In questo libro si parla di vita. Di amore, volontà, gioia, amicizia, dolore. Di scienza e fede, di corpo, piacere e cibo. E in particolare si parla tanto, profondamente, di madri e figli.
Sono molte le voci che si intrecciano in queste pagine, voci che provengono dal lontano passato del secondo conflitto mondiale, dagli anni difficili e pieni di speranza del dopoguerra, e dall'oggi: un tempo più vicino, più veloce e, per molti versi, migliore.
Un uomo decide di raccontare la propria storia. Le battaglie etiche e scientifiche che lo hanno visto protagonista. I momenti di affetto e di gioia vissuti con dolcezza e rispetto e quelli di amarezza e di dolore affrontati con coraggio e tenacia. E lo fa attraverso le storie delle molte donne che ha incontrato lungo tutta la sua vita, con le quali ha condiviso sentimenti, amicizie e lavoro.
Donne che di volta in volta si sono impegnate in una battaglia: contro la guerra, i pregiudizi, la malattia, la paura. Contro la moralità, i dogmi religiosi, la disinformazione, l'ipocrisia. O semplicemente contro la consuetudine e il senso comune: né buoni né cattivi, semplicemente granitici.
Donne che hanno deciso, ognuna a proprio modo e con la propria voce o afonia, di combattere e di non cadere. E soprattutto di non rinunciare, difendendo con un sorriso, sopra i denti stretti, se stesse, i propri affetti e ciò in cui credono.
Sono storie d'amore e libertà. Storie intense, spesso semplici e lievi nella loro immediatezza, a volte dure e tenaci. Con una costante che, pur nella diversità degli anni e delle realtà, le accomuna tutte: la volontà di prendere in mano la propria vita, di guardare sempre avanti, buttando via il meno possibile.
Cosí proprio il fatto che a raccontare sia un uomo (non un uomo qualsiasi, ma un medico, un ricercatore, un uomo di pensiero e pratica) permette di penetrare senza ipocrisie o sbavature retoriche un universo tanto connotato e a raccontare, senza imbarazzi e forzature, un mondo intimamente femminile.
Nell'arco della vita, ciascuno di noi può vedersi costretto a decidere della propria salute. La malattia determina una situazione complessa di sofferenza, bisogni, attese, dove l'intervento professionale e il supporto psicologico del medico sono fondamentali. Il percorso di esami e trattamenti, secondo una legge non solo giuridica ma anche e soprattutto morale, dovrebbe essere deciso consapevolmente dal paziente. Questo è il "consenso informato": il diritto del malato all'autodeterminazione, una conquista recente e per nulla consolidata nella nostra cultura, sulla base di un'informazione completa e adeguata, fornita dal medico in un dialogo che tenga conto delle conseguenze, dei rischi, delle possibili cure alternative. Un diritto che, richiamandosi a un principio fondamentale di libertà, può esprimersi anche nel rifiuto delle cure da parte del paziente, a preservare non solo l'integrità psicofisica della persona, ma anche la sua emotività e dignità. Questo libro aiuta a comprendere una delle più dibattute tematiche nell'ambito della bioetica, per la quale ancora manca un quadro normativo che armonizzi le problematiche a essa connesse con il mondo dei "valori", le convinzioni etiche, filosofiche, religiose che ciascuno ha sulla vita e la morte.
"Questo libro ripercorre la mia vita lungo la strada più tortuosa e allo stesso tempo più affascinante. In fondo tutti i medici, più o meno coscientemente e coerentemente, si dedicano a comprendere il male. Io ho semplicemente provato a fare qualcosa di più. Prima da studente, poi da medico, da ricercatore, e ancora da direttore di ospedale e persino da politico, ho scelto di sfidare il male. Perché, per combattere il cancro, non basta affrontare la malattia, bisogna anche scacciarne i fantasmi. Insieme con la patologia, bisogna capire e attaccare i suoi simboli: ciò che si ha paura a nominare, ciò che nasce dentro di noi per distruggerci, ciò che non si può evitare, ciò che non porta redenzione, ciò che non ha un perché. Questo libro non è un altro libro sul cancro. È piuttosto un dibattito sulla percezione del benessere e del dolore attraverso la nostra mente e il nostro corpo." (U. Veronesi).
Evoluzione e ambiente, libertà di ricerca e responsabilità morale, naturale e artificiale, ruolo della medicina e regole della salute, principi ed eccessi di precauzione, ragione e religione: sulle sfide in cui si giocano i tratti di una società scientificamente matura e democraticamente aperta si confrontano un medico e un filosofo, entrambi convinti che l'impresa tecnico-scientifica sia cultura per eccellenza e che dalla sua crescita dipenda il benessere delle future generazioni. Senza paura di andar contro non pochi pregiudizi e di dissentire tra loro, Umberto Veronesi e Giulio Giorello incitano il lettore a prendere partito su questioni che riguardano donne e uomini di ogni fede e professione, accomunati, come scrive Chiara Tonelli, dal piacere di "comprendere e migliorare la libertà della vita".
I progressi medici e scientifici degli ultimi anni ci hanno in qualche modo illusi di aver raggiunto l'immortalità, facendoci dimenticare che la morte è un fatto biologico. La malattia, sostiene Veronesi, stabilisce una relazione così stretta fra medico e paziente da far sì che il medico sia in grado di interpretare le volontà dell'ammalato, non ultimo il rifiuto di sottoporsi a cure inutili, e il desiderio di morire con dignità. Il volume delinea la posizione intorno a questo tema dei vari Stati europei dove con l'eccezione di Olanda e Belgio, l'eutanasia è equiparata all'omicidio. Illustra infine il problema del difficile accesso alle cure palliative in Italia, dove esistono ostacoli legislativi all'uso farmacologico degli oppiacei.
Umberto Veronesi, in compagnia di Mario Pappagallo, compie un viaggio intorno agli interrogativi fondamentali della medicina. Rispettare i bisogni dell'essere umano (non soffrire, essere informato, mantenere la dignità): questo è il punto di partenza per rifondare la medicina del futuro. Ma i problemi non sono semplici e per attuare questa "rivoluzione etica" bisogna avere il coraggio di andare alle radici: riformare l'Università, valorizzando l'aggiornamento, riorganizzare gli ospedali, garantire l'assistenza ai bisognosi e incrementare la ricerca. La medicina è scienza umana perché attraversa i territori della sofferenza, perché entra negli snodi delle scelte cruciali e fronteggia il massimo dell'inesprimibile: la morte e la paura.
Umberto Veronesi è ampiamente conosciuto per la sua attività di medico e ricercatore. Alla ricerca pura, Veronesi ha però sempre unito anche un impegno instancabile come fondatore di istituzioni di ricerca, prevenzione e terapia. Ma il ruolo di Veronesi va al di là di queste realizzazioni: il suo impegno nella società civile, la sua presenza costante nei dibattiti sul rapporto tra scienza e società, dimostrano lo spessore "umanistico" di Umberto Veronesi e della sua cultura. Questa conversazione con il giornalista Renzo Cassigoli getta luce su entrambi i versanti della personalità di Veronesi, quello dello scienziato in grado di disegnare il futuro della ricerca medica, e quello dell'umanista che si interroga sul futuro dell'uomo.