In un villaggio isolato tra le montagne dell'Andalusia, una misteriosa donna francese sta scrivendo un pericoloso memoir. È la storia dell'uomo che ha amato molto tempo prima nella vecchia Beirut e di un bambino che le è stato strappato in nome del suo tradimento. Quella donna è la custode di un segreto che il Cremlino tiene gelosamente nascosto. Molto tempo prima, il KGB ha infiltrato una talpa nel cuore dell'Occidente, una talpa che ora è molto vicina ai gradini più alti del potere. Solo un uomo può svelare la cospirazione: Gabriel Allon, il leggendario restauratore d'arte e agente segreto israeliano. Gabriel ha già combattuto in passato le forze oscure della nuova Russia, pagandone di persona il prezzo. Ora lui e i russi si impegneranno in un'epica resa dei conti, che vedrà il destino dell'ordine mondiale del Dopoguerra pericolosamente in bilico. Gabriel è coinvolto nella caccia al traditore dopo che la sua più importante risorsa all'interno dell'intelligence russa viene brutalmente assassinata mentre tenta di disertare e rifugiarsi a Vienna. La ricerca della verità lo porterà indietro nel tempo, al più grande atto di tradimento del ventesimo secolo e, infine, a un climax lungo le sponde del fiume Potomac, fuori Washington.
Gabriel Allon, leggendaria spia e capace restauratore, sta per diventare il nuovo capo dell'intelligence israeliana, ma proprio alla vigilia della promozione un sanguinoso attentato dell'Isis nel cuore di Parigi richiede la sua presenza sul campo un'ultima volta: il governo francese è in difficoltà e ha chiesto il suo aiuto per eliminare il responsabile della strage prima che colpisca di nuovo. Si tratta di un terrorista noto come il Saladino, così sfuggente che di lui non si conosce nemmeno la nazionalità. La sua rete di contatti è protetta da un sofisticato sistema di crittografia che gli permette di comunicare in assoluta segretezza, talmente così impenetrabile da non lasciare ad Allon altra scelta che infiltrare un agente in quella che è senza dubbio l'organizzazione più pericolosa che il mondo abbia mai conosciuto. Natalie Mizrahi, medico brillante e donna bellissima, dovrà fingere di essere una cellula dormiente dell'Isis, una bomba a orologeria pronta a esplodere... una vedova nera assetata di sangue. La missione da portare a termine è delicata e pericolosissima, e la porterà dalle irrequiete banlieu parigine all'isola di Santorini e al mondo brutale del nuovo califfato, fino ad arrivare a Washington D.C., dove il Saladino sta organizzando un'apocalittica notte di terrore destinata a cambiare il corso della storia.
Nell'angusta stanza senza finestre in cui è trattenuto, il mercante d'arte Julian Isherwood sa di essere nei guai fino al collo. Se non fosse certo di essere innocente, la versione dei fatti che ha fornito quando i carabinieri di Como lo hanno trovato accanto a un cadavere "letteralmente fatto a pezzi" sembrerebbe ridicola persino a lui. Lo vogliono incastrare, è chiaro. E chi può farlo, se non quell'"odioso, pingue" collega che risponde al nome di Oliver Dimbley? "Discreto come il fischio di un treno a mezzanotte", Dimbley lo aveva avvicinato in un pub di Londra, gli aveva offerto di comprare la sua galleria d'arte di Mason's Yard (come faceva a sapere dei suoi conti in rosso e della sua crescente "passione per l'alcol"?) e lo aveva spedito sul lago di Como, nella lussuosa villa di Jack Bradshaw, collezionista che, guarda caso, Julian ha trovato cadavere, riverso in un lago di sangue. Per fortuna il generale Cesare Ferrari del Nucleo Artistico di Roma, che ne ha viste troppe per fidarsi di un caso all'apparenza così semplice, ha pensato bene di rivolgersi a Gabriel Allon, ex agente del Mossad e restauratore di fama internazionale di quadri e affreschi. Amico di vecchia data di Isherwood, Allon accorre subito sulle sponde del lago e non impiega molto a scoprire che la vittima era a capo di un'organizzazione che comprava quadri rubati per poi rivenderli a un facoltoso e anonimo "appassionato d'arte". Un vasto traffico illegale di capolavori della pittura...
