
«Dios ha muerto.» (Nietzsche)
«Nietzsche ha muerto.» (Dios)
Allá donde hay seres humanos, el rumor de que hay Dios siempre flota en la atmósfera. La filosofía griega eleva ese rumor a concepto. El pueblo israelita convierte al «Dios de Abraham, Isaac y Jacob» en experiencia colectiva.
• ¿A qué nos referimos con la palabra «Dios»?
• ¿Hay fundamento para creer que existe?
• ¿Es Dios una idea nuestra, o más bien somos nosotros la suya?
Robert Spaemann nació el 5 de mayo de 1927 en Berlín. Se doctoró en 1952 con Joachim Ritter, en la Universidad de Münster. Tras un brillante historial académico en las universidades de Stuttgart, Heidelberg y München, fue galardonado en 2001 con el Premio Karl Jaspers. Sus libros han sido traducidos a catorce lenguas, y abarcan áreas muy diversas: historia de las ideas modernas, filosofía de la naturaleza, antropología, ética y filosofía política. Desde hace cincuenta años participa en debates públicos sobre las grandes cuestiones que afectan al mundo actual.
La nozione della "persona umana", autentica idea portante della cultura occidentale, è oggi messa in discussione da un approccio che vorrebbe ridurre i nostri comportamenti al funzionamento del sistema nervoso centrale. In questo libro in forma di intervista Robert Spaemann, il maggiore filosofo cattolico vivente, dimostra la contraddittorietà di tale tentativo e si sofferma sulle prerogative dell'uomo, in quanto "essere capace di autotrascendersi". Muovendo dalla questione antropologica, il discorso affronta anche altri temi di capitale importanza: dalle proprietà degli organismi viventi alle nostre responsabilità nei confronti dell'ambiente naturale, dal dialogo tra la filosofia e la teologia cristiana all'ideale di una "vita buona", come principio regolativo dell'agire etico.
Questo libro è il capolavoro di Spaemann, certamente l'opera a cui si sente più legato. Come rileva il card. Ruini nella Prefazione, "è davvero difficile individuare, nel panorama attuale, uno studio della stessa densità e acutezza". Spaemann accompagna il lettore in uno straordinario cammino lungo la storia di una delle categorie fondamentali della filosofia occidentale, quella di finalismo e di teleologia, che è al centro di una nuova riconsiderazione a partire dai dibattiti sulla bioetica, sulla biopolitica, sull'ecologia. Il suo intento teoretico è di rimuovere il pregiudizio scientista per cui osservare i processi naturali sotto l'aspetto del loro orientamento a un fine sarebbe sterile. In realtà, senza il nesso tra fine e bene non possiamo nemmeno sapere quali mezzi siano utili alla nostra vita, dal momento che la vita stessa è sempre tensione verso un fine, è sempre «un mirare a qualcosa». L'"eclisse dei fini" e il dilagare della ragione strumentale, che caratterizzano la nostra epoca, producono alla lunga una perdita netta di libertà privandoci dei criteri oggettivi capaci di arginare quello scatenarsi illimitato di desideri soggettivi che distruggono le condizioni vitali della famiglia umana. Solo se esiste un fine naturale della vita degli uomini sussiste la possibilità che l'agire degli Stati, volto al mantenimento del genere umano, resti compatibile con gli scopi degli individui.
Spaemann affronta una delle questioni cruciali del dibattito filosofico contemporaneo - il rapporto tra natura e persona - in una prospettiva inconsueta rispetto alla tradizione classica, che lo ha spesso concepito secondo uno schema oppositivo. Egli considera infatti persona e natura in un intreccio unitario: la persona è certo coscienza che trascende i limiti di una natura fissa, ma essa si esprime sempre all'interno della naturalità che è propria dell'essere umano. Secondo l'autore è proprio dell'uomo avere una natura e non essere natura: per questa via si è in grado di superare ogni opposizione dualistica, riscoprendo l'unità fondamentale dell'uomo stesso. Nel suo cammino Spaemann sostiene l'importanza di un ruolo "comprensivo" della filosofia anche per il nostro tempo, al fine di superare ogni specialismo e rimanere fedeli al dovere tipico della filosofia di mettere in discussione il proprio stesso statuto. Questa prospettiva non mancherà di coinvolgere studenti e appassionati di filosofia e teologia, offrendo spunti anche su temi scottanti del dibattito pubblico come quelli relativi a fine e inizio vita.
