Gli intellettuali italiani del Novecento dove si ritrovavano per fare programmi, organizzare incontri, fondare riviste e ideare collane editoriali? Il volume ripercorre la storia dei luoghi della cultura nel nostro paese, individuando il modo concreto nel quale gli intellettuali agirono nella società, al di là degli strumenti tradizionali della letteratura, dell'arte, della scienza, spingendosi perfino a utilizzare i mezzi propri della politica. Fu infatti nel contesto delle trasformazioni economiche e sociali avvenute tra XIX e XX secolo che si determinò il passaggio dal letterato ottocentesco all'intellettuale, organizzatore di cultura e partecipe della vita sociale e politica, disposto anche ad abbandonare la propria professione per divenire un politico tout court. Nell'Italia dello scorso secolo la presenza sulla scena pubblica degli intellettuali e delle istituzioni alle quali diedero vita ha conosciuto momenti diversi, accentuandosi o attenuandosi, e caratterizzandosi al di fuori o all'interno dello Stato. Il libro ne segue le vicende fino alla costituzione del ministero per i Beni culturali e ambientali nel 1975 e alla riorganizzazione del finanziamento statale agli enti culturali.
Negli anni del secondo dopoguerra il Partito comunista italiano si distinse nella costruzione di strumenti e di strutture per il "lavoro culturale", finalizzati al coinvolgimento degli intellettuali. Anche in questo ambito Palmiro Togliatti fu determinante non solo per il ruolo di segretario nazionale del PCI, ma soprattutto perché riteneva che la politica culturale svolgesse una funzione fondamentale per un partito politico. In un contesto dominato dallo scontro tra i due blocchi, malgrado l'allineamento dei comunisti all'Unione Sovietica, Togliatti mirò a rafforzare, anche in contrasto con alcuni componenti del suo partito, le radici nazionali del PCI, a non limitare la politica culturale a mera propaganda ideologica, a fare in modo che il pensiero di Antonio Gramsci non solo ispirasse la costruzione del «partito nuovo», ma fosse anche riconosciuta, come scrisse, quale «coscienza critica di un secolo di storia del nostro paese». La documentazione che si è resa disponibile dopo la fine della Guerra fredda fornisce nuovi elementi per comprendere la complessità e l'originalità della politica culturale di Togliatti. A cinquant'anni dalla scomparsa, la Fondazione Istituto Gramsci ne vuole ricordare la figura anche con questa ricerca di Albertina Vittoria sul suo rapporto con gli intellettuali.
A partire dal congresso di Livorno del 1921, la storia del Partito comunista italiano ha attraversato e accompagnato per settant'anni la storia d'Italia. Dalla clandestinità alla Resistenza, dalla nascita della Repubblica alla Costituzione, dalle lotte contadine e operaie agli intellettuali impegnati nel cinema, nella letteratura e nel giornalismo, i comunisti e il loro partito hanno segnato profondamente il Paese, tanto da diventare, per lungo tempo e caso unico in tutto l'Occidente, la principale forza della sinistra e dell'opposizione. Questo volume propone una lettura di questa storia, cercando di mostrare per davvero, e aldilà dei giudizi più ideologici, chi furono gli uomini e le donne che militarono in questo partito e quali furono i loro ideali e le loro motivazioni.