Paesaggi lontani e luoghi della memoria, storie di ombre, incontri con gli amici di una vita, riflessioni personali, letterarie ed artistiche si intrecciano in questo libro, il cui tono diaristico e spesso confidenziale riesce ad assumere valore di metafora. L'itinerario di Lalla Romano finisce col coincidere, ora con la peculiare tradizione europea, ora con le inquietudini contemporanee. Postfazione di Giovanni Tesio.
Sono gli anni attorno alla prima guerra mondiale, in un piccolo paese in una delle valli di Cuneo. È un mondo per la bambina che vi nacque e lo registrò ora per ora. Un uomo già maturo, gran cacciatore di camosci, fotografo e pittore dilettante, flautista e filodrammatico ha sposato una ragazza di famiglia che, da fanciullescamente gaia, si fa scontrosa, solitaria, un po' altera. Anche il marito non è più il buontempone delle feste di un tempo; con una patina di malinconia ripensa alle speranze della giovinezza. La bambina spia un mondo di piccoli segreti. Postfazione di Giulio Ferroni.
Dal marzo 2000 al gennaio 2001 Lalla Romano, ormai quasi cieca, assistitita dal suo compagno Antonio Ria, ha scritto su grandi fogli bianchi una specie di "diario ultimo", annotando impressioni sulla musica che ascoltava, sulle vicende personali, sulla cecità stessa, sulla sofferenza fisica e spirituale, sulle visite che riceveva. Sopratutto nella calma dei mesi estivi del soggiorno a Bordighera le sue annotazioni si ampliavano fino a diventare poesie, aforismi, bilancio di una vita.
"Le metamorfosi" inaugurò nel 1951, insieme ai racconti di Lucentini, la collana dei "Gettoni". Piacque a Elio Vittorini la sua forma divertente di "capriccio": una suite di sogni enunciati da cinque diversi personaggi che potrebbero essere gli autori di un romanzo da inventare sulla traccia dei loro racconti. Sogno dopo sogno si intrecciano e si inseguono temi, simboli, allegorie, piccoli miti, favole in cui ciascuno di noi può trovare la chiave delle cose, l'interpretazione stessa di quanto il personaggio ha sognato. Sotto l'apparente astrattezza del "gioco", Lalla Romano ha saputo costruire un libro imprevedibile come i sogni che descrive, ricco di spunti umoristici, o drammatici o meditativi, tutti di pungente umanità.
L'opera raccoglie in un unico volume gli scritti di viaggio di Lalla Romano ("Diario di Grecia", "Le lune di Hvar") e alcuni racconti composti in diverse occasioni e riuniti in "Un sogno del Nord". Accanto a questi, uno scritto inedito su due viaggi in Ungheria.
Una donna deve affrontare nel giro di pochi mesi la malattia mortale del compagno di un'intera vita. Questa donna, che è poi l'autrice, rievoca il lontano incontro con il giovane che sarebbe diventato suo marito, i primi mesi del loro sodalizio e gli ultimi mesi, segnati dalla prospettiva irreparabile della fine. Il confronto con la morte produce un'esasperazione della sincerità, cioè il contrario della rimozione: diventa amore di conoscenza, ricerca dei significati ultimi, perché "non può darsi pietà senza spietatezza".
"Il vero tema del libro - scrisse Eugenio Montale intorno al romanzo - non è il ritratto di Maria, ma il rapporto quasi mistico che può correre tra padrone e servitore", adombrando così un legame più misterioso di quello sociale e anche di quello affettivo, fra le due donne: forse una segreta affinità. Un'affinità che si attua nel libro anche attraverso lo stile: "Avevo riscontrato in Maria e nel suo mondo un modo di vita che ammiravo - dice l'autrice - ma la mia ammirazione non era tanto morale, quanto estetica: vale a dire che per me Maria era già un personaggio prima di crearlo con le parole". "Maria" uscì nel '53 nei "Gettoni" di Vittorini e fu salutato da Gianfranco Contini come un "piccolo capolavoro".
Giovinezza inventata nell'accezione di incantata, vissuta con la fantasia: dolorosa nell'impatto col compromesso imposto dall'esistenza al quale l'essere autentico si ribella. La verità, chiara nella limpidezza della terza età, traspare lungo il ritratto da giovane della scrittrice, soprattutto nelle interpolazioni: lettere, appunti, confessioni, addirittura un abbozzo di romanzo. La vita della giovane borghese tra gli studi, la malinconia, l'amore, i disagi e le difficoltà legate alla condizione femminile, si definisce qui come il risultato di un'elaborazione mentale.