I più poveri hanno una conoscenza di Dio unica nel suo genere, perché rivelano quotidianamente che la condizione di figlio di Dio non si lascia soffocare dalle vicissitudini dell'esistenza umana. Siamo sicuri di credere nel vero Dio, se non ci prestiamo a condividere le difficoltà degli ultimi? E questa la domanda che il fondatore di "ATD Quarto Mondo" pone in questa meditazione personale: una riflessione partecipata e vissuta in prima linea nell'incontro con la miseria della nostra società.
Il male assoluto del nostro tempo ha un nome: povertà estrema. L'oggetto di questo libro, che racchiude i discorsi più importanti pronunciati da padre Wresinski davanti a istituzioni nazionali e internazionali dagli anni '60 alla fine degli anni '80, ci pone di fronte a domande terribili ma soprattutto lascia intravvedere i rimedi possibili a una piaga comune non solo ai Paesi in difficoltà ma anche alle società più ricche e avanzate. Grazie all'esperienza maturata dal Movimento ATD Quarto Mondo da lui fondato, Joseph Wresinski ci ha tramandato un'impressionante mole di conoscenze e di amore, acquisita vivendo tutta la vita da ultimo tra gli ultimi. Grazie a essa è possibile andare alle radici della miseria per estirparla, riaffermando così il valore primario del messaggio evangelico.
Dopo un’infanzia trascorsa tra i più poveri, una convinzione è sempre stata presente in padre Joseph Wresinski: al cuore del cristianesimo vi è lo sguardo rivolto verso il più miserabile; la Chiesa sono i poveri, letteralmente. Laddove il più disprezzato tra gli uomini è dimenticato, l’umanità è annullata, la Chiesa assente, Cristo schernito. Questo libro-intervista realizzato da Gilles Anouil ben illustra come il messaggio di padre Joseph, la sua vita personale nonché la fondazione del movimento ATD Quarto Mondo - oggi diffuso in 116 paesi - siano stati intimamente legati. Allo stesso tempo fa toccare con mano fino a che punto sia possibile, nel cosiddetto primo mondo, ignorare l’esistenza e le dimensioni del fenomeno della miseria. Michel Serres dice a proposito del libro: «Non ho conosciuto padre Joseph, ma ho letto con molta attenzione i suoi scritti e sono stato colpito, come filosofo, dal rigore del suo pensiero. Quando si è molto lontani da ciò che tocca fisicamente la miseria, ci si aspetta un discorso pressoché convenzionale, quello che in gergo giornalistico viene definito caritativo. E mi aspettavo, come tutti, questo genere di discorso. Ebbene, per niente! Ho ritrovato nei suoi scritti un pensiero che interrogava, con una vivacità sorprendente e un vigore straordinario di cui avevo proprio bisogno, la storia, le scienze umane, la sociologia, l’etnologia stessa, l’economia, la politica, la cultura, la prassi e che le interrogava in una maniera tale che ormai consiglio ai miei studenti la lettura degli scritti di padre Joseph».