Nella Guerra giugurtina, Sallustio dà la misura del suo valore di storico della latinità. Traccia perfette sintesi delle idee e della società del suo tempo denunciando l'incompetenza della nobiltà nelle questioni belliche ed elogiando la vitalità imprenditoriale della nuova classe mercantile. La storiografia sallustiana è una cronaca vivace ma soprattutto un'indagine sulle cause che legano l'intreccio degli avvenimenti, condotta da un protagonista della vita politica romana. Lo stile di Sallustio è aspro, serrato, veloce nell'esposizione dei fatti. Il suo modo di fare storia ha avuto una lunga e profonda influenza sugli annalisti successivi.
La celebre congiura del 63 a.C. appartiene a un momento avventuroso e forse unico della storia di Roma, quando i giovani più ambiziosi e irrequieti sognano il potere, praticano la rivolta, parlano di arte e bellezza, si iniziano ai misteri della religione, vanno ad Atene ad ascoltare i filosofi, si esaltano per Alessandro Magno. Più di vent'anni dopo, quei fatti sono ancora vivi nella mente di Sallustio, scrittore che affronta solo temi ed episodi che l'hanno coinvolto emotivamente perché considera l'indagine storica un'esigenza morale, non scientifica. Quegli anni contraddittori risorgono così dinanzi a lui animati da uno splendore antico, da un'aura magica; la pagina si accende di un colore tragico, reclama il linguaggio della passione, e la vita pulsa oltre i confini del discorso.