Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino ci svelano le caratteristiche e le trasformazioni delle organizzazioni mafiose di cui si sono occupati nella loro lunghissima esperienza da Palermo a Reggio Calabria, fino alle più recenti inchieste che hanno coinvolto la capitale. Il libro analizza il dna della mafia siciliana e di quella calabrese: la struttura organizzativa su cui entrambe si fondano, la 'famiglia' in cui si entra mediante cerimonie solenni e, infine, il sistema di relazioni che le collegano a soggetti esterni. Un'ampia parte - aggiornatissima alle ultime decisioni dei giudici romani - è dedicata alla presenza della mafia nel Lazio e nella capitale. Dalle vicende romane si prende spunto per affrontare un aspetto oggi centrale nelle pratiche mafiose: l'utilizzo sistematico dei metodi corruttivi e collusivi, senza mai dimenticare che mafia e corruzione sono due cose diverse. Infine gli autori prendono in esame gli scenari più recenti e di frontiera della criminalità economica, particolarmente preoccupanti perché l'espansione delle mafie e la penetrazione dei capitali illeciti nell'economia legale mettono in pericolo le basi stesse della vita democratica.
"Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino – oggi rispettivamente Capo della Procura di Roma e Procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma – ci svelano in questo libro le caratteristiche e le trasformazioni delle organizzazioni mafiose di cui si sono occupati nella loro lunghissima esperienza da Palermo a Reggio Calabria, fino alle più recenti inchieste che hanno coinvolto la Capitale. Struttura unitaria e verticistica, presenza di una guida riconosciuta e autorevole; utilizzo della ferocia più spietata e, insieme, altissima capacità di mediazione all’interno e all’esterno dell’organizzazione. Queste le caratteristiche essenziali di Cosa nostra, che per decenni le hanno garantito un ruolo di grande rilievo inizialmente in Sicilia e poi – grazie al traffico degli stupefacenti – su scala mondiale. Anche la ’ndrangheta, storicamente nata e sviluppatasi in varie parti della provincia di Reggio Calabria, ha assunto nel tempo una strutturazione unitaria, che ha superato il tradizionale frazionamento e isolamento tra le ’ndrine. Ma una caratteristica peculiare della ’ndrangheta è il modello della ‘colonizzazione’: la tendenza a espandersi fuori dal territorio originario non solo per singole iniziative criminali, ma per radicarsi. Il libro analizza nella prima parte il DNA comune alla mafia siciliana e a quella calabrese: la struttura organizzativa su cui entrambe si fondano, la ‘famiglia’ di cui si entra a far parte mediante cerimonie solenni e, infine, il sistema di relazioni che le collegano a soggetti esterni (imprenditori e manager, esponenti politici, uomini della burocrazia, liberi professionisti). La seconda parte – aggiornatissima alle ultime decisioni del Tribunale di Roma – è dedicata alla presenza della mafia nel Lazio e nella Capitale."
Con un'esperienza maturata alla procura di Palermo, Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino sono i magistrati che hanno portato in Calabria i metodi investigativi messi a punto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino contro Cosa Nostra. Con le loro indagini hanno rivelato la faccia torbida delle relazioni tra la 'ndrangheta e il Paese ufficiale: non soltanto imprenditori e politici, ma perfino ufficiali dei carabinieri, magistrati e collaboratori dei servizi segreti pronti al doppio gioco per favorire le latitanze dei boss e gli affari delle cosche. Un gioco pericoloso, dal quale la 'ndrangheta è uscita spesso vincente, perché ha contagiato trasversalmente tutta la società. In queste pagine il racconto, curato da Gaetano Savatteri, in presa diretta e con rivelazioni inedite, dei due magistrati, sulle ragioni per cui la 'ndrangheta è riuscita a infiltrarsi anche nelle regioni più ricche d'Italia, come la Lombardia, il Piemonte e la Liguria, con un sistema di colonizzazione rigidamente regolato: a Milano si guadagna, in Aspromonte si decide. Un sistema antichissimo capace di stare al passo con i tempi. Forse la sfida più difficile dello Stato, che impegna tutta l'Italia sulla frontiera di Reggio Calabria.