La questione dell'intercultura e dell'immigrazione è e sarà sempre attuale nel panorama culturale, sociale e clinico nel nostro paese. Questo lavoro intende, a partire dalla nostra esperienza pratica e dalla prospettiva della psicoanalisi, provare a costruire un ragionamento sul tema che vada al di là delle due posizioni semplicistiche che vanno per la maggiore: da un lato la chiusura allo straniero, vissuto come presenza intrusiva e destabilizzante per la nostra cultura di appartenenza; dall'altro il vuoto moralismo che incentiva a incontrare la diversità senza tenere conto delle reali difficoltà culturali che questo comporta. Cosa significa incontrare lo "straniero"? Come incontrare quella stessa alterità che alberga in noi stessi, quella parte di noi che sfugge alla nostra consapevolezza e al nostro controllo e che prende il nome di inconscio?
Il libro condensa, attraverso un linguaggio accessibile, una lettura del disagio infantile, a partire da una osservazione critica del discorso sociale ed educativo contemporaneo. Iperattività, aggressività, ansia, disturbi dell'attenzione sono tutti fenomeni in espansione. Quali sono le ragioni sociali di questi sintomi? Cosa significa essere genitori oggi? A partire da questi temi, si è voluto operare una riflessione che implicasse anche il ruolo giocato da tutte quelle figure che gravitano attorno ai bambini: genitori, insegnanti, educatori e curanti. Ne deriva un discorso che valorizza la dimensione dell'incontro tra il desiderio del bambino e quello dell'adulto, incontro necessario affinché per il soggetto possa dispiegarsi un progetto di vita.