Cristianesimo, Ebraismo, Islam, Induismo, Buddhismo, Jainismo: il libro affronta le religioni, le norme alimentari, gli aspetti teologici, le questioni aperte e presenta oltre 50 ricette - dagli antipasti ai dolci - per assaporare tutta la ricchezza delle principali tradizioni gastronomiche.Il primo menu completo che compare nella Bibbia riguarda il cibo che Abramo offre ai suoi ospiti: focacce di fiore di farina, probabilmente impastate con olio; tenera carne di vitello; latte acido che fa pensare allo yogurt; latte fresco come bevanda. L'Ebraismo, che esprime la più corposa legislazione alimentare mai conosciuta in nessun'altra religione, non è vegetariano, anche se distingue animali leciti e proibiti, fissa norme rituali ben precise per l'uccisione e l'eliminazione del sangue e proibisce di cucinare insieme latte e carne. Il Cristianesimo non distingue invece cibi puri e cibi impuri, non classifica gli animali in leciti e proibiti o le bevande in consentite e vietate. Una libertà gastronomica che non impone l'obbedienza alimentare e neppure il vegetarianesimo: è infatti consentito il consumo di ogni tipo di carne senza alcuna limitazione, se non quella legata ad alcuni giorni e a un periodo dell'anno liturgico.La norma alimentare generale dell'Islam proibisce, al contrario, il consumo di carne di maiale, uccelli rapaci, asini, muli, rettili, topi, rane, formiche e pesci privi di scaglie, anche se ogni Paese musulmano propone aspetti gastronomici che lo differenziano dagli altri. Oltre ai divieti che colpiscono i cibi solidi, la tavola non contempla il vino e, più in generale, tutte le bevande alcoliche e superalcoliche, una proibizione che riguarda anche i fedeli induisti, buddhisti e jainisti. Che cosa si mangia, quali alimenti si rifiutano e dalle mani di chi si accetta cibo cotto sono le domande che definiscono nell'Induismo il posto di un uomo o di un gruppo. E mentre l'insegnamento buddhista invita alla moderazione in ogni campo della vita, compreso quello alimentare, ma consente di mangiare carne in determinate circostanze, il fondamento dello Jainismo risiede nel totale rispetto di ogni forma di vita creata, compreso il mondo materiale, in quanto depositaria di un'anima.
Il primo menù completo che compare nella Bibbia viene descritto nel libro della Genesi e riguarda il cibo che Abramo offre ai suoi ospiti, poi rivelatisi di natura divina: focacce di fiore di farina probabilmente impastate con olio; tenera carne di vitello; latte acido che fa pensare allo yogurt; latte fresco come bevanda. L'ebraismo, che esprime la più corposa legislazione alimentare mai conosciuta in nessun'altra religione, non è vegetariano anche se distingue animali leciti e proibiti, fissa norme rituali ben precise per l'uccisione e l'eliminazione del sangue e proibisce di cucinare insieme latte e carne. Al contrario delle religioni dell'Oriente e dell'islam, la religione ebraica non conosce divieti per quanto riguarda il vino e si limita a condannarne l'eccesso. L'autore parte da una presentazione generale per poi illustrare le norme alimentari, con gli aspetti teologici e le questioni ancora aperte. Chiude con alcune ricette di facile preparazione, con cui chiunque può cimentare le proprie capacità di "dialogo gastronomico".
Diversamente da altre religioni, il cristianesimo non distingue cibi puri e cibi impuri, non classifica gli animali in leciti e proibiti o le bevande in consentite e vietate. San Paolo invita a consumare ogni genere di pietanza senza temere ripercussioni spirituali, purché ogni alimento sia preso ringraziando Dio. La libertà gastronomica del cristianesimo, che ne ha indubbiamente favorito la diffusione in tutto il mondo, non impone dunque l'obbedienza alimentare e non impone neppure il vegetarianesimo: è infatti consentito il consumo di ogni tipo di carne senza alcuna limitazione se non quella legata ad alcuni giorni e a un periodo dell'anno liturgico.
