Questo libro è insieme la storia di vita di una donna divisa tra un marito mafioso e un figlio schierato radicalmente contro la mafia e un punto di svolta nel percorso che ha portato a fare giustizia di un delitto di mafia camuffato da attentato terroristico. Il racconto di Felicia è la rappresentazione di una tragedia quotidiana, in cui lo scontro tra padre e figlio, al di là del conflitto generazionale, diventa prologo di una guerra di liberazione, tanto più difficile e traumatica quanto più è legata a vincoli di sangue. Di questa guerra Felicia è protagonista e narratrice, acuta e instancabile, tenera e impietosa, e la sua volontà di tenere aperta la porta di casa, dopo la sua morte, è la predizione di una storia che continua.
Dal 1977 il Centro siciliano di documentazione, intitolato a Giuseppe Impastato nel 1980, quando era considerato da molti un terrorista e un suicida, conduce un intenso lavoro di analisi, ricerca e intervento nelle scuole e sul territorio. Una presenza feconda di risultati, dalla verità finalmente raggiunta per il delitto Impastato e per il depistaggio delle indagini, alle analisi che si sono dimostate tra le più adeguate a rappresentare la complessità delle mafie, al recupero della memoria di lotte e figure ignorate e dimenticate, al progetto del No Mafia Memorial che nel 2019 ha avviato la sua attività. Un bilancio positivo, nonostante le difficoltà quotidiane, particolarmente pesanti in un contesto come quello siciliano.
Se le donne dei morti ammazzati si decidessero a parlare così come faccio io, non per odio o per vendetta ma per sete di giustizia, la mafia in Sicilia non esisterebbe più da un pezzo . Così diceva nel 1964 Serafina Battaglia, convivente e madre di mafiosi, in un'intervista rilasciata al giornalista Mauro De Mauro. Secondo le idee correnti, confermate dalle dichiarazioni dei mafiosi collaboratori di giustizia, le donne non possono essere affiliate ufficialmente all'organizzazione mafiosa. In realtà la mafia è un'organizzazione rigida formalmente ma elastica di fatto, e le donne hanno avuto, e hanno sempre di più, un ruolo significativo non solo come trasmettitrici della cultura mafiosa ma anche nella gestione delle attività delle cosche. Dalle lotte contadine ad oggi le donne siciliane sono state protagoniste della ribellione contro la mafia. Gli esempi della madre di Salvatore Carnevale e di Peppino Impastato sono abbastanza noti, ma pochi ricordano le donne organizzate nei Fasci siciliani e non hanno avuto l'interesse che meritano le esperienze degli anni più recenti, in particolare quella dell'Associazione delle donne siciliane per la lotta contro la mafia. Gli scritti raccolti in questo volume tentano di ribaltare stereotipi ancora oggi molto diffusi e di dare un'immagine del ruolo delle donne, in negativo e in positivo, più aderente alla realtà.
Dopo le storie di vita di Felicia Bartolotta, madre di Giuseppe Impastato, implacabile accusatrice dei mafiosi responsabili dell'omicidio del figlio, e di Michela Buscemi e Pietra Lo Verso, donne del popolo palermitano costituitesi parti civili nei processo contro gli assassini dei loro congiunti, in questo libro altre protagoniste dell'impegno politico e antimafioso raccontano la loro vita. Antonietta Marino ha cominciato la sua militanza politica negli anni '40, gli anni delle lotte contadine e del risveglio della Sicilia, e in quegli anni ha conosciuto e sposato Francesco Renda; trasferitasi in città ha continuato il suo impegno di militante nel Partito comunista. Giovanna Giaconia, moglie di Cesare Terranova, ucciso dalla mafia nel 1979 per la sua attività come magistrato e come parlamentare, dopo l'assassinio del marito assieme ad altre donne ha costituito l'Associazione donne siciliane per la lotta contro la mafia che per anni ha avuto un ruolo significativo nella mobilitazione antimafia. Camilla Giaccone, figlia di Paolo, il medico assassinato nell'agosto del 1982, perché si era rifiutato di modificare una perizia a carico di un mafioso omicida, racconta la sua esperienza vissuta assieme alla madre Rosetta Prestinicola e ai fratelli, con i quali si è costituita parte civile nel processo contro i responsabili del delitto.