Il «capro espiatorio» è un fenomeno universale, presente in tutte le società sin dall'antichità. Stefano Tomelleri esamina il meccanismo persecutorio a partire da un'intervista con il suo maestro René Girard, tracciandone lo sviluppo nelle forme contemporanee. Dal suo uso politico per acquisire un ampio consenso, come nel caso di Donald Trump, alle sue fenomenologie grottesche della moda trash, il capro espiatorio sprigiona forze sociali che non rispondono unicamente alle moderne spiegazioni logiche del comportamento. L'elemento emotivo e incontrollabile è molto evidente, ricordandoci come, anche nell'evoluto occidente, la convivenza pacifica, la democrazia e la libertà non siano mai garantite. Rispondendo direttamente alla richiesta di promuovere società pacifiche e solidali, Il capro espiatorio dovrebbe diventare una lettura essenziale per tutti gli esperti di scienze politiche e sociali, nonché per gli educatori professionali e gli assistenti sociali, in formazione e in pratica. Sarà inoltre una risorsa preziosa per tutti i professionisti impegnati nel lavoro di gruppo e per gli operatori della formazione.
Il gioco è inscritto nella natura stessa delle relazioni umane e accompagna l'avventura del sociale dall'esperienza infantile a quella adulta. Nel gioco l'uomo sperimenta l'incontro con l'altro, con i suoi rischi, le incertezze, la fiducia, il tradimento, la passione, il disincanto, in una parentesi temporale che, per quanto effimera, contiene in sé l'universo delle possibilità relazionali. Martino Doni e Stefano Tomelleri indagano qui il gioco da un punto di vista nuovo: l'attività ludica è l'occasione per analizzare gli aspetti meno evidenti delle relazioni sociali. Sono presentati quattro giochi sociologici (Totem e tribù, Greci e Persiani, Agorà e 77 Crollo), da fare insieme all'interno di organizzazioni, équipe di ricerca, uffici. Sono giochi per creare opportunità di immaginazione, per governare l'emergere di conflittualità latenti. Sulla base degli studi sociologici più aggiornati, il testo valorizza la capacità umana di mettersi in gioco, di partecipare alle dinamiche relazionali, evitando di nascondersi dietro l'alibi dell'imbarazzo e dell'incompetenza.
Questo libro raccoglie interventi di alcuni maestri delle scienze umane, che, in misura diversa ma ogni volta decisiva, hanno affrontato il tema del sacro e dei suoi rapporti con l’uomo: G. Bateson, R. Caillois, E. Cassirer, L. Dumont, È. Durkheim, M. Eliade, R. Girard, C.G. Jung, K. Kerényi, J. Frazer, S. Freud, M. Weber. Il sacro emerge come una costante provocazione delle dimensioni sociali, culturali ed emotive della vita quotidiana. Seguendo un’intuizione fondamentale di Émile Durkheim, le istituzioni sociali sono proprio questo: sono il teatro, la messa in scena del sacro e delle sue continue crisi e riformulazioni. È dunque a partire da un osservatorio sociologico che il testo organizza il suo itinerario, individuando quattro grandi aree tematiche in cui il sacro avvince e condiziona i soggetti, li rende di volta in volta vittime o carnefici, padroni del campo o invasori, spettatori stupefatti o attori responsabili della storia. Emozioni, credenze, miti e riti sono il reticolato teorico all’interno del quale il sacro si configura come occasione di riflessione e di pensiero. La struttura antologica del libro rende inoltre agevole l’accesso a testi altrimenti poco consultabili al di fuori delle cerchie specialistiche; nondimeno ogni area tematica è corredata da un’ampia trattazione, mentre a ciascun autore è preposta una scheda di presentazione che ne descrive il profilo teorico e biografico.