Il libro affronta con particolare cura il rapporto problematico e paradossale dell'arte con il tempo. un viaggio attraverso l'arte del moderno nelle sue tensioni e nelle sue rivelazioni. Le opere d'arte ci permettono di guardare a fondo nei nodi problematici che affondano nel nostro tempo e nella nostra coscienza e un ampio apparato iconografico ci guida in questa esplorazione del contemporaneo. L'arte è sempre stata al centro della riflessione critico-estetica di Franco Rella, articolandosi in una serie di riflessioni che hanno trovato spazio anche nei cataloghi della Galleria Nazionale di Roma, del Museo d'Orsay di Parigi, del MART di Rovereto, del PAC di Milano e in numerose altre istituzioni pubbliche e private. I saggi che costituiscono i capitoli di questo libro affrontato soprattutto il rapporto problematico e paradossale dell'arte con il tempo. L'opera d'arte sembra immune dal tempo, eterna e sempre uguale a sé stessa, e ciò nonostante è carica di tempo, il suo tempo e quello che essa mette in moto nel suo rapportarsi con altre opere, con altre epoche, con altre sensibilità. Il luogo in cui questa pluralità di tempi s'intreccia e si intrama è il museo, ma sono anche le immagini che popolano le strade delle moderne città metropolitane, come avevano visto Proust, Valéry e il surrealismo, e come vediamo nella Street art, o nell'opera di Kentridge.
Édouard Manet è uno dei pittori più apprezzati e anche uno dei più misteriosi: le tele che suscitarono scandalo nei suoi contemporanei non smettono di provocare oggi inquietudine e disagio. Poeti, scrittori e filosofi (da Zola e Mallarmé fino a Foucault) hanno cercato di penetrare il mistero che avvolge sguardi e ambientazioni dei suoi quadri. Bataille sostiene che "l'Olympia svela ai nostri occhi il segreto di Manet", Bourdieu riconosce nelle sue opere la "bomba simbolica" che ha aperto la strada drammatica e avventurosa all'arte del XX e del XXI secolo. Franco Rella indaga le ragioni profonde della capacità attrattiva di Manet, soprattutto attraverso la lettura di Bataille che propone una vera e propria "scuola dello sguardo". Perché è solo attraverso le parole di grandi scrittori che riusciamo a cogliere a pieno la forza dirompente degli artisti: così come arriviamo a comprendere Rembrandt e Giacometti solo attraverso le pagine scritte da Genet, Cézanne attraverso quelle di Rilke, Van Gogh grazie ad Artaud. Nessuno di questi scrittori è interessato ai problemi della storia dell'arte. Ognuno di loro è interessato al segreto che sta dietro l'opera d'arte.
Questo è un libro di filosofia scritto come un romanzo di investigazione. L'uomo nella sua storia, e nella storia del suo pensiero, si è trovato di fronte all'orrore, ma anche a momenti in cui sembrava che il mistero del mondo gli si illuminasse come bellezza. Ma lo splendore della bellezza ha assunto via via significati diversi: ha occultato le contraddizioni che avrebbe dovuto illuminare, e si è occultata essa stessa, si è resa invisibile, irriconoscibile. L'indagine di questo libro ne segue le tracce attraverso il sapere occidentale: da Eraclito alla tragedia, da Platone e il neoplatonismo fino alla sua apparente totale spairizione nell'età moderna.
Walter Benjamin ha ipotizzato e mai tentato un confronto tra Proust e Kafka. È quanto questo libro si propone indagando su quel punto d'intersezione dei due autori, che illumina in modo nuovo l'opera di entrambi. Questo punto è l'estremismo della loro scrittura, un "assalto al limite", come ha scritto Kafka, che li conduce a esplorare paesaggi incogniti in cui emergono profeticamente figure che oggi si definiscono del "postumano", figure abissali, figure di morte.
Nella storia, anche nella nostra storia o in quella delle donne e degli uomini, esistono momenti in cui ci si sente proiettati al di là di tutto, in una terra di esilio in cui pare sgretolarsi ogni parola, e dunque la possibilità di comunicare agli altri il senso di un'esperienza che si avverte come estrema. Questo libro cerca, nelle pieghe di alcuni grandi testi letterari e artistici, di esplorare i tentativi di andare oltre questo indicibile e di darne testimonianza. Attraverso brevi capitoli, che hanno la cadenza e la struttura di un'indagine e di una narrazione, possiamo seguire il viaggio lungo i confini e dentro le terre d'esilio di Kafka e Proust, Beckett e Simenon, Coppola e Lucien Freud, Baudelaire e Flaubert, Kertész e Melville.
La tragedia, Giobbe, Auschwitz, la violenza e la sofferenza. Il libro affronta il tema del male che abita l'esistenza umana, individuale e collettiva, attraverso l'analisi di eventi storico-sociali e attraverso l'analisi del "male di vivere" anche nella forma che assume in opere letterarie, filosofiche e artistiche.
Un percorso che conduce dal fascino del silenzio e del nulla alle parole di un sapere che cerca di avere ragione della crisi fino al superamento della razionalità classica in un nuovo rapporto rappresentativo con il mondo e la realtà: da Weininger a Wittgenstein, Hofmannsthal, Musil, Freud, Rilke, Nietzsche, Benjamin.