Nell'epoca della riproducibilità tecnica anche le reliquie trovano nella fotografia un nuovo supporto. La dimensione fisica e corporea degli oggetti di culto tende, infatti, sempre più a dematerializzarsi a favore di immagini che rivendicano il potere di vere icone e suscitano pratiche commemorative che riducono il reale al visibile e si inscrivono in modo nuovo nella memoria riservata ai defunti. Attraverso la fotografia la reliquia si fa immagine, partecipa allo sviluppo di una discutibile economia della vita spirituale e si rivela in grado di entrare nel dominio invisibile del divino, come nel caso della Sindone di Torino, dove proprio il negativo fotografico consente di scoprire ciò che resta nascosto all'immediatezza dello sguardo.