"Non sapevo in realtà dove stavo andando; se me lo chiedevano, dicevo in Russia". Se anche si prendono tutti, ma proprio tutti gli stereotipi sullo strano essere che Mark Twain chiamava l'innocente all'estero, e li si dispone a formare un personaggio immaginario, si otterrà solo una pallida approssimazione a quel prototipo del viaggiatore, e dello scrittore di viaggi, che è stato Evelyn Waugh. Che nel 1928, quando a ventisei anni parte per la sua prima, lunga crociera nel Mediterraneo, è già completamente formato, vuoi negli abiti di scena vuoi in quelli mentali, a cominciare dalla convinzione, molto fertile sul piano narrativo, che l'Inghilterra sia la norma, e il resto del mondo una bizzarra, affascinante e soprattutto comica eccezione. Etichette è il primo e più celebre esperimento dell'autore con un genere in realtà molto arduo - ed è forse il più capriccioso, attendibile e felice. E se la Napoli o il Cairo di Waugh risultano ancora oggi più veri del vero, il merito è tutto della sfacciata certezza che ispira questa non resistibile scorribanda, e cioè che i libri di viaggio, come quell'autobiografia di cui costituiscono un sottoinsieme, siano tanto più efficaci quanto più si reggono "su un bel fondamento di vanteria bugiarda".
In questo libro Waugh raccolse tutto ciò che desiderava conservare dei libri di viaggi scritti fra il 1929 e il 1936: l'esilarante racconto di una crociera nel Mediterraneo; l'incoronazione a imperatore d'Etiopia del negus Hailé Selassiè; un complicato viaggio di ritorno, denso di significati e di rivelazioni, attraverso il cuore dell'Africa Nera; una serie di strabilianti avventure nella Guyana Britannica, che si conclude in Brasile; una seconda visita a Addis Abeba, come corrispondente di guerra, nell'attesa dell'invasione italiana.
In "Compassione" uno dei tre racconti che compongono il libro, la vicenda, ambientata in Croazia durante la seconda guerra mondiale, ha per protagonista il maggiore Gordon, "solida testa di scozzese" alle prese con il caos balcanico, tra ustascia e partigiani, in una scacchiera dove tutto assume il carattere dell'indecifrabilità; e quando si prodiga per mettere in salvo una piccola comunità di ebrei constata quali percorsi paradossali possa escogitare la Provvidenza. "L'uomo che amava Dickens" è invece una sorta di ghigno nelle tenebre, che risuona attraverso una storia atroce e risibile. Il terzo racconto, infine, ripropone Basil Seal, famigerato personaggio di alcune opere giovanili.
Il volume contiene un'introduzione e una cronologia di Guido Almansi alle opere di Evelyn Waugh. Le opere riportate sono: Una manciata di polvere; L'inviato speciale; Ritorno a Briedeshead; Il caro estinto; La prova di Gilbert Pinfold, Corpi vili; Racconti; Diari.