174 517 Quel numero di matricola impresso sulla pelle, tatuato sul braccio sinistro del prigioniero, è carico di valenza simbolica; è il segno indelebile che marchia il deportato e annienta la sua persona. 174 è il numero del vagone su cui aveva viaggiato, la seconda parte è il numero progressivo delle persone trasportate. Primo Levi era il cinquecento diciassettesimo uomo che scendeva dal treno quel giorno. Era il 26 febbraio 1944, quando varcava la porta di un inferno inimmaginabile.
Oggi l'educazione soffre. Se ne parla poco o non se ne parla affatto. Vuoi mettere la psicologia? Roba da raffinati, da ricercatori di coscienze e personalità. Oggi ai genitori vengono fatte le proposte di formazione dai contenuti più disparati: analisi transazionale, enneagramma, psicobiologia, programmazione neurolinguistica, costellazioni familiari, cristalloterapia, reiki, e chi più ne ha più ne metta. Dei bambini che a quattro anni hanno ancora il pannolino addosso, non sembra importante ad alcuno. Non è chic parlare di funzioni fisiologiche. Dei bambini che a otto anni non sanno allacciarsi le scarpe, non sembra importare ad alcuno. Non è chic parlare di aspetti così banalmente "terra terra". Meglio fare progetti, insegnare l'inglese a un anno e sei mesi, meglio occuparsi di riempire la stanza dei giochi in quantità pantagruelica, con le proposte più alla moda e sofisticate, o vestirli con le marche più affermate. Eppure, la domanda d'obbligo è: "Cosa significa educare oggi? Quale direzione, quali valori, quali azioni praticare nella relazione con i figli?". La risposta, presentata con efficacia e immediatezza in questo stimolante volume, può essere sintetizzata in "sette passi per educare". I sette passi seguono in modo progressivo lo svolgimento cronologico di una relazione educativa, ogni età ne richiama e ne richiede di particolari, a partire dalla nascita di un bambino. E, in ciascun passo, emergono contraddizioni e/o esasperazioni...