«Per i docenti precari nulla, dopo la compilazione del primo modulo, sarà come prima. Prove fisiche e mentali si succederanno giorno dopo giorno, sempre sopra i 38 gradi Celsius, sempre quando internet o la stampante non funzionano.»
«FIT, TFA, PAS, GAE, TIC, PTOF, PON, BES: l’iniziazione alla setta scolastica è innanzi tutto di tipo linguistico. Poi ci sono le circolari ministeriali e i bandi da decifrare. Le zie presidi connesse anche di notte a orizzontescuola.it. I gruppi di ansiogeni su Facebook informatissimi su tutte le mosse del ministero. Lo scritto e l’orale. Le infinite ore di tirocinio…».
Chiunque voglia fare dell’insegnamento il proprio mestiere deve prepararsi all’esercizio della resistenza. Per poter finalmente fare quello che, soprattutto grazie agli studenti, rimane il lavoro più bello del mondo.
Frequentare un'università lontano dalla propria città produce due grandi preoccupazioni nelle famiglie degli studenti. La prima è lo studio, la seconda è il cibo. Il fatidico "Hai mangiato ?" intasa i telefoni di tutt'Italia, mentre "Mi raccomando, mangia!" è l'imperativo categorico che segue a ruota. Parte da qui Isabella Pedicini per le sue "Ricette umorali", un compendio 'gastrofilosofico' in cui i pensieri si mescolano agli ingredienti dei piatti da preparare. Da spaesata studentessa fuorisede, a furia di cucinare per sé e per altri, la protagonista di questa singolare raccolta di ricette si troverà ad affrontare con sempre maggiore consapevolezza elaborate pietanze come questioni di fondamentale importanza: "Ti ha baciata?", "Ha pagato lui la cena?", magari davanti a una tisana fumante, alle tre di notte, con le coinquiline calate in improbabili pigiami. Raccogliendo le riflessioni che emergono girando gli impasti, tagliando le zucchine o aspettando che bolla l'acqua, l'autrice arriva a formulare inoppugnabili verità, convinzioni personalissime e taglienti aforismi. Nelle "Ricette umorali" cibo e cuore si mescolano a seconda degli umori di chi scrive, tra gioia e paura, entusiasmi e avvilimenti, perché saper rigirare una frittata, a tavola come nella vita, è un'arte sopraffina.