L'autore parte da una presentazione generale per poi illustrare le norme alimentari, con gli aspetti teologici e le questioni ancora aperte. Chiude con alcune ricette di facile preparazione, con cui chiunque può cimentare le proprie capacità di "dialogo gastronomico".
Sommario
La religione. Le norme alimentari. Gli aspetti teologici. Questioni aperte. Le ricette.
Note sull'autore
Massimo Salani è docente di Storia delle Religioni e Patrologia allo Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore (Lucca) e di Storia delle religioni, Patrologia e Didattica II all'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Pisa. Con EDB ha pubblicato A tavola con le religioni (2007), vincitore del Premio nazionale di storia e saggistica di Novara, Il figlio della strada. Per una fede che accoglie (2004) e Il Maestro di tavola (2010)
Anche se ogni Paese musulmano propone aspetti gastronomici che lo differenziano dagli altri, la norma alimentare generale dell'islam proibisce il consumo della carne di maiale, uccelli rapaci, asini, muli, rettili, topi, rane, formiche e pesci privi di scaglie. Oltre ai divieti che colpiscono i cibi solidi, la tavola non contempla il vino e, più in generale, tutte le bevande alcoliche e superalcoliche. Ogni musulmano deve inoltre rispettare il Ramadan, il mese di digiuno. Non è un momento qualunque di astinenza e di preghiera, ma un periodo particolarmente intenso contrassegnato non solo dal rigore alimentare - che prevede di astenersi completamente da cibi e solidi e liquidi "prima che il sole sorga fino al tramonto" - ma da una serie di proibizioni che intendono far sentire il musulmano partecipe della comunità cui appartiene e sottomesso totalmente alla volontà di Allah. L'autore parte da una presentazione generale per poi illustrare le norme alimentari, con gli aspetti teologici e le questioni ancora aperte. Chiude con alcune ricette di facile preparazione, con cui chiunque può cimentare le proprie capacità di "dialogo gastronomico".
Ghi e panir, cioè burro chiarificato e formaggio leggero ricco di proteine, sono due ingredienti fondamentali nella cucina dei fedeli induisti, buddhisti e jainisti, che condividono, come avviene in tutte le religioni dell'India, il rifiuto di bevande alcoliche. Che cosa si mangia, quali alimenti si rifiutano e dalle mani di chi si accetta cibo cotto sono le domande che definiscono nell'induismo il posto di un uomo o di un gruppo. E mentre l'insegnamento buddhista invita alla moderazione in ogni campo della vita, compreso quello alimentare, ma consente di mangiare carne in determinate circostanze, il fondamento del jainismo risiede nel totale rispetto di ogni forma di vita creata, compreso il mondo materiale, in quanto depositaria di un'anima. La conseguenza a tavola è un rigoroso vegetarianesimo. L'autore parte da una presentazione generale per poi illustrare le norme alimentari, con gli aspetti teologici e le questioni ancora aperte. Chiude con alcune ricette di facile preparazione, con cui chiunque può cimentare le proprie capacità di "dialogo gastronomico".
Descrizione dell'opera
Quando culture diverse sono costrette a convivere, anche la cucina può diventare occasione di scontro. Norme ben specifiche e rigorose regolano infatti le abitudini alimentari di molti credenti delle varie religioni del mondo. Ma la tavola è anche tradizionale luogo di scambi conviviali e può quindi favorire un avvicinamento tra i diversi, divenire occasione di incontro e confronto tra culture pur distanti. Nell’intento di portare un contributo al dialogo interculturale, l’autore propone un approfondimento della conoscenza dei cibi e delle abitudini alimentari delle religioni dell’Oriente (induismo, buddhismo, jainismo), dell’islam, dell’ebraismo e del cristianesimo. Per ogni religione esaminata l’autore parte da una presentazione generale, per poi passare ad illustrare le norme alimentari (divieti alimentari, obblighi di digiuno, ecc.), gli aspetti teologici ad esse legati e le questioni ancora aperte (vegetarianesimo, diete, problemi alimentari in contesti stranieri). Chiudono ogni sezione una decina di ricette di facile preparazione, con ingredienti di agile reperibilità, che possono consentire a chiunque di cimentare “sul campo” le proprie capacità di “dialogo gastronomico”.
