Di fronte al male e al dolore che segnano l'esistenza umana, oggi la fede e la spiritualità rischiano di ritrovarsi senza parole per dirsi e per comprendersi. La stessa parola "Dio" sembra aver perso di significato; la "crisi della fede" appare come una vera e propria "crisi di Dio" e del suo senso per la vita dell'essere umano. Magnus Striet, in questo suo lavoro, cerca di offrire un nuovo linguaggio, nuovi spunti per rianimare quel desiderio di risurrezione che abita ogni credente, un desiderio di senso e di salvezza per la propria esistenza. A partire da ricordi autobiografici e da un vivace dialogo con diversi mondi culturali (dall'arte alla letteratura, dalla musica alla filmografia), l'autore affronta il dubbio, lo scetticismo che sono parte fondamentale della fede, quel Sabato santo personale di ciascuno di noi, segnato dal silenzio di Dio. Egli offre così nuove prospettive perché il dubbio possa trasformarsi in una fonte di speranza pasquale.
Da qualche tempo c'è inquietudine nella chiesa cattolica, un'inquietudine che si riflette anche nel campo della teologia. E il motivo è questo: non è stata ancora risolta la questione di cosa significhi il concetto di libertà. Detto in termini più forti: la chiesa può impegnarsi con una Modernità imperniata sull'idea del diritto all'autodeterminazione individuale? Il saggio di Magnus Striet, che reagisce con energia a uno scritto polemico di Karl-Heinz Menke (La verità rende liberi o la libertà rende veri?, Queriniana, Brescia 2020), risponde in maniera chiarissima: l'autonomia della libertà dev'essere riconosciuta teologicamente come principio. Sicché la chiesa cattolica, da parte sua, dovrebbe abbracciare finalmente la Modernità basata sulla libertà, per giungere a una nuova, necessaria e urgente comprensione di sé. Non ne va quindi di una controversia qualsiasi: ci sono in gioco questioni cruciali che intrecciano libertà, verità e autorità.