L'autore mette in risalto la specificità della meditazione buddista, basata su una modalità essenziale: la consapevolezza, come presenza a se stessi e, nello stesso tempo, presa di distanza dal mondo. Questo genere di meditazione ha una valenza spirituale che permette di afferrare il significato anche esistenziale del buddismo: essa è un valido antidoto contro le situazioni di disagio e ansia tipiche della nostra cultura. E' però soprattutto il suo valore conoscitivo a essere qui indagato: il metodo proposto per prendere coscienza di sé - e la sua forza mistica di possibile via al normanna - costituisce un fertile terreno di dialogo tra scienze cognitive e fenomenologia, che sono invitate a riconoscersi reciprocamente integrandosi per giungere a un'autentica concezione dell'io nel suo rapporto con la trascendenza.
Il mondo religioso occidentale, e in particolare quello cristiano, è diventato nella sua liturgia monotono e freddo. Ma il rito ha essenzialmente una natura ludica - colta, tra i primi, da Romano Guardini -: la liturgia, come il gioco, è fine a se stessa, rientra in un mondo simbolico caratterizzato da modi di agire liberi, non dominati da rapporti di causa/effetto. La danza, la musica, il teatro si ritrovano nel passato religioso dell'umanità dove aspetti razionali e sensibili si coniugavano in una sintesi armoniosa. Il sopravvento incontrastato della ragione sui sentimenti e sull'agire umano, ma anche la riduzione della religione a interiorità, all'opposto, e della liturgia a parola hanno determinato la scomparsa di gesti rituali intensi e indebolito musiche, canti e movimenti. Come poter allora parlare ancora di gioco? Ritornando, grazie all'antropologia e alla storia delle religioni, alle strutture di fondo della liturgia.
Il mito delle acque in Oriente
Tra filosofia e storia delle religioni
DESCRIZIONE: Il mito vedico della acque primordiali – che prende il nome dal dio Apām Napāt – non rappresenta solo la cosmogonia dell’origine del mondo, ma è la cifra della storia religiosa e culturale dell’Antico Oriente. Apām Napāt è un nume senza volto, una realtà senza consistenza, un essere senza identità, ma è anche l’anima del mondo, l’acqua da cui tutto nasce e a cui tutto alla fine ritorna. Costituisce il momento più alto di una visione di carattere simbolico e religioso, capace di mostrare la veridicità del mito nello spazio trascendentale che supera la scissione fra soggetto e oggetto, sacro e reale. Il mito è una narrazione che può essere diversamente interpretata – in chiave fenomenologica e ermeneutica – ma in esso è possibile sorprendere una validità universale che, nella prospettiva della storia comparata delle religioni, prende il nome di ciò che Rudolf Otto chiama senso – o apriori – religioso.
COMMENTO: Uno sguardo storico e interpretativo sui grandi miti delle origini in Oriente, in particolare il mito delle "acque primordiali" nei Veda, in una prospettiva di storia delle religioni comparate.
ALDO NATALE TERRIN, docente all’Istituto di Liturgia Pastorale di S. Giustina a Padova, ha pubblicato per Morcelliana: Il rito (1999); Mistiche dell’Occidente (2001); Religione e neuroscienze (2004); L’Oriente e noi (2007); La religione (2008); Religione visibile (2011) e ha curato, di R. Otto, Il sacro (2011).
DESCRIZIONE: Cosa significa lo studio della religione, alla luce del dibattito novecentesco sullo statuto di ciò che va sotto il nome di religione e delle nuove sfide delle neuroscienze? È possibile un approccio fenomenologico all’esperienza religiosa, con i suoi simboli, evitando le derive fondamentaliste? E ancora, in quale rapporto sta la ricerca storica e fenomenologica sulle religioni con le indagini della teologia? Il pluralismo religioso non interroga dall’interno il sapere teologico, innanzitutto quello cristiano? Queste le domande che guidano l’andamento interno del libro, che non è solo una guida al concetto e ai mondi della religione, ma anche un dialogo, in particolare nell’ultima parte, con alcuni dei maggiori maestri della disciplina: R. Otto, M. Eliade, U. Bianchi. Un testo che rappresenta una sintesi delle pluridecennali, e innovative, ricerche dell’autore.
