I cani si riconoscono quando si vedono allo specchio? Capiscono che cosa appare sullo schermo del televisore? Sono più intelligenti dei gatti? Perché alcuni di loro sono ansiosi o timorosi? Sono molte le domande che ci si pone per curiosità (così come molti sono i malintesi) su come i cani pensano, agiscono e percepiscono il mondo. Molti si interrogano anche sulla vita sociale ed emotiva dei cani. Stanley Coren, riportando innumerevoli esperimenti e ricerche condotte sui cani, propone un'esplorazione senza precedenti nella vita interiore dei nostri compagni canini e sfata molti miti diffusi. Prendendo spunto dagli interrogativi che i padroni di cani gli hanno rivolto nel corso della sua cinquantennale carriera di ricercatore, riesce a unire l'autorevolezza dell'esperto alla leggerezza di una curiosa chiacchierata fra amici.
Come consideriamo i nostri bambini? Come li educhiamo? Come coltiviamo le doti che possiedono da sempre, fin da quando sono neonati? Sappiamo riconoscerle, o lasciamo che siano le nostre personali ambizioni a determinare ciò su cui vale la pena "investire"? Forse, noi stessi non siamo minimamente diventati quello che volevamo diventare. E, allo stesso modo, presi dalla frenesia e dall'ansia da prestazione che caratterizza la nostra società, rischiamo di non vedere e non rispettare i talenti presenti nei nostri bambini, o di "fraintenderli", fuorviati da un'idea sbagliata di talento e intelligenza. Sulla base di questa riflessione, i due autori invitano a superare modelli educativi obsoleti e criteri di selezione che tendono a confondere le predisposizioni e i talenti con i voti alti in pagella. Oggi, fatichiamo, imbrigliati come siamo in schemi educativi vetusti e in un'idea di successo superficiale, ad apprezzare l'iniziativa e il carattere individuale del bambino. Ci limitiamo a esprimere un giudizio di valore in base a come svolge i compiti affidatigli o le informazioni che immagazzina, senza riconoscere e valorizzare il suo reale potenziale. Tuttavia, anche la ricerca neuroscientifica oggi conferma che il bambino, ogni bambino, è già competente, è "dotato", fin dalla nascita. Pertanto la questione non è come educarlo, bensì scoprire, e portarlo a scoprire, i suoi "tesori nascosti".
Come la nave dei folli lanciata verso il maelström, il mitico gorgo abissale che simboleggia il potere distruttivo delle nostre illusioni, sembriamo destinati a una realtà dominata dall'avidità, dall'incuria verso ciò che ci circonda e dall'iniquità. È inevitabile tutto ciò? Possiamo ripensare noi stessi calati in un contesto dove le idee di amore, giustizia e verità facciano assumere un significato diverso all'"essere o al diventare ricchi"? La risposta emerge ripercorrendo gli insegnamenti di tutte le guide spirituali dell'umanità e nella riscoperta del patrimonio perduto delle antiche saggezze che hanno esaltato l'ideale concreto della "ricchezza naturale": un'immensa tradizione, religiosa e filosofica, che è oggi quanto mai attuale e che costituisce l'unica reale speranza per un futuro più giusto per tutti. Come infatti già premontano le grandi veggenti del secolo scorso, Etty Hillesum e Simone Weil, quello che veramente occorre è una rivoluzione nello spirito dell'uomo. Non basta parlare di diritti e di persona. Occorre tendere ancora più in alto. E ciò che cerca di fare Massimo Jevolella nel racconto di questo drammatico e coinvolgente confronto tra un povero e un professore di economia, invitando a considerare, come fa Simone Weil nel suo saggio La persona e il sacro, che: "Solo ciò che proviene dal cielo è in grado di imprimere realmente un marchio sulla terra".
Tra interrogazioni, compiti in classe, piani ministeriali che dettano l'agenda scolastica come se fosse la tabella di produzione di una catena di montaggio, disinteresse, svogliatezza o eccessiva esuberanza, pianti, urla, frustrazioni e disillusioni, la scuola sembra talvolta distribuire più sofferenza di conoscenza. Perché? E come uscirne vivi, prima che un'esperienza scolastica negativa marchi indelebilmente il percorso di apprendimento e di formazione, e quindi di vita, dei nostri ragazzi, fino a indurli alla sfiducia, magari all'abbandono scolastico e, con esso talvolta, alla rinuncia ai loro sogni per il futuro? L'autore propone un singolare viaggio alla scoperta dei motivi reali che si celano dietro tante difficoltà e alla ricerca di una scuola di qualità, rigorosa, accogliente e da vivere con passione e tanta curiosità. Un obiettivo che si delinea attraverso il racconto delle storie, dei desideri, delle preoccupazioni che caratterizzano l'esperienza quotidiana degli adolescenti, dei genitori e degli insegnanti. Un obiettivo che si realizza in una scuola, quasi, alla rovescia: la scuola di Lucignolo.
