Fishke lo zoppo è considerato il capolavoro di narrativa di Mendele Moicher Sfurim: dalle sue pagine emerge l’universo degli schnorrer, accattoni vagabondi, descritto con fedeltà e bonaria ironia. È come un’affettuosa esortazione ad abbandonare l’arretratezza e la chiusura dell’isolato mondo dello shtetl nel rispetto dell’autentica tradizione.
Anche per questo Sfurim è unanimemente riconosciuto come il primo grande classico della letteratura jiddisch: nella sua opera trovano una perfetta sintesi l’entusiasmo riformistico degli illuministi e l’incrollabile saldezza dell’ebreo orientale dinanzi alle aggressioni della storia, la pietas tenerissima e la sbrigliata invenzione linguistica, con la sua irresistibile comicità.
Spinto dalla lettura di favolosi libri di viaggio, Beniamino si avventura nel mondo accompagnato dal burlesco e assennato scudiero Senderl. Questa versione ebraica del Don Chisciotte è il capolavoro poetico di un'odissea comune alla letteratura yiddish, i cui eroi lasciano i piccoli e circoscritti borghi ebraici dell'Europa orientale per avventurarsi nel vasto e sconosciuto mondo. Non tanto per ricercare il nuovo, quanto per scoprire e accertare - sotto le apparenze, non di rado inquietanti, del diverso e del moderno - la presenza consolante di ciò che è già noto e familiare.«Mendele è un classico; nei suoi racconti la vita non finisce mai, e l'avvicendarsi di riso e pianto è sempre intriso di significato. Ci insegna a ridere delle nostre sventure e questo riso è l'espressione della resistenza e dell'amore, di quella che Saba avrebbe chiamato "la calda vita"». (Claudio Magris)