Il testo, serio e documentato, rigoroso nei rimandi ai testi sacri di riferimento, arricchito da una bibliografia sul tema, ma nel contempo di piacevole lettura, viene ora riproposto in brossura, dopo il successo dell’edizione cartonata.
Sommario
1. Le religioni dell’Oriente: induismo, buddhismo, jainismo. 2. L’islamismo. 3. L’ebraismo. 4. Il cristianesimo. 5. Ecumenismo a tavola. 6. Approfondimento.
Note sull'autore
Massimo Salani, laureato in storia con una tesi sui Padri della Chiesa, è docente di religione cattolica dal 1986; insegna Antico e Nuovo Testamento presso la Scuola di formazione teologica della diocesi di Pisa, nonché patrologia, storia delle religioni e storia della Chiesa antica presso lo Studio teologico interdiocesano di Camaiore (LC). Dal 1996 è membro dell’Ufficio scuola della diocesi di Pisa. Collabora con riviste scientifiche per il settore storico-patristico. Presso le EDB ha pubblicato: A tavola con le religioni (2000), che ha vinto il Premio nazionale di storia e saggistica 2001 (Novara); Il figlio della strada. Per una fede che accoglie (2004); Il maestro di tavola. Moduli interdisciplinari di religione per gli Istituti Alberghieri e Turistici (2005).
Di fronte al pluralismo culturale del mondo moderno, è possibile ipotizzare una società in cui la complessità religiosa, anziché erigere barriere, favorisca una tradizione di tolleranza e apertura nella ricerca e nella condivisione di valori comuni. Uno di questi valori è certamente l’ospitalità: la presenza dell’altro nei testi delle grandi religioni monoteiste – ebraismo, cristianesimo, islam – e il rapporto che le rispettive società instaurano con lo straniero e il forestiero dimostrano come la minoranza che rifiuta di intraprendere un percorso di dialogo non possa avocare a sé ragioni scritturistiche per giustificare la propria scelta. Nei testi delle tre religioni è viceversa comune la convinzione che l’altro non sia un antagonista del credente, ma che il suo esserci offra un’opportunità in più a tutti i fedeli.
Il volume affronta il tema dell’ospitalità nella Bibbia, con alcuni richiami ai Padri della Chiesa, a testi recenti del magistero cattolico, all’islam. Vuole essere un agile strumento, non specialistico ma ben documentato, da destinarsi soprattutto al pubblico degli operatori pastorali, presbiteri e laici impegnati nelle parrocchie e nelle varie organizzazioni del volontariato. Il titolo fa riferimento allo straniero ma anche a ogni credente che resta comunque «figlio della strada» e invitato da Dio a condividere una mensa, intorno alla quale sentirsi fratelli e sorelle, donne e uomini in cammino.
Sommario. Introduzione. A. La Bibbia. 1. L’accoglimento dell’altro nell’Antico Testamento. 2. L’ospitalità dello straniero nel Nuovo Testamento. 3. L’ortoprassi della prima comunità cristiana. B. Il magistero della Chiesa. 4. Lo straniero e il forestiero nella storia della Chiesa. C. Il Corano. 5. Lo straniero e il forestiero nell’islam. Conclusione. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Massimo Salani, laureato in storia con una tesi sui Padri della Chiesa, è docente di religione cattolica dal 1986; insegna Antico e Nuovo Testamento presso la Scuola di formazione teologica della diocesi di Pisa, nonché patrologia, storia delle religioni e storia della Chiesa antica presso lo Studio teologico interdiocesano di Camaiore (LC). Presso le EDB ha pubblicato A tavola con le religioni (2000) che ha vinto il Premio nazionale di storia e saggistica 2001 (Novara). Collabora con riviste scientifiche per il settore storico-patristico. Dal 1996 è membro dell’Ufficio scuola della diocesi di Pisa.