Catherine Ternynck sa bene che è difficile parlare dell'anima, destinata a essere figura di assenza in un mondo troppo pieno. Lo sa per i tanti anni passati ad ascoltare storie personali nel suo studio di psicanalista, e lo sa per aver dovuto affrontare l'esperienza della perdita improvvisa del marito. Proprio quel dolore l'ha messa in cammino, alla ricerca dei segni discreti di un passaggio, di un richiamo che induce a guardare cose e persone in maniera nuova, a vivere diversamente il mondo. Da quel percorso così intimo è nato questo libro: non un saggio di psicologia né un testo di educazione spirituale, piuttosto una sorta di 'poema in prosa', una meditazione finissima che rende il mondo permeabile al mistero. Intervallati da passaggi scritti in prima persona che illuminano la condivisione di una ferita e della sua cura, tanti piccoli racconti ispirati a incontri ed esperienze personali, narrazioni vivide e toccanti che non cedono mai al sentimentalismo... Tutti ci interpellano, ci consegnano le loro storie. Storie di anime che a volte rimangono sospese, ma in cui sempre veniamo condotti all'incontro con un soffio, un refolo, un accenno d'una presenza assente che diventa possibilità e promessa.
Il pensiero individualista e libertario che dagli anni Settanta disegna l’uomo come artefice di se stesso, guidato solo dalle proprie scelte e dai propri desideri, si rivela oggi più pericoloso di quanto potevamo immaginare. Conquiste importanti, come la fine dell’autoritarismo, il venir meno della distanza incolmabile tra le generazioni o l’affrancamento delle donne da un destino gregario, hanno finito per scorrere lungo una deriva che, da acquisizioni di civiltà, le ha trasformate in gabbie di solitudine e fragilità. Un nuovo imperativo, sociale ed economico, all’autodeterminazione a tutti i costi si è sostituito alle regole del passato, sulle cui macerie l’individuo si ritrova oggi disorientato e incerto. La sua stessa consistenza è in discussione. Lo testimoniano le nuove ansie e le inedite forme depressive, ben note a psichiatri, psicanalisti, medici generici, e a chiunque stia in ascolto della sofferenza umana. Forme di disagio che non riguardano solo la precarietà sociale o le vere e proprie patologie psicologiche. Il suolo umano si è impoverito, si è svuotato del suo humus di relazioni, legami, responsabilità, è divenuto friabile, inconsistente. Su questo terreno incerto l’uomo stesso diventa ‘di sabbia’. Una figura inafferrabile e impastata di contraddizioni, ma con un tratto distintivo che si staglia nitido sotto lo sguardo attento di Catherine Ternynck: la sensazione di una stanchezza. È un uomo che fatica a portare la sua vita. Costantemente dubita del tragitto e del senso. Chiede riconoscimento e rassicurazione. È per questo che Ternynck sceglie di affiancarlo attraversando «quei luoghi deteriorati dall’individualismo, dove le fondamenta umane sono in difficoltà»: in famiglia, all’interno della quale i bambini vengono spinti a un’autonomia troppo precoce, adorati e minacciati nello stesso tempo, e i rapporti tra le generazioni si trovano a fronteggiare le metamorfosi dei legami; nel sociale e nel mondo politico, con la crisi di legittimazione di chi ha il compito di riscrivere le regole o aiutare la coesione della vita in comune; nell’universo simbolico, dove l’identità stenta a costruirsi nel luccicante mercato del tutto e subito. Quest’uomo smarrito, dai contorni fluttuanti, ci parla di sé attraverso le tante voci che Catherine Ternynck ha ascoltato nel suo lavoro di terapeuta. Un racconto collettivo, una trama di esperienze che l’autrice tesse con una scrittura avvincente, limpida ed emozionante al tempo stesso, di grande empatia verso tutte le sfumature dell’umano e insieme lucida nel denunciarne le derive. Un’avventura dello spirito cui è invitato non solo lo specialista, lo psicanalista, ma l’uomo curioso, e forse preoccupato, della nostra epoca.
Quest'opera chiarisce sotto una nuova luce le turbe attuali dell'adolescenza femminile. Il processo di femminilizzazione nell'adolescenza e un tempo di riorganizzazione, di elaborazione integrativa del lavoro di filiazione e di lutto compiuti durante l'infanzia. Quest'opera disegna i contorni di questa tappa, vera e propria prova del femminile attraverso cui ogni adolescente cerca di conquistare la sua identita di donna. Mediante un approccio psicopatologico, ne considera le difficolta, le derive e i limiti. Un primo asse sul versante dell'eros e del legame, ripercorre la storia della filiazione del femminile. Come rappresentarsi la nascita del femminile nella bambina? Come raffigurarsi la sua trasmissione? Quale importanza accordare all'omosessualita nella costituzione dell'identita? Quale posto attribuirle nelle organizzazioni puberali? Un secondo asse prende in considerazione la relazione madre-figlia dal punto di vista del distacco. Esso invita a riconoscere, sotto i fantasmi di assassinio della madre, l'espressione di una separazione impossibile. L'accesso alla femminilita genitale e considerato solo al termine di questa integrazione delle forze d'amore e di odio derivanti dai conflitti infantili.