Spesso i poeti dimenticano di radicare la poesia nella vita reale, in particolare i giovani che generalmente sono spinti a scrivere versi per l'esigenza di esprimere personali fantasmi; può essere giusta tale propensione perché non c'è dubbio che la poesia possa avere anche una funzione catartica, liberatoria, in particolar modo in questa nostra odierna società per molti versi stressante, alienante, caotica e dimentica dei perenni valori umani quali la rettitudine, il rispetto, la discrezione, la solidarietà. Ma può bastare una personale terapia, attraverso la poesia, per far crescere quel processo di incivilimento di cui la società stessa ha bisogno? Di fronte alle tante opinioni, Poesia e società mira a chiarire il rapporto tra le "problematiche estetiche" e le "problematiche sociali" del nostro tempo.
Si suol dire che viviamo immersi in un mondo di segni; la semiosociologia, disciplina fino ad oggi del tutto inesplorata, alla quale però Zambardi ha già dedicato tre suoi precedenti libri, rileva tali segni e li interpreta sociologicamente. Il suo campo d'azione è illimitato: letteratura, economia, politica, diritto, antropologia, religioni, ecc. Zambardi, naturalmente, come scrittore, pensa ad una semiosociologia letteraria. "Con questo libro - egli afferma - che vuol essere soprattutto una rassegna generale delle problematiche sociali, senza entrare nel merito di specifiche questioni letterarie, sono stato a scuola di vita quotidiana, ho cercato, cioè, di interpretare i segni, i mutamenti, i dinamismi che si verificano nella vita di ogni giorno e che ritroviamo, opportunamente elaborati, anche nell'opera artistica. La ricerca che ho compiuto costituisce per me la base per eventuali elaborazioni di nuovi testi creativi. L'autore, infatti, nel "creare", trasfigura sempre un fatto reale in un fatto estetico, consegnando, al lettore una comunicazione ricca di senso secondo l'accezione di Lotman; egli può servirsi di molteplici forme espressive: simboliche, fantastiche, surreali; usare simboli, figure, immagini, ecc., ma il dono di "creare" gli deriva comunque da una realtà che egli rivive nella propria coscienza come memoria o aspirazione, per cui la conoscenza della vita reale è essenziale".