Nel 1951 il cinico, caustico, cattolico Evelyn Waugh rimette piede in Terra Santa, eterno terreno minato, e ha il coraggio di dire la sua, come solo lui sapeva fare - con devozione, curiosità e meraviglia per lo splendore dei luoghi -, su una piaga mai sanata in ogni animo, credente o non credente.
"'Ufficiali e gentiluomini' è il secondo episodio della trilogia "Sword of honour", 'Spada d'onore'. La preoccupazione principale dei personaggi riguarda ancora una volta come accaparrarsi la migliore sistemazione nel quartier generale o un pranzo di almeno tre portate, ma la tragedia del conflitto bussa alla porta. Il protagonista, Guy Crouchback, fugge su una zattera dall'attacco tedesco a Creta e solo miracolosamente approda sulla costa nordafricana controllata dalle truppe britanniche. Durante la convalescenza in un ospedale militare del Cairo, Guy ritrova la stessa imperturbabile vacuità, lo stesso cinismo di sempre, impersonati adesso da una ricca e potente coppia inglese. Rieccoci con una giravolta dentro quella raffinata e vagamente svampita upper class britannica che probabilmente salverà il mondo dalla barbarie nazista, ma, verrebbe da dire, solo perché vuole continuare a vivere come ha sempre fatto, e insomma perché deve salvare se stessa." (dalla prefazione di Mario Fortunato)
"'Resa incondizionata', terzo e conclusivo episodio della trilogia 'Sword of honour', 'Spada d'onore', esce in Inghilterra nel 1961, a nove anni di distanza da "Uomini alle armi" e a cinque da "Ufficiali e gentiluomini". Il protagonista Guy Crouchback è approdato in una Londra definitivamente estranea, privo di incarichi, emarginato nel suo stesso corpo degli Alabardieri. In città ritrova sua moglie Virginia, una donna scapestrata e piena di vita, che nel frattempo si è risposata due volte. Conduce la vita di sempre, sia pure sotto le bombe e con molti meno soldi a disposizione. Cocktail, cappellini, poco amore e molto sesso. Finché non scopre di aspettare un bambino dall'odiatissimo Trimmer, il finto eroe di guerra. Nel frattempo, il protagonista di questa moderna odissea tragica e comica insieme è partito per la sua ultima missione in Jugoslavia; qui tenta in ogni modo di aiutare un gruppo di ebrei, ma i suoi sforzi avranno un esito paradossale, come paradossale è l'esito di ogni guerra e forse di ogni azione umana." (dalla prefazione di Mario Fortunato)
Undici racconti quasi tutti inediti in Italia di un maestro del Novecento, lungo un arco che copre la sua intera vita creativa, dal 1925 al 1962. Undici pezzi di pura maestria: dialoghi a rotta di collo, battute fulminanti, un sense of humour che più cattivo non potrebbe essere e a cui tutti in seguito si sono ispirati: da Ionesco a Arbasino a Alan Bennett. Per la prima volta presentati tutti insieme al lettore italiano, i racconti di Evelyn Waugh sono un'autentica scoperta letteraria. Per chi pensa che leggere è soprattutto un piacere.
Questo libro avrebbe dovuto chiamarsi "War in Abyssinia". Buon titolo: asciutto, fattuale, esotico. Dell'Abissinia nel 1935 nessuno sapeva nulla, anche se il paese era l'unico stato africano cooptato nella Lega delle Nazioni e il suo giovane despota era un pupillo dei media - Uomo dell'Anno per "Time". Ma adesso di quell'immensa piantagione di caffè stava per impadronirsi l'ultima arrivata nel circolo delle potenze coloniali: sì, la Grande Proletaria di Mussolini si preparava a invadere, e per ciò stesso a scatenare, nei timori di molte cancellerie, un conflitto globale. Ottima ragione per spedire sul posto un esercito di inviati - pericoloso quanto e più di quelli in armi, però, specie se forzato all'inazione. I centocinquanta embedded al seguito dell'esercito italiano erano infatti costretti a passare le veline dello Stato Maggiore, o riferire voci incontrollabili (i duemila morti nel bombardamento d'Adua, che a villaggio raggiunto si sarebbero rivelati sei). Quanto a quelli aggregati agli etiopi, se ne occupava un irreprensibile addetto stampa indigeno, che fin dal primo giorno aveva promesso notizie di due soli tipi: false, o tendenziose. Dopo qualche settimana gli inviati erano accampati in pianta stabile ai tavolini da bridge. Tutti, tranne il corrispondente dello "Evening Standard", Evelyn Waugh. Povero Waugh, mette a segno addirittura uno scoop, e ne è talmente geloso da scrivere il pezzo in latino, certo che i colleghi non lo mastichino. Così in effetti è...
Waugh, consigue desvelar "el conflicto interior de lealtades que Ronald y él compartieron y que fue la clave de su vida". No es extraño, pues, que algunos críticos la hayan considerado la biografía más fascinante jamás leída.
Biografía, llena de afecto e ingenio, de Ronald Knox, uno de los ingleses más brillantes de su generación, profesor y capellán de la Universidad de Oxford, orador y escritor de cualidades relevantes, a cargo de su amigo, también converso Evelyn Waugh, en la que algunos críticos han considerado su obra más notable y la mejor biografía jamás leída.
En 1917 Knox, capellán anglicano del Trinity College e hijo del obispo de Manchester se convirtió al catolicismo. Nueve años más tarde reapareció en Oxford como sacerdote católico. Desde entonces y hasta su muerte (1957) se ganó una excelente reputación, en medios universitarios y en los foros más distinguidos de su época, por su dominio de los distintos géneros literarios y por sus elevadas cualidades morales que le hicieron un de los protagonistas de los que se ha considerado la segunda primavera del catolicismo inglés.
El autor de estas páginas, Waugh, consigue desvelar "el conflicto interior de lealtades que Ronald y él compartieron y que fue la clave de su vida" (Paul Johnson)