che modo questo fascino sia stato tramandato da una generazione all'altra di frati nel periodo che prenderemo in esame
Speriamo così di poter godere di qualche scorcio di quel paradiso promesso al buon ladrone!
Il tradizionale Convegno che si svolge a Pozzuolo Martesana intorno alla festa di san Francesco è stato dedicato nel 2024 alle stimmate di san Francesco, nell’ottavo centenario dell’evento sul monte della Verna. Il tema è stato presentato come sempre da diversi punti di vista: partendo dalle testimonianze sull’evento offerte dalle fonti più antiche, si è passati alla presentazione delle sue principali raffigurazioni iconografiche, e quindi ad alcune riletture operate in momenti fondamentali della letteratura italiana (Dante, il Seicento, Riccardo Bacchelli). L’approccio multidisciplinare (iconografia, letteratura, spiritualità…) contribuisce a cogliere meglio il significato profondo della vita e dell’esperienza di san Francesco, che non cessa di affascinare e interrogare.
Nel convegno tenutosi a ottocento anni dall'evento delle stimmate di san Francesco, come apertura del Festival francescano di Bologna, le stimmate di san Francesco vengono analizzate da differenti punti di vista storico, iconografico, spirituale
Diventa così possibile comprendere meglio il fatto dell'impressione delle stimmate all'interno dell'esperienza originaria di san Francesco, e cogliere le molteplici riletture che ne sono state fatte successivamente, nell'Ordine e nella Chiesa, oltre che nella devozione personale di tanti seguaci del Povero di Assisi.
Torna l’ormai classico volumetto che quotidianamente aiuta ad approfondire le letture della messa attraverso una breve meditazione offerta da francescani, clarisse e amici di san Francesco. In un unico volume, ad un prezzo contenuto, vengono offerti i testi necessari per tutto l’anno.
Uno strumento semplice e accessibile a tutti che aiuta a compiere il difficile passaggio dal vangelo alla vita e dalla vita al vangelo. Un amico fedele e senza pretese che favorisce una sana familiarità con la parola di Dio. Un’idea simpatica per un regalo utile per tutto l’anno.
Nel 2026 ricorderemo l’ottavo centenario della morte di san Francesco.
Nel 2026 ricorderemo l’ottavo centenario della morte di san Francesco e ogni mese sr. Chiara Amata ci aiuterà a ricordare una tappa della sua vita.
Nel 2026 ricorderemo gli ottocento anni trascorsi dalla morte di san Francesco, dal suo beato transito, come i biografi hanno definito il suo passaggio da questo mondo al Padre. Di quella morte conosciamo molti particolari, dai quali emerge il desiderio di Francesco di viverla quasi come una celebrazione liturgica (recita im salmo, fa leggere il vangelo...), all'interno di una comunità formata da coloro che più gli sono stati vicini (i frati, certo, ma anche donna Jacopa e altri amici)."Io ho fatto la mia parte": detta in quel momento solenne, questa frase rivela una scoperta importante di Francesco: la sua vita aveva un senso, uno scopo, e quello scopo lui l'aveva compreso e realizzato. Nella mente di Dio ogni vita ha un suo senso e un suo senso, anche la mia e la tua!
...
Ringraziamo il Signore per la nostra sorella Chiara Amata, che con le sue tavole non si stanca di aiutarci ad accogliere la vita con gratitudine, e sa sempre regalarci un sorriso, anche in tempi poco propensi all'ottimisto...
Frate Paolo francescano
Nel 2026 ricorderemo l’ottavo centenario della morte di san Francesco e ogni mese sr. Chiara Amata ci aiuterà a ricordare una tappa della sua vita.
Nel 2026 ricorderemo gli ottocento anni trascorsi dalla morte di san Francesco, dal suo beato transito, come i biografi hanno definito il suo passaggio da questo mondo al Padre. Di quella morte conosciamo molti particolari, dai quali emerge il desiderio di Francesco di viverla quasi come una celebrazione liturgica (recita im salmo, fa leggere il vangelo...), all'interno di una comunità formata da coloro che più gli sono stati vicini (i frati, certo, ma anche donna Jacopa e altri amici)."Io ho fatto la mia parte": detta in quel momento solenne, questa frase rivela una scoperta importante di Francesco: la sua vita aveva un senso, uno scopo, e quello scopo lui l'aveva compreso e realizzato. Nella mente di Dio ogni vita ha un suo senso e un suo senso, anche la mia e la tua!
