Il presente testo ha il pregio di essere indipendente dal contesto dei dibattiti accademici circa la filosofia di Platone e, per questo, riesce a rendersi estremamente chiaro ad una vasta platea di lettori. Il filosofo Giuseppe Rensi, attraverso una lucida analisi dei dialoghi platonici, riesce così, partendo da un quadro variegato dei concetti morali espressi da Platone in tempi diversi e apparentemente contraddittori, a tracciare una linea di continuità, manifestando la coerenza del pensiero etico platonico, in particolare riguardo al concetto di virtù.
La vita e il pensiero di due grandi filosofi raccontati da un altro grande filosofo. Il presente saggio di Rensi è un'opera divulgativa, di pregevole chiarezza espositiva, che rende accessibile a tutti le linee fondamentali della filosofia di Platone, considerato il più influente pensatore greco, e di Cicerone, uno dei maggiori protagonisti della storia romana.
«Questo libro si distingue dalla mia Apologia dello scetticismo (Formiggini, Roma, 1926) in ciò che quella vuol essere un'esposizione di scetticismo, come si potrebbe dire, applicato, ossia costruttivo, è questa invece intende di essere un'esposizione di scetticismo puro. Lungi però dal trovarsi in contrasto le due opere si completano a vicenda. E, come scorge agevolmente chi ci pensi un istante, il loro anello di congiunzione sta nel § 2 del capitolo I, del presente libro. L'Apologia non è che lo svolgimento delle implicazioni contenute in detto paragrafo. Tale osservazione ho creduto opportuno di fare, perché, mentre, in realtà chi si dia la pena di riflettere attentamente su quello che ho scritto (e ciò si ha il diritto di esigere da chi vuol giudicare) deve riconoscere che lo sviluppo del mio pensiero è nel suo insieme rigorosamente unitario*, la leggenda dei miei molteplici cambiamenti è quella che insistono nel far circolare taluni cui dà ombra il fatto che i miei libri siano letti più dei loro.» (Giuseppe Rensi).
Impressionante sismografia della distruzione novecentesca della ragione, "Lineamenti di filosofia scettica" fu pubblicato alla fine del primo conflitto mondiale. Le tre sezioni che lo compongono - la Guerra, il Diritto, la Filosofia - sono le tre stazioni dell'epoca della crisi, in cui con estremo disincanto sono messe in luce le insuperabili contraddizioni e le radicali antinomie poste dall'esperienza bellica. L'opera di Rensi - osserva Nicola Emery, uno dei massimi studiosi del filosofo italiano - si dispiega come «un viaggio al termine della ragione», teso a decostruire l'affermarsi di una violenta ragione strumentale quale cifra di un'epoca che, dopo il 1914, avrebbe brutalmente espresso la sua profonda tragedia. La guerra opera così una drastica imposizione del principio di realtà, costringendo ad aprire gli occhi sulla dimensione e la diffusione irriducibile di conflitti, contese e scontri legati all'esistenza stessa dell'umanità. Autentico baricentro nell'itinerario del pensatore veneto attraverso vette e abissi del nichilismo europeo, "Lineamenti di filosofia scettica" fu considerato dall'autore la sua opera maggiore e ne conferma la statura di intellettuale europeo.
In questa riflessione sulla logica di Hegel. Giuseppe Rensi dimostra come l'esito dei complessi e ardui ragionamenti concettuali del grande pensatore tedesco non sia una somma di astruse e talvolta incomprensibili formule teoretiche, ma la dimostrazione chiara e rigorosa dell'esistenza di un Essere Supremo. Ripercorrendo i luoghi principali delle opere hegeliane dedicate allo sviluppo dialettico della coscienza. Rensi individua nel rapporto tra pensiero e materia il luogo di incontro tra umano e divino, dalla cui feconda e ininterrotta relazione prende forma tutto ciò che chiamiamo con il nome di mondo e realtà. Hegel, così, rivela Dio nella vita interiore dell'uomo.
"Per quale ragione si compie allora l'azione morale? Perché Giordano Bruno ha salito il rogo? Forse per la semplice pazzia di non voler ritrattare la propria fede?". In questo libro, pubblicato postumo nel 1942 a cura dell'allievo Alessandro Fersen, Giuseppe Rensi affronta il problema del fondamento razionale dell'etica. Ribadendo l'impossibilità di una dottrina morale universale che sappia guidare la vita in tutti i suoi aspetti, privati e politici, il filosofo conduce una critica serrata delle teorie utilitariste - a cominciare dai padri Jeremy Bentham e John Stuart Mill - e accetta i rischi di una riflessione che si gioca ormai sul confine del nichilismo. Preso atto del fallimento di qualunque giustificazione razionale, l'unica motivazione che possiamo accordare all'agire morale è l'assenza di ragione, la pazzia, magari portandoci a postulare l'esistenza di un demone - il daimon socratico - che ci spinge a operare il bene, anche contro la nostra convenienza e la nostra incolumità. Una morale, dunque, al di là del principio di piacere, anormale, essenzialmente spiritualistica, fondata sulla convinzione che non esistono autorità indiscutibili e inattaccabili che possano essere chiamate a garanzia delle nostre scelte. Prefazione di Nicola Emery.
Lo scettico, dal latino scepticus derivante dal greco skeptikós, che indica nel suo etimo il "sottile osservatore", non è molto gradito alla tradizione filosofica italiana. Forse perché chi guarda eccessivamente o acutamente sta cercando qualcosa, o forse per altri motivi, vero è che nel Bei-paese si può essere metafìsici, idealisti, positivisti, pragmatisti, rivoluzionari, persino conservatori o qualcosa del genere, ma è bene non dichiararsi scettici. Per il comune sentire italiota, chi si ritiene tale viene subito confuso con una categoria contigua o, per meglio esorcizzarne le idee, lo si cataloga tra coloro che non credono. In pochi si sono presi la briga di ricordare che lo scettico è colui che sostiene la singolare fede dell'impossibilità di decidere sulla verità o sulla falsità di una qualsiasi proposizione. Tra le eccezioni nel nostro Novecento ci furono Mario Dal Pra, che ci ha lasciato un fondamentale studio su Lo scetticismo greco, e Giuseppe Rensi che ne ha approfondito gli aspetti teoretici. Introduzione di Armando Torno.