La Casa della Luce è un orfanotrofio fondato dalla ricca e munifica vedova di guerra Lele Varre, in cui i bambini sono seguiti dai premurosi insegnanti Luigi Boca e Miss Rumble. Quando un fantomatico Signor X intenzionato a mettere le mani sulle sue ricchezze comincia a ricattarla, la Signora Varre è costretta a chiudere la Casa e si ritrova in giro per mezza Europa braccata dai misteriosi Uomini in Grigio, un'organizzazione che fa capo al Signor X. Ad aiutare la vedova è il piccolo Mario, uno dei trovatelli dell'orfanotrofio, carissimo alla donna, e destinato a finire insieme a lei in un vortice di avventure, inganni e camuffamenti, fino al colpo di scena finale. Pubblicato a puntate nel 1935 sulla rivista pe r ragazzi "Il NoveIlno", "Gli uomini in grigio" è in assoluto il primo romanzo di Giorgio Scerbanenco, scritto per i lettori più giovani ma imperdibile per tutti i cultori del noir e per i fedelissimi del grande maestro. Con un intervento di Cecilia Scerbanenco, la postfazione di Luca Crovi e le illustrazioni di Peppo Bianchessi.
Prima dei romanzi della "Milano nera", Giorgio Scerbanenco creò una serie di polizieschi investigativi di stampo più classico incentrata sulla figura di un detective tutt'altro che classico, sul quale il padre nobile del giallo all'italiana poggiava la sua voglia di sperimentare. Arthur Jelling, archivista della polizia di Boston, come carattere saliente presenta un'estrema timidezza e si considera un comune impiegato, anzi: "Il più oscuro degli impiegati". Ma la memoria di una miriade di casi, filtrata dal talento di psicologo, ne fanno un imbattibile risolutore di enigmi, dal tratto garbato e schivo che disarma il colpevole. In "Sei giorni di preavviso", un attore, famoso e narcisista, si barrica in casa perché riceve avvisi, sempre più minacciosi. La scoperta del mittente dei messaggi di morte è affidata all'archivista della polizia. In "La bambola cieca", il milionario Déravans, accecato da un incidente, può essere guarito solo dall'ardita chirurgia del professor Linden. Questi riceve una minaccia di morte prontamente eseguita, minaccia trasmessa per mezzo di una bambola cieca. Il timido archivista capisce che l'unica via da seguire è capire cosa Déravans non avrebbe dovuto vedere se restituito alla luce. In "Nessuno è colpevole", Jelling affronta un caso senza problemi: un uomo è ucciso durante una partita di caccia e il suo compagno è reo confesso. La soluzione acquieta tutti. Solo l'archivista dal rossore facile non è pago e architetta una astrusa dimostrazione per assurdo.
«Deve essere difficile per il vero colpevole sfuggire alle vostre investigazioni. Può non aver lasciato alcuna traccia materiale, ma voi cercate invece quelle morali e finite per trovarlo». Di Scerbanenco colpisce, soprattutto nei cinque gialli della serie con Arthur Jelling, il miscuglio di realismo e fantastico, di logica investigativa e psicologia. Un insieme che, ben amalgamato, dà ai suoi polizieschi una vaga atmosfera da cruda fiaba. L’effetto fiabesco è marcato dalla singolarità del timidissimo investigatore, dotato di una profondità psicologica da veggente; dall’ambientazione in una Boston più mitica che reale; dal voluto esotismo dei personaggi, ciascuno ogni volta stilizzato nella sua tipicità sociale; e, inoltre, da una serie di intrusioni che sembrano immanenti e terreni incantesimi. Qui il ruolo dell’incantesimo è retto dalle capacità di due cani prodigiosi che si riveleranno decisivi nella meccanica dell’intreccio. In questa inchiesta, scritta nel 1942, Arthur Jelling, archivista capo della polizia di Boston prestato per le sue capacità alle investigazioni sul campo e sempre desideroso di ritornare al più presto alla tranquillità familiare, deve affrontare un assassinio sul treno. Situazione classica, questa, della letteratura poliziesca deduttiva, con i possibili sospetti tutti raccolti in un unico ambiente. La complicazione però nel caso del Cane che parla è costituita da due misteri: non è chiaro se la vittima sia stata uccisa con un colpo partito dall’esterno o, con un misterioso artificio, dall’interno; e nessuno dei passeggeri sembra aver potuto provocare l’arresto del treno necessario all’assassino per colpire. I sospetti e i testimoni, provengono tutti dal mondo dell’editoria: poeti, giornalisti, scrittori, editori, critici letterari, uniti da stili di vita comuni e divisi da invidie e competizioni. Jelling risolve tutti i misteri ma non riesce ad evitare un triste prezzo da pagare alla verità.
Giorgio Scerbanenco (1911-1969), nato a Kiev, vissuto in Italia, scrisse un numero immenso di romanzi di tutti i generi fantastici, tutti con una personale inimitabile cifra narrativa. I romanzi con protagonista Duca Lamberti lo incoronarono maestro del noir italiano. Questa casa editrice ha pubblicato Uccidere per amore (2002), La mia ragazza di Magdalena (2004), Rossa (2004), Uomini ragno (2006), Annalisa e il passaggio a livello (2007), Sei giorni di preavviso (2008), La bambola cieca (2008), Nessuno è colpevole (2009) e L'antro dei filosofi (2010).
Altri titoli in catalogo.
