Venezia, che conserva ancor oggi un'evidente impronta bizantina, nacque bizantina nel VI secolo e tale rimase nell'alto Medioevo almeno fino al IX secolo. Poi il legame con Costantinopoli si fece via via più lento, ma all'interno di questo si scrisse la vocazione commerciale di Venezia. L'autore traccia la storia del rapporto millenario che nel corso del Medioevo ha unito la città lagunare all'impero bizantino fino alla caduta di questo, nel 1453. Dalla fondazione di Venezia sotto la pressione dell'espansione longobarda alla dipendenza da Bisanzio, all'indipendenza entro la sfera dell'impero all'aperta ostilità che condusse Venezia a partecipare, nella quarta crociata, alla conquista di Costantinopoli.
Giustiniano (482-565) è il più noto imperatore di Bisanzio. Originario dell’Illirico, percorse una brillante carriera pubblica fino a salire al trono nel 527 assieme alla famosa consorte, Teodora. Il nuovo sovrano di Bisanzio si sentiva profondamente romano e si ripropose di attuare alcuni obiettivi che cambiarono profondamente l’assetto del suo impero, riformandolo dall’interno, raccogliendo in modo sistematico il diritto romano ed eliminando ogni forma di dissidenza religiosa. Riconquistò poi almeno in parte i territori già appartenuti a Roma e caduti nel V secolo sotto il dominio dei barbari. Il libro restituisce la complessità della sua figura e del suo potere al centro delle crisi militari, demografiche, politiche e teologiche che agitarono l’Impero romano d’Oriente in età tardoantica.
La millenaria storia dell'impero di Bisanzio ha avuto continui punti di contatto con quella dell'Occidente, basti pensare alla presenza dei bizantini in Italia, dove restarono come dominatori dal VI all'XI secolo. I rapporti si fecero poi conflittuali fino a giungere nel 1204 alla quarta crociata, allorché veneziani e crociati si impossessarono di Costantinopoli. Nel Trecento l'atteggiamento dell'Occidente, e soprattutto di Venezia, fu più accondiscendente nei confronti di Bisanzio, considerata un avamposto della cristianità contro la montante marea dei Turchi ottomani. Vennero di conseguenza forniti aiuti militari, ma le discordie fra gli stati europei e la potenza dei Turchi condussero fatalmente alla fine dell'impero nel 1453.
"La storia spesso trascura di raccontare in modo adeguato la vita di uomini illustri che restano singolarmente sullo sfondo degli avvenimenti, e questo è il caso di Ezio, l'ultimo grande generale di Roma, la cui biografia può essere si ricostruita ma con forti lacune che ne lasciano spesso intravvedere soltanto un'arida successione di avvenimenti. Non esistono infatti per la sua epoca opere di ampio respiro, come ci saranno per il secolo successivo, e la maggior parte delle notizie è affidata a scarne cronache, che non ci consentono di conoscere più di tanto il personaggio. Ezio fu il generale più eminente della sua epoca travagliata e può sicuramente essere definito l'ultimo dei Romani, un «antico romano», come comunemente si dice, vissuto quando l'impero era ormai ridotto a una pallida ombra di ciò che era stato. Edward Gibbon scrisse di lui che era 'l'uomo celebrato universalmente come terrore dei barbari e baluardo della repubblica di Roma' e gli stessi giudizi elogiativi si colgono negli storici dell'antichità..." (Dalla prefazione)
Pochi personaggi storici, scriveva nel 1901 il bizantinista Charles Diehl, sono più difficili da giudicare dell'imperatore Giustiniano. Si può dire nello stesso tempo di lui assai bene e assai male e per giustificare il male come il bene le prove sembrano moltiplicarsi. Lo storico moderno è forse meno sensibile alle sue categorie morali, ma quanto afferma è indubbiamente vero. Se però è difficile giudicare Giustiniano, ancor più lo è con la moglie Teodora e ciò per due buoni motivi. Il primo è che Teodora imperatrice è assai diversa dalla giovane attrice che aveva condotto una vita sregolata a Costantinopoli, quasi come si trattasse di due persone diverse, anche se la storia annovera altri casi del genere. Il secondo, di ordine tecnico, consiste nel fatto che l'informazione sulla sua attività è piuttosto carente e fortemente contraddittoria. Quella poi che dovrebbe essere la fonte principale, la 'Storia segreta' di Procopio di Cesarea, sembra per molti storici presentare un quadro distorto della realtà dovuto all'odio viscerale che aveva l'autore per lei." (dalla premessa dell'autore)
Nonostante le Invasioni longobarde, unna, normanna, franca, gota la presenza bizantina in Italia è durata oltre cinque secoli. Queste pagine ci guidano attraverso le meravigliose testimonianze materiali che fra il 535 e il 1071 i bizantini, portatori di quella cultura greca che feconderà il grande slancio umanistico, lasciarono sull'intero territorio italiano. Un viaggio che si snoda dall'lstria a Venezia (formatasi per l' appunto sotto lo dominazione bizantina nell'isola di Rialto), al Nord-Ovest (Milano, Genova), per soffermarsi sulla prestigiosa Ravenna e infine dispiegarsi nell'Italia centrale (Perugia, Roma), il Sud (Napoli, Salento, Matera, Calabria) e le isole (Messina, Palermo, Siracusa, Cagliari).
Fra il IV e il VI secolo la società antica subisce grandi cambiamenti, legati all'affermazione del cristianesimo, alla divisione definitiva dell'impero in due parti, con l'emergere della nuova città di Costantinopoli nella metà orientale, e infine alla caduta dell'impero romano d'Occidente, travolto dalle invasioni barbariche. Com'era la vita quotidiana in quella turbolenta epoca di transizione? Il libro ce la restituisce in tutta la sua ricchezza e in rapporto ai diversi strati sociali.
Se una parola riassume in sé la singolarità di Venezia, evocandone gli splendori, questa è "Doge". Sorta nell'ambito del dominio bizantino, la città si ispira a Bisanzio anche nelle sue originarie forme di governo: il Dux, istituito intorno al 697, è un governatore generale a cui i Veneziani avrebbero poi dato il nome di "Doge". Dall'elezione alle funzioni pubbliche, dal cerimoniale al palazzo, il libro illustra la storia e il ruolo secolare di questa prestigiosa figura che incarna la straordinaria ascesa della Repubblica veneziana, fino al declino con l'arrivo di Napoleone nel 1797.
L'arrivo dei Visigoti nel 376 segnò l'inizio dell'agonia dell'impero romano. Altre orde di barbari dilagarono poi in Gallia e altrove: nell'impossibilità di respingerli, Roma fu costretta a cedere sempre più terreno. Nonostante l'energia dispiegata dagli ultimi grandi generali di Roma, come Stilicone, Costanzo ed Ezio, alla metà del V secolo il territorio sotto il dominio imperiale era ridotto a poca cosa, con la perdita di gran parte delle province. Nel 476 il barbaro Odoacre depose l'ultimo sovrano, Romolo Augustolo, mettendo così fine alla successione imperiale in Occidente.