Quando si parla di vita morale si pensa in genere a qualcosa di piuttosto noioso che richiede di conformarsi a precetti astratti e poco comprensibili. Per un cristiano, invece, la vita morale dovrebbe essere intesa come un’avventura avvincente in cui si mette in gioco il senso della propria vita e della testimonianza a Dio. La vita morale è insieme desiderio di pienezza e obbedienza a una chiamata, è compimento della libertà e cammino al seguito di Cristo.
Questo libro prende le mosse dalla domanda del giovane ricco che chiede a Gesù che cosa si deve fare per avere la vita eterna. È la domanda di ogni uomo, è la domanda morale fondamentale. Gesù risponde chiamando in causa prima i comandamenti e poi l’invito a seguirlo. Dall’analisi del senso della legge si passa quindi alla relazione essenziale dell’uomo con Cristo e all’invito a realizzare il bene nella nostra vita. Quando non lo realizziamo ci allontaniamo da Dio e siamo invitati a ritornare alla casa paterna. Questa casa è il luogo in cui si sperimenta la vera libertà, la vita da figli, caratterizzata da fede, speranza e carità.
Esperienza universale che attraversa le epoche e le culture accomunando adolescenti e adulti, ricchi e poveri, aristocratici e gente comune, l'amicizia raggiunge il nostro tempo liquido e virtuale estendendosi ai contatti di Facebook, che avvengono sulla base di una "richiesta di amicizia". Esperienza duratura, perché propria dell'uomo, ma anche difficile da definire e persino ambigua, viene ospitata nel cristianesimo in modo originale e fecondo e solleva alcuni interrogativi: se l'amico è come un fratello, qual è il rapporto fra amicizia e fraternità? Che distinzione esiste fra amico e prossimo? E, alla luce dell'invito ad amare i nemici, per il cristianesimo esistono ancora amici? L'amicizia è virtù, è disposizione che assume come compito etico l'affinità elettiva, ma è al tempo stesso un mistero poiché si nutre anche di silenzio, specchio che ne riflette la trascendenza e apre all'infinito.
Etica dell'infanzia. Questioni aperte: questo il titolo del Convegno promosso dall'Accademia Alfonsiana il 21-22 marzo 2012, di cui vengono qui proposti gli Atti.
Nella mentalità corrente si tende a pensare che la libertà sia essenzialmente un dato di fatto. Così la si associa immediatamente con l’idea di un diritto da salvaguardare, più che con la persuasione di un’avventura da vivere. Per la Bibbia, invece, la libertà è non è mai posseduta una volta per sempre; è sempre minacciata, può essere persa, ritrovata, obnubilata, conquistata, approfondita... È un «dramma», un rischio: sia per Dio che la promuove, sia per l’uomo che ad essa è chiamato.
In queste pagine vengono offerte otto «meditazioni», che ci introducono alla figura biblica della «libertà», quattro sono riferite all’Antico Testamento (il dramma del peccato nella Genesi, l’avventura dell’esodo, le figure di Giobbe e Geremia) e quattro al Nuovo (il messaggio delle beatitudini, il significato della libertà nel cap. 8 del Vangelo giovanneo, il rapporto tra libertà e persecuzione negli Atti e la legge della libertà in Paolo nella Lettera ai Romani).
punti forti
Il tema della libertà è sempre di forte richiamo, in un contesto culturale come l’attuale che ne fa uno dei valori più affermati, rivendicati, ma a volte poco approfonditi.
Sono i testi della Scrittura a parlare, con il fascino della provocazione e della loro perenne attualità. Il testo è scritto con particolare profondità e chiarezza.
destinatari
Le meditazioni nascono da un’esperienza di catechesi e sono perciò destinate in modo particolare a gruppi di approfondimento biblico. Sono comunque adatte a un pubblico dotato di una conoscenza di base delle Scritture.
autore
Stefano Zamboni (Trento 1974) è sacerdote dehoniano. Attualmente è docente invitato di teologia morale presso la Facoltà Teologica “Marianum” (Roma), la Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale (Napoli – sezione San Luigi) e l’Istituto Teologico Leoniano (Anagni). Ha pubblicato il saggio «Chiamati a seguire l’Agnello...». Il martirio, compimento della vita morale (EDB, Bologna 2007) e, insieme a R. Tremblay, ha curato l’edizione di Figli nel Figlio. Una teologia morale fondamentale (EDB, Bologna 2008).
C’è uno specificum ineliminabile del martirio cristiano, che lo differenzia dalle innumerevoli morti ingiuste che hanno attraversato la storia degli uomini: il cristianesimo nasce, per così dire, da un martirio, non solo come accadimento storico, ma quale intrinseca necessità del piano divino di salvezza, in virtù del quale il Cristo doveva sopportare sofferenza e morte per entrare nella sua gloria (cf. Lc 24,26).
Anche oggi i cristiani nel mondo subiscono il martirio. Ma che cosa qualifica quella particolarissima esperienza? Il martire cristiano non muore per imporre un’idea, per quanto nobile ed elevata, ma per attestare il suo legame più prezioso, quello con Colui che è «Signore» della sua stessa vita. Le pagine dell’autore sono dedicate propriamente a tale legame.
Dopo un breve status quaestionis sul martirio nella teologia cattolica contemporanea, l’indagine si allarga a un’analisi del Nuovo Testamento per comprendere come il mistero della croce tocchi il credente. Prende quindi in esame alcune figure rappresentative di testimoni per chiudere elaborando una sintesi teologica.
Sommario
Presentazione (R. Tremblay). Introduzione. I. Il tema del martirio nella teologia cattolica. Uno status quaestionis introduttivo. II. L’evento della croce: appello alla sequela e grazia della testimonianza. Un’indagine sul Nuovo Testamento. III. Attratti dal mistero della croce. Alcune figure di «testimoni». A. L’età dei Padri. B. Il tragico Novecento. IV. Il martirio, dono della croce e culmine della vita morale. Conclusione. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Stefano Zamboni, nato a Trento nel 1974, è sacerdote dehoniano. Ha conseguito la laurea in filosofia presso l’Università di Bologna e il dottorato in teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana (Roma).