Ci sono diversi modi di intendere e vivere quella fondamentale dimensione della vita di fede che è la preghiera. In questo libro, la preghiera cristiana ci appare come cammino di trasfigurazione di tutta la vita - ovvero di cose, volti, circostanze che gremiscono la carne ed il sangue del nostro umano vivere in questo mondo. Per l'uomo che ha la grazia di vivere in cristo e di cercarlo con semplice perseveranza, tutto a poco a poco, si trasforma in canto e viceversa il proprio canto, la propria preghiera si riempie di innumerevoli voci: il grido del falco ed il pianto d'un bambino, il gracchiare del corvo e lo stormire del vento - ogni voce diviene all'orecchio dell'anima orante eco della voce dell'amato che la cerca e della propria che cerca lui. Ogni volto umano diviene ai suoi occhi un'icona di Lui che le viene incontro - ora crocifisso, ora gioioso, ora glorioso.
Da dove viene l’oscuro fascino che l’anarchia ha esercitato sull’anima dell’uomo di ogni tempo? Qual è l’origine di quella sete di illimitata libertà che già i Greci chiamavano hýbris e che secondo la tradizione cristiana ha trovato nella ribellione a Dio di Lucifero il suo Big Bang? Se l’angelo è, come l'uomo, creato buono e tendente naturalmente al Bene, come ha potuto il grande spirito ribelle emanciparsi dalla forza gravitazionale di questo Bene? Attingendo a fonti diverse, dalla letteratura (Dostoevskij, Tolkien) alla speculazione medievale (Tommaso d’Aquino), dalla riflessione trinitaria dei padri Cappadoci al Vangelo di Giovanni, l’autore ci conduce in un serrato viaggio dello spirito che, nel cercare di gettare luce su uno dei più oscuri enigmi che da sempre si impongono alla coscienza umana, finisce per diventare una meditazione sull’essenza del bene e sul significato di quella libertà che l’anarchico, ma si dovrebbe forse dire l’uomo d’oggi in generale, sembra aver più caro d’ogni altro bene.
Lo scrittore francese Charles Péguy (1873-1914) scrisse, dopo la sua conversione al cattolicesimo, tre grandi composizioni poetiche, i "Misteri" ("Il mistero della carità di Giovanna d'Arco", 1910; "Il portico del mistero della seconda virtù", 1911; "Il mistero dei Santi Innocenti", 1912), che affascinano ancora oggi lettori e critici per la complessità della riflessione, apprezzata da autorevoli teologi del Novecento. Questo saggio non si propone di offrirne un esaustivo commento (i "Misteri" sono come un forziere pieno di ricchezze inesauribili, ogni volta che vi si torna si scoprono cose nuove), si prefigge uno scopo più circoscritto ma non per questo meno difficile: tentare di comprendere i motivi che portano l'autore di questo singolare trittico ad attribuire un ruolo centrale per la comprensione del mistero della storia - del mondo e di ogni singola esistenza umana - alla virtù della speranza, che «vede quello che non è ancora e che sarà / ama quello che non è ancora e che sarà».
Silenzio e contemplazione nel pensiero cristiano della tradizione greco-bizantina.