La governante Cesira Carocci (Gubbio, 1884-1963) è l'unica donna, a parte la moglie Rachele, che abbia vissuto in casa di Mussolini, dal 1923 al 1934. Al contrario di altri collaboratori - dal commesso Navarra all'autista Boratto non ha mai rivelato segreti, né lasciato memoriali. Tra le "donne del duce" è forse la più misteriosa. Raccomandata da Margherita Sarfatti, ribattezzata da D'Annunzio "Suor Salutevole", diventò col tempo interfaccia tra la "società civile" e il dittatore. Confidente, infermiera, "segretaria", entrò in conflitto con donna Rachele. La moglie del duce riteneva che ne coprisse i tradimenti e che lei stessa fosse una delle tante amanti. Nonostante la simpatia della sorella del duce, Edvige - provata da una lettera privata inedita - alla fine fu licenziata.
A più di trent'anni dalla morte, Julius Evola è ancora un punto di riferimento ideologico per il mondo della destra radicale. Resistono il suo mito di filosofo anti-moderno e la leggenda di un suo razzismo innocuo perché "spirituale". Ma ha un senso distinguere il razzismo "spirituale" dal razzismo biologico? Fornire al razzismo/antisemitismo motivazioni "spirituali" modifica la sostanza del pregiudizio? Le teorie di Julius Evola sono realmente solo "spirituali" oppure sono soltanto un tentativo non riuscito di edulcorare la sostanza del razzismo/antisemitismo? Per Evola non si può parlare di una "parentesi" razzista, ma di un razzismo radicale e persistente che il pensatore tradizionalista mette al servizio della svolta mussoliniana, anche a costo di adattarne i contenuti alle esigenze politiche del fascismo, senza mai criticare le leggi razziali, se non perché applicate in modo troppo moderato a causa delle "discriminazioni". L'evoliana "razza dello spirito" non sfugge al determinismo biologico e anzi si risolve in un razzismo totalitario, più esigente, che differisce da quello del "Manifesto della razza" solo per la definizione di quella italiana come razza "ario-romana" piuttosto che "ario-nordica".