Incontro con il grande filosofo tedesco Robert Spaemann che riflette con lucidità sul significato della storia della filosofia, sulla letteratura dell'antichità (Omero, Sofocle, Virgilio), sulla storiatedesca (la questione dell'olocausto), su temi di etica di grande attualità (aborto, eutanasia), ma anche su questioni teologiche e relative alla vita della Chiesa: la liturgia, il ruolo delle donne nella Chiesa, la pedofilia, il modernismo di alcune posizioni reazionarie nella Chiesa.
Descrizione del libro: Prefazione di David L. Schindler
Che cosa rende ogni essere umano unico e irripetibile? Che cosa gli appartiene così intrinsecamente che niente e nessuno potrà mai strapparglielo? Che cos’è e come può essere definita la dignità di una persona? Esiste una morte «dignitosa»?
Nota sull'Autore: Robert Spaemann, nato a Berlino il 5 maggio 1927, è il più autorevole filosofo cattolico tedesco contemporaneo. Ha insegnato nelle Università di Heidelberg (dove è subentrato a Gadamer), Stoccarda e alla Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera, di cui dal 1992 è professore emerito. Tra i suoi libri tradotti in lingua italiana, ricordiamo: Felicità e benevolenza (Vita e Pensiero, 1998); Persone. Sulla differenza tra «qualcosa» e «qualcuno» (Laterza, 2007); La diceria immortale. La questione di Dio o l’inganno della modernità (Cantagalli, 2008).
Con la consueta chiarezza, Robert Spaemann ha indagato le istanze educative di Rousseau relazionandole con i segni del nostro tempo, in cui il significato e la possibilità dell'educazione sono sempre più vacillanti. L'autore dimostra come gli esperimenti totalitari del XX secolo, come pure le derive erotico-estetiche della Scuola di Francoforte e di tanto pensiero postmoderno, abbiano trovano nel laboratorio intellettuale di Rousseau uno dei loro riferimenti più significativi. Come scrive Sergio Berardinelli nell'introduzione: "Nel primo Discours di Rousseau sono già fissati tutti i motivi essenziali della critica della civiltà borghese europea, che appariranno nei decenni successivi. Vi troviamo l'idea che la civiltà moderna è fondata sul progressivo aumento dei bisogni, quindi della nostra dipendenza; vi troviamo la denuncia della disuguaglianza nociva che viene introdotta tra gli uomini dalla differenza dei talenti e dalla degradazione della virtù, nonché la denuncia dell'uomo "borghese", vi troviamo infine l'esaltazione di una soggettività che afferma se stessa negando semplicemente il conformismo borghese, sulla base di una sorta di "totalmente altro"". Secondo Spaemann Rousseau è la fonte di ogni tentazione di fuga dalla polis e in questo senso la negazione di ogni socialità.
El principal debate contemporáneo -la relación entre ética, política y religión- analizado por el filósofo católico más importante de nuestro tiempo.
Este libro contiene dieciocho recientes trabajos de Robert Spaemann que abordan gran parte de los temas más actuales y relevantes del panorama cultural europeo: la identidad cristiana de Europa, la relación entre ciencia y ética, entre fe y cultura, importantes aspectos de la discusión bioética como el aborto, la eutanasia, la manipulación de embriones humanos, etc.
Es conocida la lucidez y profundidad del prof. Spaemann y su papel de conciencia crítica de algunos aspectos de la sociedad contemporánea.
En estos trabajos, reunidos por el prof. José María Barrio, el autor ofrece de forma viva y ágil numerosas ideas especialmente relevantes en un momento en el que está en juego el futuro ideológico de Europa así como el papel que corresponde al cristianismo en la vida pública de nuestras sociedades.
Robert Spaemann es uno de los filósofos contemporáneos más importantes. Ha sido Profesor de Filosofía en las Universidades de Stuttgart, Heidelberg -en cuya cátedra sucedió a Gadamer- y, finalmente, hasta su jubilación en 1992, en la Ludwig-Maximilian de München.
Che cos'è l'uomo? Il volume risponde a questa domanda, riflettendo sulla natura umana, sul suo rapporto con la scienza, in particolar modo con la teoria dell'evoluzione, sulla dignità della persona e sul rapporto fra natura e ragione. Il presente volume costituisce una stimolante introduzione alle questioni fondamentali di un'antropologia filosofica che scopre di non poter fare a meno di incontrarsi con l'etica e con la metafisica.