Scritto durante il suo esilio in Svizzera (1943-1945), questo saggio di Giorgio Scerbanenco vede qui la luce per la prima volta in volume e viene ad arricchire l'articolato mosaico della produzione letteraria di uno dei più prolifici scrittori italiani del Novecento. Si tratta di un.efficace analisi della storia della psicologia popolare italiana di fronte al fascismo e alla Seconda guerra mondiale. Concentrandosi sul comportamento delle persone, e non solo su questa o quella ideologia politica del passato, Patria mia assume un valore paradigmatico e non cessa di costituire un monito per i lettori del presente e del futuro.
Puritani, moralisti, intransigenti fino all’eccesso, gli Steve vivono squallidamente alla periferia di Boston. Il capofamiglia Leslie, alcolizzato, ha finito per perdere la cattedra di filosofia. Per autopunirsi ha deciso di occuparsi lui delle faccende di casa e passa le giornate a spolverare e cucinare per i tre figli che vivono tutti con lui benché siano più che adulti. Il maggiore, Gerolamo, anche lui filosofo, vive tenendo conferenze di morale in circoli di puritani, Carla è senza occupazione, Oliviero lavora come contabile in una ditta. Ha sposato Luciana Axel, una ex cassiera di bar, salvata dall’orfanotrofio quando era ragazza da Padder, un ricco industriale che si è preso a cuore il suo caso e che continua a proteggerla anche dopo il matrimonio. Una sera Luciana Axel scompare di casa e viene trovata lungo un fiume assassinata con il cranio sfondato. Anche Padder viene trovato ucciso, allo stesso modo, ma a una sessantina di chilometri di distanza, l’auto in fiamme e una borsa carica di denaro a pochi metri. Jelling inizia le indagini: non si tratta certo di rapina, il movente va cercato piuttosto tra le pieghe della vita privata delle vittime. L’inchiesta è difficile, bisogna districarsi tra i componenti di una famiglia di fanatici moralisti che di Luciana Axel non posseggono neanche una foto e che rifiutano di collaborare. Sarà l’intuito e la conoscenza dell’animo umano che porteranno Jelling, poco a poco, verso la verità più segreta in una Boston oppressa dal caldo d’agosto.
Centrale di Polizia di Boston, ufficio Archivio criminale: lì, seduto alla sua scrivania, Arthur Jelling, quarant'anni, vita tranquilla, sposato, un figlio, un passato di studente di medicina. Un innato istinto per scoprire la trama oscura dei delitti. "Chissà che cosa c'è nel cuore degli uomini. Di fuori sembrano una cosa e di dentro Dio solo sa cosa sono". Jelling si trova questa volta alle prese con il mondo della sanità: il miliardario Déravans, rimasto cieco in un incidente automobilistico in cui è implicata la ragazza poi diventata sua fidanzata, può essere guarito da un intervento ardito. Solo il professore Linden è in grado di farlo, ma è minacciato di morte se deciderà di compiere l'operazione. La minaccia si realizza alla vigilia di entrare in sala operatoria. Cos'è che Déravans non deve vedere? o chi? o quale impressione sepolta non deve riemergere con la vista? Jelling deve saperlo prima che la mano assassina spenga la prossima preda; e per scoprirlo scruta i volti, le mani, i gesti, nella selva di individui che circonda Déravans, la cerchia eccentrica dei suoi familiari, i medici della clinica, perfino i legami più intimi.
Un celebre attore, narcisista e pieno di sé, ma ormai sul viale del tramonto, vive da giorni barricato in casa insieme alla sua corte. Riceve quotidianamente minacciosi messaggi con la data, il luogo e l'ora della morte. E tutti i possibili colpevoli hanno sempre alibi indistruttibili. Le operazioni di polizia per scoprire il mittente, ovvero il potenziale assassino, sono affidate ad Arthur Jelling, archivista della polizia di Boston e investigatore sui generis. Schivo e timidissimo, l'archivista è un tenace temperamento speculativo, affinatosi nello studio dei rapporti d'inchiesta, che riordina e cataloga. Questo giallo è come fosse in due tempi: il racconto del lavoro quotidiano per sventare una cospirazione in fieri, con tutta la suspence dell'attesa, e il racconto dell'inchiesta, fondamentalmente psicologica, su un omicidio. Complicato inoltre dal fatto che non si sa bene se vi sia un omicidio, e che alla fine Jelling deve spuntarla nell'impresa più ardua: riuscire a smontare la sua stessa robustissima ipotesi investigativa.
Federico Navel è un ragazzo "ancora allo stato brado", perso nelle distruzioni della seconda guerra mondiale, in fuga dall'Italia verso la Svizzera. Il suo è un viaggio alla scoperta dell'amicizia, dell'innamoramento e dell'amore. In quei tempi difficili, tanto Federico quanto l'amico Giovanni, quanto le due donne che incontra, Milla e Mutti, hanno inizialmente per compagna solo la loro solitudine. Mentre intorno a loro aleggia la cupa violenza della morte, si incontreranno in un percorso che condurrà il giovane protagonista a una nuova e più matura consapevolezza.
"Ho voluto raccontare la mia storia", dice Ornella Dallas, protagonista di questo romanzo, "perché tutte le donne sappiano che si può avere felicità e amore anche nelle situazioni più disperate, anche se si è la moglie di una spia. Diversi anni fa a Berlino, in un grande albergo, io incontrai un uomo, era una spia, uno degli agenti segreti più temibili e pericolosi d'Europa. Me ne innamorai, e l'ho sposato. L'ho sposato anche sapendo che era un spia e l'ho seguito per lunghi anni nella buona e nella cattiva sorte, come dicono quando ci si sposa, nelle avventure più angosciose e disperate. Le spie non devono amare, eppure noi ci siamo amati".