Non è un trattato né un manuale né una serie di descrizioni su particolari metodi di preghiera. L'autrice, con grande passione per il Mistero (Dio), ci porta alle sorgenti della preghiera con un prezioso lavoro di tessitura e di raccolta delle tracce oranti di coloro che hanno percorso la storia prima di noi. Nessuno, infatti, può riconoscere le tracce del Mistero senza guardarsi attorno e senza guardarsi dentro. Riposando nell'humus dell'umanità ed elevandosi verso spazi aperti, la preghiera ci immerge nel vortice del «tempo presente» visto dall'autrice come «l'unico spazio che abbiamo per scavare e arrivare alla fonte della Vita».
Chi ha diviso la luce dall'ombra? Chi ha messo in contrapposizione questi chiaroscuri provenienti dalla stessa origine? Queste e altre domande provocano l'autrice a cercare una risposta tra i meandri della storia e del quotidiano. Un'etica dualista spinge a guardare la realtà in modo diviso e contrapposto: puro e impuro, sacro e profano, dio e diavolo, bene e male, corpo e anima, materia e immateriale... Tanti dolori dell'umanità sono legati a questa visione che mette la differenza sotto la luce del contrasto. Oscurità e luce sono entrambe figlie del cielo. È giunto il momento di non calpestare l'ombra.
Cos'è la sapienza? Da dove viene? Perché è importante? Il testo che l'autrice propone si presenta come un viaggio alla scoperta della sapienza come Presenza. La sapienza viene dall'alto, dal basso, dall'est o dall'ovest; dall'oriente e dall'occidente, per questo va cercata ovunque. Nelle Scritture ebraico - cristiane il sapiente è colui che fa diventare vita ciò che legge, conosce e comprende. Si entra in contatto con la sapienza attraverso il gusto e «lo stesso Mistero va avvicinato come se fosse cibo, cioè qualcosa che serve per vivere». Ecco perché è necessario mangiare il rotolo della Parola, facendola diventare sangue, acqua, linfa vitale.
Chi è senza vestito (per metafora, dignità) ci domanda una restituzione: la giustizia che spetta a ogni persona.
Dare un vestito, riconoscere dignità, non è offrire quel che «ci avanza» ma lasciarci coinvolgere nel destino altrui. Come ha fatto il samaritano del Vangelo.
Le opere di misericordia per un cristianesimo semplice
Questo testo è scritto per chi non conosce a fondo la "vita religiosa" e per chi, pur conoscendola, la vuole rileggere ancora. Dunque per le religiose e i religiosi, certamente, ma anche per idealisti e idealiste degli anni Sessanta/Settanta e per quelli postmoderni. Il testo comincia con una contestualizzazione della riflessione: rileggere la vita religiosa oggi alla luce della sapienza umana ed evangelica, in un momento storico che chiamiamo di "crisi". Si rifà quindi alle origini dell'epoca cristiana per ritrovare ispirazione: dove è nata la vita religiosa, scoprendo così la scelta alternativa a un cristianesimo strutturato, la creatività di questa scelta e la laicità dell'origine nella religiosità della vita. Analizza poi le metamorfosi della vita religiosa insieme a quelle della società, fa una rilettura dei voti e dei lineamenti principali della vita religiosa: la solitudine comunitaria, l'appartenenza all'altro, ecc. Trasformazione o metamorfosi della spiritualità? Ciò che chiamiamo vita religiosa e la sua storia, letta in modo sapienziale, oggi potrebbe diventare uno stile alternativo per tutti.
Antonietta Potente è una suora domenicana, ma non bisogna immaginarsela nel chiuso di un convento, immersa tutto il giorno nella tranquillità della preghiera. Vive in Bolivia, insieme a una famiglia indigena, e ha sviluppato una riflessione teologica tra le più profonde e originali, che parte da un ripensamento totale della vita religiosa alla luce di una spiritualità ancorata al presente, capace di unire la mistica alla politica e all’impegno per la salvaguardia dell’ambiente. In questo libro, accostando i temi dell’etica all’immagine familiare di una casa e delle sue stanze, l’autrice avvicina tutti, credenti e non, ai grandi quesiti che ci pone la contemporaneità.
“Ciò che accompagna armoniosamente queste riflessioni è la mistica, qualcosa che la Chiesa si è sforzata di tener lontana dalla quotidianità. La mistica è una trama segreta che vogliamo tornare a scoprire per sentire il calore della vita. Per esprimere questo, potremmo ripetere le parole di Giovanni in una lettera che è, appunto, la calda trascrizione di un’esperienza: ciò che noi abbiamo udito, ciò che abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato, ciò che le nostre mani hanno toccato (1Gv 1, 1-3). Sono i sensi che si risvegliano provocati dalla vita, è l’alba dei sensi... quando tutto resta assolutamente silenzioso o assente. La mia teologia è allora obbligata a uscire dallo schema preordinato delle dottrine o dei sistemi culturali. La mia teologia cerca e si mette in sintonia con la ricerca dei protagonisti e delle protagoniste del racconto, della narrazione. La mia teologia è solidale e addirittura complice con i narratori e le narratrici di racconti. Tutte e tutti siamo sfidati da questo: ci sono coloro che fanno teologia ufficialmente e coloro che semplicemente raccontano o semplicemente vivono, respirano, stando “dentro” e nulla più. Tutti i soggetti della teologia debbono uscire da ogni schema prestabilito e seguire la vita con i suoi delicati movimenti, stare dentro di lei... non solo con il gusto di “servire”, ma anche di “toccare”: questo è il gesto mistico politico della vita.” (dall’introduzione)