"Un pastore è alla ricerca del bue (cioè del proprio cuore e della natura originaria di ogni uomo) e arriva così a un'imponente montagna. Per prima cosa, scopre le tracce del bue, quindi lo scorge da dietro. Lo cattura, lo doma e infine lo riporta a casa. Il pastore poi dimentica il suo bue e anche il suo proprio sé. Quando tutto è obliato, egli irrompe di colpo nella dimensione dell'assenza di sé. Nell'ultima stazione il pastore ritorna di nuovo nel mondo e vive attivamente per la strada in mezzo alla moltitudine umana, egli cioè, con cuore aperto, fa regnare attraverso la sua vita la verità del Buddha, nel mondo e dinanzi al mondo, in modo reale e vivo. Nella prima stazione viene dunque mostrata la determinazione iniziale dello studente. Le stazioni successive fino alla sesta illustrano lo stato in cui si trova l'animo dello studente, il modo come questi si esercita e tempra con assoluta diligenza. Ma nella settima e ottava stazione, quando si deve entrare nell'autentica esperienza religiosa, lo studente deve congedarsi interamente da ogni parola, da ogni linguaggio e dal pensiero. Lì accade una consacrazione in cui l'uomo si appropria del suo proprio cuore, della sua natura originaria. Mai riuscirà l'uomo ad entrare in questa dimensione attraverso semplici teorie. Gli studenti che si sono risolutamente aperti allo Zen devono avere un'unica meta. Le dieci figure del bue indicano questa meta in modo plastico, chiaro e nel giusto ordine." (Daizohkutsu R. Ohtsu)