
Il problema del senso della tecnica è una delle costanti della ricerca filosofica di Emanule Severino. La civiltà della tecnica, che incarna e realizza la vera anima dell'occidente, ha esteso oggi il suo dominio al mondo intero. Questo libro, scritto alla fine degli anni Settanta, prende le mosse da temi come la guerra fredda, il socialismo reale, il terrorismo, l'evoluzione del partito comunista e la presenza della Chiesa nella società italiana, per risalire da un lato alle "radici della violenza" (che affondano nel pensiero greco), e per giungere sul versante opposto a delineare gli sviluppi futuri della storia e della politica.
La formula vuota e ipocrita che denuncia l’attuale «crisi della politica» nasconde, in realtà, una crisi molto più profonda e inquietante, che accomuna non solo «tutte le forze della tradizione occidentale», ma esse stesse alla loro distruzione, compiuta dalla modernità: un’«“intima mano”, assolutamente più intima (e terribile) di quanto possa supporre Herder, quando, volgendosi al “santo Cristo” e al “santo Spi no za”, si chiede: “Quale intima mano congiunge i due in uno?”». Nel suo nuovo libro, Ema nuele Se verino mette a fuoco questo grande occultamento, accompagnandoci nel «sottosuo lo essenziale» del pensiero filosofico del nostro tempo. Severino ci mostra anzitutto la conflittualità e insieme la specularità di tali forze: l’incerta «identità europea», improntata dal duumvirato Usa-Urss, ovvero il più potente «monopolio legittimo della violenza» dell’ultimo secolo; il marxismo defunto e un capitalismo incapace di offrire alternative all’incremento del profitto privato quale «scopo supremo» della società; il cristianesimo e l’Islam come opposti dogmatici accomunati da una rigida connotazione antimoderna; lo Stato e la Chiesa, distinti sulla base di un Concordato «ambiguo» che lede le ragioni di entrambi. Al tempo stesso Severino rileva come tutte quelle forze convergano nell’asservimen to a una «tecnica» modellata dal «sapere ipotetico» della scienza e fondata sul solo «valore della potenza», e dunque sintesi e strema dell’«errore» dell’Occidente: l’«a gire» come un carattere separato dall’es sere, e il percorso dell’uomo come un procedere «tra nulla e nulla». Fitto di spiazzanti provocazioni intellettuali (sull’ancipite idea di Provvidenza, e stesa dal cattolicesimo ai totalitarismi; sulla contiguità tra vecchia e nuova Guer ra Fredda; sulla teologia di Benedetto XVI), L’intima mano è così uno sguardo «a volo d’aquila» sugli snodi essenziali della contemporaneità e un invito a inquadrarli al di là, e al di fuori, della loro ingannevole contingenza.
La summa delle teorie sulla fede e sulla religione di uno
dei più importanti filosofi viventi.
Qual è la distanza tra Cristo che spronava il giovane ricco a dare tutti i suoi averi ai poveri, e la Chiesa che oggi raccomanda mondanamente di donare il più possibile? Come si uniscono la lotta dichiarata contro ogni forma di totalitarismo e l’aspirazione a una “società cristiana”, che totalitaria sarebbe per definizione? Quanto sono inconciliabili la fiducia nella “ragione naturale” e la necessità della Rivelazione? Emanuele Severino si addentra nella massa di contraddizioni che avvolge tanto la religione quanto la sua critica, e riflette sulla dottrina sociale della Chiesa, sulla possibilità della fede, sulle tante fedi che segnano il percorso dell’Occidente. Un libro che confronta le tesi dei maggiori pensatori della nostra storia – Socrate, Paolo, Agostino, Aristotele, Kant, Leopardi, Kierkegaard, Tommaso d’Aquino, Dostoevskij, senza dimenticare i documenti conciliari e papali – portando l’autore al paradosso di affermare che “l’ateo e Dio concordano sul senso delle cose”.
Cristianesimo, Islam, capitalismo,
comunismo, democrazia:
un grande filosofo spiega
perché tutti i dogmi
sono destinati a sgretolarsi.
La lotta al terrorismo, l’insorgere di una nuova Guerra fredda, il ruolo della Chiesa, le radici cristiane dell’Europa e la sua islamizzazione: sono solo alcuni degli argomenti di riflessione proposti da Emanuele Severino in questo libro che fotografa con lucida analisi la realtà attuale. Se per alcuni la filosofia oggi si limita ad arbitrare sterili dispute tra specialisti, Severino le attribuisce invece un ruolo chiave nel mostrare la verità o la falsità dei principi che guidano la politica internazionale, e nel tratteggiare l’inevitabile parabola distruttiva dei “macigni” del nostro tempo: cristianesimo, islam, capitalismo, comunismo, democrazia. Nella potente metafora del titolo le diverse tradizioni del mondo contemporaneo rotolano – proprio come macigni – dalla cima di un monte, urtandosi e scontrandosi: la più feroce lotta in corso è quella che li vede opporsi non l’uno all’altro ma alla forza che li fa precipitare, lo spirito di gravità, l’unione di Tecnica e filosofia, in grado di dissolvere tutte le ideologie, occidentali e orientali. La Tecnica, nelle illuminanti parole di Severino, è “un gigante, capace di toccare il cielo con un dito”. Ma l’Occidente, chiuso nella sua Follia, saprà guardare oltre il presente?