Madeline Hart è un astro nascente del partito al governo in Inghilterra. Ventisette anni, telegenica, laureata in economia a Edimburgo, è la responsabile delle "campagne sociali" del partito, ma ha tutte le carte in regola per approdare a lidi migliori. Al parlamento, ad esempio, o addirittura a un ministero. L'ultimo venerdì di agosto, però, in fondo a un burrone poco distante dalla villa in Corsica che la giovane donna ha affittato per trascorrervi le vacanze, la polizia nazionale francese rinviene il suo scooter. Di lei, invece, nessuna traccia. Nei primi giorni delle ricerche, la stampa britannica si scatena. Gli inquirenti d'oltremanica brancolano nel buio e i tabloid inglesi non si lasciano sfuggire l'occasione per criticarli. Coi primi freddi dell'autunno, tuttavia, l'interesse per la sua vicenda scema notevolmente. Nessuno si curerebbe più della sua triste sorte se un giorno non fosse recapitata alla porta di casa dell'addetto stampa di Downing Street una busta con dentro tre oggetti: un dvd, un foglio A4 e una foto. Nel video una spaventata e stanca Madeline Hart dichiara con riluttanza: "Ho fatto l'amore per la prima volta con il premier Jonathan Lancaster durante la conferenza del partito a Manchester, nell'ottobre del 2012...". Chi può occuparsi di una simile intricata faccenda? L'MI5, l'intelligence inglese, ha una sola risposta al riguardo. L'unica persona in grado di sbrogliare i fili di quel sequestro è l'ex agente del Mossad Gabriel Allon...
La prima bomba esplode alle 11:46 del mattino, sull'avenue des Champs-Elysées a Parigi. L'attentatore è un algerino di ventisei anni, proveniente da Clichy-sous-Bois, la banlieue subito fuori la capitale francese. L'esplosione è così violenta che la piramide del Louvre, due chilometri e mezzo più a est, oscilla sotto l'onda d'urto. Il ministro degli Interni francese, giunto sul luogo della carneficina, dichiara: "Baghdad è arrivata a Parigi". Diciassette minuti dopo, Baghdad giunge a Copenhagen dove, alle 12:03, un secondo kamikaze, educato in scuole danesi e sposato con una donna danese, si fa saltare in aria in mezzo a un gruppo di bambini. Alle 14:37 è la volta di Londra. Nell'elegante quartiere di Covent Garden, Farid Khan, nato nella capitale inglese da genitori immigrati nel Regno Unito da Lahore verso la fine degli anni Settanta, si fa esplodere provocando la morte di diciotto persone. L'Europa è sotto attacco. Con le casse vuote e i cittadini sempre più disillusi, il vecchio Continente sembra vacillare sotto i colpi di un nemico subdolo e invisibile, educato e cresciuto per giunta nel cuore delle sue antiche città. Un nemico che resterebbe tale, se l'intelligence americana non incaricasse delle indagini un testimone d'eccezione dell'attentato londinese, Gabriel Allon, il celebre agente dei servizi israeliani giunto a Londra per esaminare, sotto la sua copertura di esperto restauratore d'arte, una preziosa tavola antica.
Gabriel Allon è seduto su uno dei blocchi di cemento armato che nel cuore di San Pietro proteggono l'obelisco egizio, quando Boris Ostrovskij compare in fondo alla piazza. Allon si alza e si lascia risucchiare da una folla di allegri pellegrini polacchi fin nell'atrio della Basilica. È in piedi davanti all'altare papale quando Ostrovskij entra dal portico. Il russo punta verso la cappella della Pietà. Quando Gabriel Allon finalmente lo raggiunge, il russo è in ginocchio davanti al basamento, il volto sollevato verso il soffitto, gli occhi fuori dalle orbite, i lineamenti della faccia irrigiditi in un'espressione di puro terrore, le mani serrate intorno alla gola. Ad Allon non resta che allontanarsi di gran carriera. È il restauratore più amato del Vaticano, come potrebbe giustificare la sua presenza lì, accanto al cadavere di un russo assassinato probabilmente con una letale dose di veleno? Come potrebbe svelare che lui è in realtà il miglior agente segreto di Israele? E che il russo è un libero giornalista di un settimanale di inchiesta sulle tracce di Ivan Borisovic Charkov, ex Quinta direzione generale del KGB, capo di un gigantesco impero finanziario? "Le regole di Mosca" ci offre un ritratto incomparabile della Nuova Russia e della sua capitale, una città in cui tutto sembra ancora ruotare attorno al primo principio della dottrina di Stalin: la morte risolve tutti i problemi. Niente uomini, niente problemi.