La vicenda della modernità si gioca tutta sull'intreccio, esaltante e problematico allo stesso tempo, tra ragione e libertà. Le due sfere stanno tra loro in rapporto circolare e di reciproca fondazione. La forza della ragione si misura sulla sua capacità di produrre spazi di libertà. E la grandezza della libertà sta nel suo ancoraggio al rigore della ragione.
Sorge legittima la domanda se e fino a che punto il programma della modernità sia compatibile con il disegno di un'antropologia teologicamente proponibile. A questa domanda il libro tende a dare una risposta positiva. Con analisi molto fine e mediante un percorso certamente esigente, i capitoli del volume costruiscono i tasselli di un mosaico che alla fine potrà rendere ragione della plausibilità di un autentico rapporto tra teologia e filosofia, tra una visione moderna - cioè critica e autonoma - di uomo e di mondo e l'articolazione teologica della stessa, ancorata nel Vangelo e capace di riscatto della ragione e della libertà da quei possibili eccessi che pure devono essere tenuti in considerazione per non far scivolare la vicenda della modernità in un mito alla fine rivolto drammaticamente contro l'uomo stesso.