Negli ultimi decenni il volto dell'Europa si è fatto sempre più plurale, non solo sul versante etnico ma anche su quello religioso. È tornato così in primo piano il tema della libertà, inclusa quella religiosa, intesa quale diritto umano. Il volume analizza il complesso intreccio tra religioni e diritti umani nel contesto italiano, muovendo dal caso storico di due importanti minoranze come quella ebraica e quella valdese, fino agli attuali flussi migratori e, nello specifico, alla loro componente musulmana. Attraverso una prospettiva sociologica, che si avvale anche di competenze storico-politiche e storico-sociali, il testo mette in risalto come il concreto riconoscimento della libertà religiosa possa essere un mezzo per costruire una convivenza pacifica e rispettosa dell'altro in un paese multiculturale.
Il mondo islamico ha nei confronti del denaro un approccio etico che si regge su alcuni principi: una parte dei guadagni va devoluta in carità, non sono previsti interessi sui prestiti e gli investimenti devono essere socialmente responsabili e lontani dal rischio e dalla speculazione. Teorizzata negli anni Cinquanta, quando molti Paesi a maggioranza musulmana hanno raggiunto l'indipendenza politica dalle potenze coloniali, la finanza islamica è stata messa per la prima volta in pratica negli anni Sessanta in Egitto, Algeria, Malaysia e Dubai. Due decenni dopo, la sua crescente diffusione - che oggi registra tassi di crescita annua a doppia cifra - ha portato anche in Europa all'offerta di prodotti conformi alla sharìha. Ma in che modo la finanza islamica si inserisce nel sistema capitalistico? E in quali forme questo fenomeno incide sull'integrazione delle comunità islamiche nelle società occidentali travolte dalla speculazione finanziaria?
Quattro riforme in quindici anni non hanno cambiato in meglio la scuola italiana. Ancora troppi giovani non raggiungono il diploma o una qualifica professionale e se ne laureano la metà della media europea. La comparazione internazionale mostra che le competenze dei nostri studenti lasciano a desiderare in molte zone del paese. Non si riducono i divari territoriali e neppure le diseguaglianze sociali. L'innalzamento del livello di istruzione delle giovani generazioni non è soltanto una questione di giustizia sociale. È diventato anche un rilevante problema economico che alimenta un circolo vizioso in cui datori di lavoro poco scolarizzati cercano lavoratori poco qualificati da pagare sempre meno e troppi giovani lasciano la scuola anzitempo per mettersi in coda alla ricerca di lavori qualunque. Anche i pochi laureati faticano a trovare buone occupazioni e altri giovani decidono di non intraprendere studi universitari che promettono un futuro incerto. In questo volume le autrici mettono in fila alcune questioni sulla scuola che richiedono interventi urgenti e strutturali, e su cui esiste a livello internazionale un consenso generalizzato. Ma hanno anche voluto dare evidenza a segnali importanti di un cambiamento che nella scuola sta avvenendo silenziosamente, nonostante il grave disinvestimento di risorse che ha dovuto subire. Non servono grandi strategie per cambiare la scuola ma la capacità e la pazienza di predisporre le risorse e condividere le regole...
Secondo le proiezioni dell'Istat, nel 2050 circa un terzo della popolazione con meno di 24 anni avrà un genitore straniero. I figli dell'immigrazione sono importanti, non solo sotto il profilo quantitativo, ma anche perché contribuiranno a determinare il livello e la qualità del capitale umano di cui l'economia italiana avrà bisogno per competere con gli altri paesi. Necessità demografiche e del mercato del lavoro rendono dunque la presenza dei figli dell'immigrazione "un bene necessario" in Italia, al pari di altri paesi europei. Imparare a conoscerli, a riconoscerne i bisogni è perciò una grande opportunità per la nostra società. In questa prospettiva, Roberta Ricucci presenta in queste pagine un percorso di conoscenza dei figli dell'immigrazione. Un viaggio che parte dalla ricostruzione del dibattito su giovani e stranieri, a livello sia internazionale sia nazionale, e prosegue attraverso la rassegna delle principali ricerche realizzate nel corso degli ultimi anni in Italia, e che termina con il problema della cittadinanza, tassello mancante nella realizzazione di percorsi di completo inserimento, per cui molti adolescenti e giovani figli di padri e madri arrivati d'altrove continuano ad essere stranieri pur sentendosi spesso italiani.