"Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi". Ispirate dal Vangelo di Matteo (25,34-46), le sette opere di misericordia sono al centro della spiritualità cristiana. E anche gli artisti se ne sono impadroniti, con numerose variazioni sul tema: da Benedetto Antelami nel battistero di Parma al Caravaggio, da Bruegel il Giovane a Emilio Greco e a molti altri. Tra pietà popolare e storia della solidarietà, gli autori propongono una vasta rassegna da cui traspare il volto luminoso del cristianesimo, alle prese con le ingiustizie e le contraddizioni sociali. Perché la misericordia non è assistenzialismo, elemosina, dono del superfluo, bensì l'altro nome della giustizia. E il criterio con il quale, secondo le parole di Gesù, saremo giudicati. Prendendo le mosse dal polittico di un anonimo pittore fiammingo, il Maestro di Alkmaar, ora al Rijksmuseum di Amsterdam, gli autori ci guidano così in una cavalcata lungo i secoli, tra miserie e splendori, guerre, carestie, pestilenze e la nascita dei primi ospedali e di nuove forme di solidarietà.
Dall’antichità classica a Giotto, dai primitivi fiamminghi ai pittori italiani del Rinascimento, la mosca nel quadro attraversa le epoche e gli stili, si intrufola nelle composizioni più sacre o solenni, è l’ospite inatteso che introduce uno scarto rispetto al soggetto principale. E non è detto che debba essere per forza una mosca. Di volta in volta, sarà il dettaglio significativo, il guastafeste che spinge a cercare dietro o al di là dell’enigma o del mistero, un altro enigma e un altro Mistero, con la maiuscola, l’interrogativo esistenziale, il non detto o ciò che è appena suggerito. Seguiremo così il percorso che da un oscuro monaco delle Asturie e dai suoi Commentari dell’Apocalisse conduce a Picasso e Guernica, cavalcheremo con Dürer tra l’Italia, la Germania e i Paesi Bassi, al tempo della Riforma e della rivolta dei contadini, entreremo nelle botteghe dei maestri italiani, Antonello, Bellini, Lotto, Caravaggio e molti altri, visiteremo le città e i villaggi di Bosch e Bruegel, osserveremo giochi e tradizioni popolari, assisteremo alle dispute degli umanisti e ai dibattiti teologici, in compagnia di Holbein e di Rembrandt. È un viaggio che arriva fino alla nostra modernità e alle sperimentazioni dei contemporanei, Gauguin, Picasso, Klee, Chagall. Con l’aiuto di un ricchissimo apparato iconografico.
Un viaggio tra storia, letteratura e spiritualità nei luoghi in cui si è forgiata la nostra memoria collettiva, una mappa interiore alla ricerca di ciò che sta cambiando nel nostro continente e mette in crisi la stessa idea di Europa. Da Patmos a Salamanca, da Praga a Parigi, Lisbona, Berlino, Londra, Copenaghen fino al Cammino di Santiago, Pietro Pisarra, giornalista e sociologo, scatta le sue istantanee di eventi lontani e di drammi recenti. E si profila il volto dei testimoni che hanno segnato il secolo scorso: Miguel de Unamuno, Etty Hillesum, Dietrich Bonhoeffer. Un viaggio tra capitali e luoghi periferici dove la geografia provoca la storia. Dove sono ancora visibili le cicatrici delle tragedie di ieri. E dove, per contrasto e tra mille difficoltà, si concretizza la realistica utopia di un'Europa unita, pacifica, senza le guerre che ne hanno funestato la storia.
Abbiamo perso i sensi. Li abbiamo persi, quasi senza accorgercene, quando tutto attorno a noi sembrava indicare il loro trionfo: culto del corpo, esaltazione della sensualità, in una frenesia di consumi, di viaggi e di esperienze parossistiche.
Abbiamo perso i sensi. E una generazione incerta tra bio e Dio, tra salutismo e spiritualità, trova rifugio nel sex appeal dell'inorganico, dei mondi immaginari abitati da fredde creature, androidi dallo sguardo vitreo e dal cuore di silicio.
Ritrovare i sensi: anche oggi è questo, forse, il miglior antidoto al cattolicesimo light, decaffeinato, servito in molte chiese. Perché tutta la Bibbia brulica di personaggi e di scene sensuali, come un "giardino delle delizie" in cui la vista, l'udito, il tatto, il gusto e l'odorato celebrano il loro festino.