Un buon riposo notturno può essere difficile da ottenere e, a volte, la mattina ci alziamo ancora più stanchi della sera precedente. Perché? Non si tratta poi solo di sentirci privi di energie. I disturbi del sonno infatti spesso vanno di pari passo con il cattivo umore - dalla semplice svogliatezza alla depressione vera e propria - determinando un circolo vizioso per uscire dal quale gli psicofarmaci sembrano rappresentare la soluzione più semplice e a portata di mano. Oggi però la cronobiologia, cioè lo studio dei ritmi circadiani e della loro regolazione in base alla luce e all'oscurità, ha chiarito che questi problemi si basano sul funzionamento dell'orologio interno del cervello. Basato su decenni di ricerca medica, questo libro divulgativo spiega con grande semplicità le complesse dinamiche che regolano i nostri ritmi di sonno e veglia e mostra come si possa riequilibrarli con alcuni semplici rimedi, tra i quali un uso calibrato della fototerapia, l'esposizione controllata alla luce, la simulazione in interni dell'alba e del crepuscolo, l'assunzione di integratori alimentari naturali e la pianificazione del sonno. Con l'aiuto di questa preziosa guida, impareremo a ridare alla nostra vita nuova energia e vigore, ritrovando buona salute e serenità lungo tutte le sue fasi, dai primi anni alla vecchiaia. E scopriremo come ottenere esattamente il tipo di sonno di cui il nostro corpo ha bisogno.
Che ne sarebbe di una famiglia se a reggerne le redini fossero i figli, anziché i genitori? Cosa accadrebbe se fossero loro i responsabili del menage domestico e di decidere ciò che i genitori devono fare? Quali regole adeguerebbero a proprio piacimento? E quanto si dimostrerebbero coerenti i genitori costretti al ruolo di figli? Ecco un libro che racconta di frigoriferi vuoti, pance che brontolano e auto rimaste a secco; ma anche di libertà, responsabilità e fiducia. Jochen Metzger, assieme a moglie e figli, si avventura in un singolare esperimento in prima persona. Per un mese il comando della sua famiglia passa nelle mani della figlia Lara, 13 anni, e del figlio Jonny, 10. Spetta a loro gestire la cassa di famiglia, decidere cosa si mangia a pranzo, quando i genitori possono guardare la tv e a che ora devono andare a letto. Papà Jochen e mamma Helga non possono né imporre loro divieti o regole, né ribellarsi. Persino marinare la scuola è permesso. L'autore e la moglie non sono né hippy, né sostenitori di sistemi antiautoritari, tantomeno convinti che i bambini debbano essere i detentori del potere in famiglia. Si mettono alla prova, e mettono alla prova i loro figli. Giorno dopo giorno, viene raccontata ogni esperienza e ogni reazione ai vari problemi via via incontrati. L'obiettivo è di capovolgere l'idea che spesso i figli hanno dei genitori, facendo loro capire che anche gli adulti si trovano ad affrontare difficoltà e insicurezze, che gestire una famiglia è un compito arduo...
I capitoli di questo libro sono tratti da una serie di discorsi tenuti da Osho a Pune, in India, a una platea di amici e cercatori. Originariamente proposti con il titolo "Dio è morto, ora lo Zen è l'unica verità vivente", essi rappresentano, insieme agli altri tenuti verso la fine della sua vita, l'apice di più di trent'anni di discorsi pubblici. In questo libro, dedicato a Nietzsche, Osho riconosce che l'essere umano ha la tendenza a trovare un significato anche, e soprattutto, là dove non ne esiste nessuno. È un'abitudine - oppure un bisogno primario - così radicata che neppure viene messa in discussione, a meno di non volerlo fare veramente. La proposta esistenziale di Osho è un invito a vivere liberi da valori, appartenenze, illusioni religiose o metafisiche. Forte della sua esperienza personale, egli apre alla dimensione della libertà dello spirito, sostenendo che è l'unica possibilità di vivere una vita davvero piena e realizzata. Questo di Osho è quindi un invito a essere totalmente scettici, a essere sempre alla ricerca della verità.
