Si può parlare con il silenzio? Può il silenzio essere un’alternativa all’eccesso verbale, alle parole vuote, ripetitive, aggressive, urlate? Che ruolo ha il silenzio nella società contemporanea, dove siamo tutti iperconnessi, dove ogni giorno consumiamo centomila parole fra tablet, cellulari, social e siti? Quali orizzonti apre alla letteratura e alla poesia, alla natura e alla scienza, alla psicoanalisi e all’antropologia, al cinema e al teatro, alla musica e alla linguistica? Quando è una scelta consapevole, il silenzio ci conduce dal dire autoreferenziale al dialogo inteso come ascolto, come contrappunto fecondo di pieni e di vuoti. Perché il silenzio è il linguaggio dei sentimenti e delle passioni forti, è un potente strumento di relazione autentica, indispensabile alla comunicazione. Offre al ritmo quotidiano dell’esistenza il ristoro di una pausa, la dimensione del mistero, il privilegio di potersi fermare. Per andare più a fondo, più lontano.