In questo libro, il biologo R. Sheldrake indaga con approccio scientifico alcune pratiche spirituali comuni a tutte le tradizioni religiose e dunque parte del patrimonio culturale dell'umanità. Dalla meditazione alla pratica della gratitudine, dai rituali al canto ai pellegrinaggi e ai luoghi sacri, dal contatto con la dimensione dell'oltreumano alla relazione con le piante, Sheldrake dimostra come la scienza sia oggi giunta a confermare e corroborare la validità e l'efficacia di queste pratiche, e come non si tratti di tradizioni confinate in ambito religioso, bensì di strumenti fruibili da chiunque a prescindere dalle convinzioni spirituali o religiose. Sono proprio gli studi scientifici a mostrare come e perché l'esercizio quotidiano di tali pratiche renda le persone più sane, longeve e felici. In queste pagine, scienza e spiritualità finalmente si incontrano e si sostengono a vicenda, non solo sul piano teorico, ma soprattutto attraverso l'esperienza diretta che queste pratiche consentono di fare, fornendo a ciascuno di noi la chiave per migliorare realmente noi stessi e la nostra vita. Prefazione di Corrado Malanga.
La Scienza si è illusa di aver già compreso la natura della realtà: le questioni fondamentali hanno già trovato risposta, lasciando solo i dettagli da definire. Rupert Sheldrake, uno degli scienziati più innovativi ed esponente di quello che viene definito un approccio «organicista», pensa invece che le scienze stiano attraversando una impasse determinata proprio da ipotesi date regolarmente per sottintese, mai messe in dubbio, accettate come un articolo di fede. Egli sostiene che la «visione scientifica», ancorandosi ai suoi assunti trasformati in dogmi, sia diventata un sistema di credenze: tutta la realtà è o materiale o fisica, il mondo è una macchina, e la materia è priva di coscienza, il libero arbitrio è illusorio, le leggi di natura sono costanti e la natura è senza finalità, la coscienza non è altro che l'attività fisica del cervello e Dio vive solo come un'idea nella mente umana, la medicina meccanicistica è l'unica che funziona veramente, e così via. Sheldrake individua dieci «dogmi» del materialismo, trasforma ciascuno di essi in una domanda e a ciascuno dedica uno dei capitoli del libro, in cui sottopone a esame la sua credibilità, i problemi e le anomalie che possono metterlo in crisi, le ricadute nella pratica della vita e della ricerca dell'atteggiamento fideistico che lo supporta. Aprendo nuovi possibili percorsi di indagine, svincolandosi da tali dogmi, la scienza sarebbe migliore: più libera, più interessante, più divertente.