ALDO NATALE TERRIN – docente all’Università Cattolica di Milano, all’Università di Urbino e all’Istituto di Liturgia pastorale di S. Giustina a Padova – ha pubblicato presso la Morcelliana: Il rito. Antropologia e fenomenologia della ritualità (1999); Mistiche dell’Occidente. New Age, Orientalismo, Mondo Pentecostale (2001); Religione e neuroscienze. Una sfida per l’antropologia culturale (2004); L’Oriente e noi. Orientalismo e postmoderno (2007).
COMMENTO: Che cos'è la religione, spiegata al lettore comune da parte di uno dei più importanti studiosi italiani di scienze e storia delle religioni.
DESCRIZIONE: L’Oriente e noi è, sin dal titolo, una provocazione: un rovesciamento di quell’osservatorio – il "noi" – che abilita a decifrare un mondo "altro". Un altro – l’Oriente – al quale, secondo l’autore, l’Occidente non è riuscito a dare "ospitalità": una mancanza imputabile alla pretesa di egemonia culturale europea. L’analisi assume i tratti della denuncia di un errore metodologico che ha i connotati di una prigionia: quella stessa precomprensione dalla quale occorre liberarsi affinché le scienze delle religioni superino un modello univoco di razionalità e infine "postmoderno" possa dirsi sinonimo di "postcolonialismo". È come un disfare le trame dell’occidentalismo per restituire alle altre culture (Buddhismo, Induismo), unitamente al diritto di esistenza, quello di essere interpretate nel rispetto. Si profila un ripensamento dello studio delle religioni attento non soltanto ai loro aspetti normativi interni, ma – ben di più – in ascolto delle diversità di tono, fonti di un peculiare senso religioso.
Il saggio con ricchezza documentaria si snoda tra storia delle culture, filosofia, antropologia ed etnologia, e suscita riflessioni su un mondo che – ponendo questioni ineludibili sul terreno dell’umano, del divino e della scienza – sporge sulle nostre vite.
Come le neuroscienze aiutano a capire il pensiero religioso? Questo volume è una sintesi che introduce a che cos'è la religione partendo dai risultati più recenti delle scienze cognitive, dall'intelligenza artificiale alle scienze cognitive.
Raccolta di saggi sull'antropologia culturale in proposito alla visione simbolico-religiosa. Secondo l'autore occorre ripe nsare al religioso" e al mondo cristiano, in particolare, in modo nuovo e piu`creativo guardando all'uomo, alle cultur e e alle alterita culturali simboliche e religiose non con sentimenti di autosufficienza e di superiorita, ma con spirito di accoglienza e "ospitalita". Dopo una prima parte metodologica proprio sul modo di comprendere l'altro, si i ncontrano nella seconda parte una serie di saggi dedicati a: musica ed esperienza del sacro, la sapienza e la tolleranza nelle religioni, il rito, la preghiera, il sacrificio, il pellegrinaggio, il credo e l'a tto di fede nelle religioni, lo spazio e il rito (es.: pas-sare attraverso la porta santa)"
L'autore si è posto l'obiettivo di individuare le urgenze "postmoderne" a cui la New Age cerca di rispondere e descrive questo insieme eclettico di credenze: il libro si presenta come un ampio inventario degli argomenti che caratterizzano la nuova religiosità. Il quadro d'insieme denuncia la debolezza teorica di base e ritrae fedelmente, nella New Age, il soggettivismo narcisistico ed egocentrico tipico del nostro mondo. Ma Terrin considera positivamente il movimento New Age: come tante eresie, può insegnare molto all'ortodossia ed esprime comunque una tendenza forte verso una religiosità di tipo mistico che deve essere presa in considerazione.
Una sintesi delle tradizioni epistemologiche che hanno avuto un ruolo decisivo nello studio delle religioni, con un'ampia discussione dei problemi della storia delle religioni e della fenomenologia religiosa.