La bibliografia intorno a Tommaso è sterminata, ma non sono molti i libri come quello che il lettore ha tra mano. Il contributo di Rousselot, in effetti, può esser considerato uno dei primi frutti, e dei migliori, di quell'energico rinnovamento degli studi fommasiani che, dopo la Aeterni Patris (1979), ha avuto una storia lunga e complessa ed è ancora in pieno svolgimento. Quale contributo? Una rivendicazione dell'intelligenza come vero nome dell'essere. Alla sequela di Tommaso, Rousselot invita, però, a trattare l'intelligenza come il senso dell'essere, perché è "il senso del divino". Essa è l'impronta del divino in noi e permette il rapporto nostro col divino in sé. In ogni caso, è la facoltà che fa essere in altro. Dove "altro" vale anzitutto come altri, cioè come un'altra soggettività intelligente. Questa, secondo il suo stesso Autore, è "l'idea più importante" del libro.