La crescita di un individuo non è tanto riconducibile al suo cambiamento; la crescita di un individuo consiste semmai nel suo progressivo allineamento con la sua più intima identità. Solo ricercando noi stessi possiamo quindi esprimerci davvero e partecipare con gioia al mondo. Per fare ciò è necessario superare l'idea che sviluppo personale consista nel migliorare le proprie carenze, passa piuttosto attraverso la ricerca dei talenti che si celano in ogni parte di sé. Non serve dunque adottare questo o quel modello di successo, anzi è proprio nel distacco dai ruoli e dai comportamenti stereotipati che germoglia l'autenticità, quell'autenticità limpida che ci fa superare la retorica del "dire ciò che si pensa" e ci mette in contatto con un atteggiamento ben più sfidante e autentico: "pensare ciò che si dice". Nello stesso modo, si farà evidente che non esistono persone di talento e persone prive di talento: chiunque possiede almeno un talento. Solo questa consapevolezza ci consente di superare la tentazione dei facili giudizi e scegliere invece di metterci alla ricerca del talento in ciascuno, a partire dal proprio, consapevoli che ogni persona è molto più di ciò che fa e delle etichette che ne possono conseguire. discrimine fra gli individui non è dunque fra chi ha talento e chi no; neppure fra chi è consapevole del proprio talento e chi no. Il vero discrimine è fra chi sceglie di mettersi alla ricerca delle proprie possibilità e chi ne ha invece paura.
Una traduzione letterale del testo arabo. Un commento originale che apre il Corano oltre i confini dell’Islàm. Un saggio che indaga le radici degli stereotipi occidentali sul Profeta Maometto e sul mondo islamico.
Questa edizione antologica del libro sacro dell’Islàm propone una chiave di lettura lontana dagli schemi dogmatici e dottrinali, tesa piuttosto a mettere in risalto gli aspetti profondi e la vitalità universale del suo messaggio. Racchiude una selezione di oltre duecento brani suddivisi in nove capitoli tematici e poi riproposti nella successione tradizionale delle “sure” coraniche.
La traduzione, spogliata il più possibile dalle “infrastrutture” interpretative culturali e religiose, è caratterizzata da una rigorosa adesione alla lettera del testo arabo; rinuncia così sia alla fascinazione di una versione “poetica”, sia alla tentazione di una versione “interpretativa”, pur cercando sempre di evitare l’aridità letteraria.
Le note a commento, oltre alle informazioni necessarie per collocare temporalmente e culturalmente il testo, allargano il discorso in una direzione innovativa, che mira a cogliere le contaminazioni e i reciproci arricchimenti intercorsi tra Islàm e Occidente. Offre così gli spunti per una riflessione “ecumenica” o interculturale, che abbraccia molteplici ambiti storici e spirituali del mondo orientale e occidentale: dal pensiero cristiano alla filosofia moderna, dalla mistica sufi alle idee della scienza contemporanea, con riferimenti a Sant’Agostino, Kierkegaard o Albert Einstein.
Chiude il volume un saggio illuminante che ricostruisce le origini storiche e culturali delle false convinzioni maturate in Occidente sull’Islàm e il Profeta Maometto, ancora oggi alla base di tensioni e conflitti di stretta attualità.
Massimo Jevolella studia da oltre trent’anni la cultura islamica medievale. Ha tradotto dall’arabo e curato Il libro dei cerchi di Ibn as-Sid (1984) e l’Alchimia della felicità di Ibn ‘Arabı (1996). È autore di numerosi saggi, tra i quali ricordiamo Non nominare il nome di Allah invano (2004), Le radici islamiche dell’Europa (2005), Saladino, eroe dell’Islàm (2006), e Rawa (2008). Per Urra ha tradotto dall’arabo e curato Il collare della colomba di Ibn H.azm (2010).
Quando c'è una depressione in corso, a soffrirne non è solo il diretto interessato, ma anche i familiari ne risentono notevolmente e spesso rischiano di crollare di fronte all'enorme stress psichico cui sono sottoposti. Ulrike Borst, esperta terapeuta familiare e di coppia, ci spiega la malattia, presenta le varie tipologie di cura e, soprattutto, fornisce ai familiari di persone depresse utili consigli per tutelare la propria salute psicofisica e per fornire, al contempo, il miglior sostegno possibile al partner nel corso della guarigione. L'autrice illustra i segnali rivelatori della malattia, nei suoi vari stadi di gravità, svela le modalità di pensiero e le emozioni della persona depressa, l'influsso che egli esercita sulle persone che gli stanno accanto. Poi affronta ogni aspetto della convivenza con una persona depressa: dall'atteggiamento più consono da adottare nei suoi confronti, a come dialogare con lui e come organizzare le giornate. Attenzione non secondaria è dedicata a come proteggere i figli dalle ricadute che la malattia può avere su di loro e a come riprendere una vita di coppia, inevitabilmente minata dalla depressione. Infatti, muovendosi in bilico tra il ruolo di "sostenitore/sostenitrice della terapia" e quello di partner con personali bisogni ed esigenze, chi vive accanto a una persona depressa sperimenta a sua volta sentimenti contrastanti, che meritano considerazione e devono essere riconosciuti.