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Ringraziamo il Signore per la nostra sorella Chiara Amata, che con le sue tavole non si stanca di aiutarci ad accogliere la vita con gratitudine, e sa sempre regalarci un sorriso, anche in tempi poco propensi all'ottimisto...
Frate Paolo francescano
Nel 2026 ricorderemo l’ottavo centenario della morte di san Francesco e ogni mese sr. Chiara Amata ci aiuterà a ricordare una tappa della sua vita.
Nel 2026 ricorderemo gli ottocento anni trascorsi dalla morte di san Francesco, dal suo beato transito, come i biografi hanno definito il suo passaggio da questo mondo al Padre. Di quella morte conosciamo molti particolari, dai quali emerge il desiderio di Francesco di viverla quasi come una celebrazione liturgica (recita im salmo, fa leggere il vangelo...), all'interno di una comunità formata da coloro che più gli sono stati vicini (i frati, certo, ma anche donna Jacopa e altri amici)."Io ho fatto la mia parte": detta in quel momento solenne, questa frase rivela una scoperta importante di Francesco: la sua vita aveva un senso, uno scopo, e quello scopo lui l'aveva compreso e realizzato. Nella mente di Dio ogni vita ha un suo senso e un suo senso, anche la mia e la tua!
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Ringraziamo il Signore per la nostra sorella Chiara Amata, che con le sue tavole non si stanca di aiutarci ad accogliere la vita con gratitudine, e sa sempre regalarci un sorriso, anche in tempi poco propensi all'ottimisto...
Frate Paolo francescano
Il sapere secondo Heidegger ha il compito di indagare il fondamento stesso dell'essere dell'ente alla ricerca di quella differenza originaria, di quella apertura all'interno della quale l'ente stesso si da. Per Heidegger quando Dio viene fatto oggetto del pensiero lo fa non per una qualche necessità religiosa ma per risolvere, già a partire da Aristotele, una questione prettamente filosofica. Il Dio di cui si occupa la metafisica è il Dio come principio primo. che è causa di sé e dell' intero ente, anche quando di esso ne parlano autori come Bonaventura, che pure a a differenza di Aristotele sono consapevoli del carattere non solamente filosofico di Dio. Il Dio della metafisica è, quindi, secondo Heidegger un Dio ontoteo-logico, in quanto si presenta come il fondamento ultimo della conoscenza, dimenticando l'apertura originaria nella differenza ontologica che rende possibile questa stessa entità. Per tornare oggi, dopo Nietzsche e Heidegger, a parlare di Dio bisogna superare questa impasse ontoteologica e aprire lo spazio alla differenza originaria dell'essere, a quell'abisso an -archico che da essere, proprio perché non è l'essere, riscoprendo quella povertà assoluta d'essere di cui da sempre Bonaventura e la tradizione francescana sono i maestri indiscussi.
Il settantesimo Convegno del Centro Studi Bonaventuriani (2024) celebra due importanti ricorrenze: il settecentocinquantesimo anniversario della morte di Bonaventura da Bagnoregio (avvenuta nel 1274 a Lione, durante il Concilio ecumenico convocato dal papa Gregorio X) e i cento anni della prima edizione (Parigi, 1924) de La philosophie de saint Bonaventure di Étienne Gilson, un testo che, com’è noto, ha profondamente segnato gli studi bonaventuriani del Novecento. La prima ricorrenza è messa a fuoco attraverso alcuni suoi importanti segmenti: il contesto del Concilio di Lione, gli ultimi due anni di vita di Bonaventura, il tema della morte nel pensiero di quest’ultimo.
Le stimmate di san Francesco costituiscono il punto di arrivo di un lungo cammino compiuto dal santo. Accettando la propria povertà e umiltà, Francesco ha potuto aprire gli occhi del cuore e della mente tanto sulla miseria degli altri, quanto sul cuore di Dio.
Nasce così un modo nuovo di pensare se stesso, gli altri e Dio, un modo che rende la fede matura, con gli occhi aperti sul mondo e sulla storia.