Nel nostro tempo è sempre più dominante la convinzione che la verità, qualsiasi forma di verità, abbia un carattere storico e pragmatico. Ne deriva una concezione della filosofia, oggi oltremodo diffusa, che nega ogni verità e riconosce la propria stessa controvertibilità, storicità, pragmaticità.
A partire da questo sfondo Emanuele Severino discute le posizioni di alcuni filosofi italiani che hanno rivolto critiche e obiezioni al suo pensiero: da Massimo Cacciari a Vincenzo Vitiello, da Carlo Arata a Umberto Galimberti, da Massimo Donà a Vero Tarca, solo per citarne alcuni. Per Severino non solo c'è una dimensione comune sia alla concezione tradizionale della verità, sia alla distruzione di tale concezione – quella operata appunto dal pensiero filosofico del nostro tempo.
Ben oltre questa dimensione, anzi, la verità stessa è destinata a un senso che non appartiene alla storia dell'Occidente. E come tale già da sempre appare in ciò che vi è di più profondo in ciascuno di noi.
Emanuele Severino (Brescia, 1929) è uno dei più importanti filosofi contemporanei. Ha pubblicato numerose opere soprattutto con Adelphi e Rizzoli. Accademico dei Lincei, è da molti anni editorialista del "Corriere della sera".
DESCRIZIONE: La crisi che ha colpito l’economia globalizzata tocca i fondamenti stessi di ciò che intendiamo per «capitalismo», «democrazia», «tecnica». In questo nuovo libro, Emanuele Severino si sofferma su quei fondamenti mostrando come il movimento tellurico che li scuote sia l’esito di un processo che percorre la storia dell’Occidente. A trasformarsi è la relazione tra mezzo e scopo che lega capitalismo, democrazia e tecnica – in uno scenario che vede la democrazia ridursi a mezzo del capitalismo e questo a sua volta a mezzo della tecnica. Tecnica quale sinonimo di espansione illimitata della potenza di manipolazione degli enti. Una trasformazione che Severino, con logica implacabile, mostra nei suoi tratti destinali, in quanto investe il senso dell’essere. Queste pagine non solo invitano a leggere controcorrente il nostro tempo, ma per il loro rigore diventano modello di esercizio filosofico.
L'uomo tende a interpretare tutto quanto non rientra nella propria esperienza diretta o nel cerchio rassicurante della tribù come un pericolo, una minaccia anche mortale. Di qui i suoi atteggiamenti aggressivi, per cui il diverso e l'altro vengono intesi come un nemico potenziale o reale. Un pregiudizio che continua ad alimentare i tanti conflitti che squassano le società contemporanee. (Introduzione di Ernesto Ferrero)
Emanuele Severino affronta la filosofia morale, la "ragion pratica", e discute della "virtù" sollevando il velo dei luoghi comuni sulla buona fede, l'etica della tradizione, il matrimonio cattolico, la preghiera, la volontà di verità. Dalla corruzione pubblica alle marce contro i pedofili, dalle implicazioni del "Padre nostro" ai fondamenti dell'etica laica, dalle pratiche contraccettive ammesse dalla Chiesa all'indifferenza dei popoli ricchi per le sofferenze di quelli poveri, tutti argomenti noti ma visti per la prima volta da una prospettiva radicalmente nuova, quale è quella di Severino. Attraverso l'analisi e la critica del pensiero di giganti come Platone, Aristotele, Spinoza, Kant, Bergson, Nietzsche, si snoda un intenso percorso di riflessione sull'essenza e sulle contraddizioni della ragion pratica, che conduce allo smascheramento e alla presa di coscienza della "follia dell'Occidente".
La civiltà occidentale, con la sua storia, le sue metamorfosi, le sue risorse e le sue aberrazioni, è da sempre oggetto di interesse e di studio privilegiato per la filosofia di Emanuele Severino. Un Occidente caratterizzato da due elementi in apparente contrapposizione: la follia - con il suo impulso alla distruttività - e la gioia. Una gioia che non è da intendere come semplice stato psicologico bensì come la gioia del tutto, che è insieme la "verità" del tutto. In pagine nelle quali il pensiero si fa strumento di demistificazione e il linguaggio una leva tramite la quale sollevare il macigno della menzogna, uno dei nostri maggiori filosofi rivolge una critica serrata e radicale alla nostra civiltà.
In questo libro - analisi del movimento, segreto e palese, che governa il nostro tempo - Emanuele Severino mette il suo pensiero alla prova dei fatti che ci circondano. Fatti enormi, secondo la convinzione di tutti, mutamenti epocali. Ma in quale direzione? Che cosa significa, per esempio, la decadenza dell'Europa? Non va forse insieme, questo fenomeno, al diventare planetario del dominio della tecnica, che è il frutto specifico del pensiero europeo? E qual è il rapporto della tecnica con la scienza? Che cosa significa la preoccupazione, oggi sempre più insistente, di porre limiti alla ricerca? E si può parlare di un'etica della scienza? Sono questi solo alcuni dei temi che vengono affrontati da Severino. Temi gravissimi, ma troppo spesso abbandonati agli opinionisti dei quotidiani, i quali offrono, appunto, opinioni. Qui invece questi temi trovano il loro luogo strategico all'interno di una costruzione speculativa rigorosa.