Quando, il 15 ottobre del 1917, la bellissima spia Margaretha Zelle, conosciuta in tutta Europa come la ballerina orientale Mata Hari, cade sotto i colpi del plotone di esecuzione francese, la notizia riecheggia ovunque, dall’Egitto a New York. La sua spettacolare esistenza ha infatti incrociato quella di molte personalità del mondo politico e culturale: Gabriele d’Annunzio e Colette, Lawrence d’Arabia e Claude Debussy, Ernest Hemingway e Filippo Tommaso Marinetti; ma anche ufficiali dell’esercito, ambasciatori e capi di stato. In molti si sono lasciati sedurre da Mata Hari, in molti l’hanno amata o invidiata; tutti ne hanno conservato un’impressione vivida, un ricordo preciso. A partire da testimonianze e documenti del tempo, lo scrittore Giuseppe Scaraffia ripercorre il filo che unisce queste vite e racconta i giorni del processo, della condanna e della fucilazione di Mata Hari: un affresco romanzesco in cui vicende personali e grandi eventi della storia del Novecento si intrecciano. Il ritratto di un’epoca e di una delle sue protagoniste femminili più affascinanti.
La Costa Azzurra, da Mentone a Marsiglia, non è solo un'icona dell'immaginario geografico, ma un simbolo vivente della Modernità. Una infinita spiaggia dorata a cui hanno fatto visita per soggiorni più o meno lunghi scrittori e artisti di ogni tipo e levatura, da Sade e Casanova a Hemingway, dalla seconda metà del XVIII secolo ai giorni nostri. Oasi di creazione, punto di incontro mondano, splendido contenitore naturale capace di suscitare e acuire passioni, meditazioni, liti, tradimenti, amori, avventure: dai primi turbamenti erotici di Flaubert ai celebri triangoli amorosi di Simone de Beauvoir, dalle baruffe dei coniugi Fitzgerald alle sfrenatezze di Simenon, si ricostruisce qui un intero stile di vita, un'atmosfera indefinibile ma di cui molti o forse tutti hanno avvertito il soffio sottile, quasi impalpabile. Sono le mille voci di un'epoca perduta, e si armonizzano tra loro proprio lungo queste rive, in contesti che evocano il lusso e le impennate dello spirito. Questo libro, organizzato in una esplorazione di fatti e aneddoti in 35 tappe, è un omaggio agli "ultimi fuochi" di un tempo che poneva l'intelletto e le sue forme a stretto contatto dell'esperienza vissuta, con un corredo di esclusività da cui ancora oggi emana un inconfondibile fascino.
I grandi autori avvertivano prima di tutto il vuoto - spiega Giuseppe Scaraffia all'inizio di questa traversata a tappe nei costumi di vita dei protagonisti della cultura occidentale. Perciò, tutto quello che facevano, per riuscire a dare diletto a se stessi, era il modo che avevano di "arredare il vuoto"; e quanto più elaborato, eccentrico, sofisticato, maniacale od effimero, questo diletto si mostra ai nostri occhi, tanto maggiore doveva esercitarsi su di loro la pressione diffusa di quel nulla che li minacciava: "ognuno ha la propria ricetta e spesso i più dissipati sono proprio i saggi". Secondo lo stile formatosi in tanti volumi contemporaneamente ironici e colti, Scaraffia conduce il lettore tra le pagine e le vite, con un bagaglio immenso di critica e fatti, e con un tratto di scrittura capace di rappresentare rapidissimo una figura del palcoscenico letterario dei secoli. In questo libro il centro dei suoi interessi sono le attività a cui i grandi si davano per trovare gioia o riposo o oblio o ebbrezza, da cui ricavavano, appunto, piaceri: analizzate e sistemate per ordine. I baci, i cani, i tatuaggi, le valigie, i giardini, le motociclette, e tutto il resto: non suonano come manie di artisti narcisisti ma, nel modo di scandagliarli dell'autore, sono finestre che si aprono sulle anime e sulle poetiche. Ed è come entrare nel salottino di casa dei grandi scrittori e farsi raccontare cosa facevano per dimenticarsi di sé.