Bakhita ("fortunata" in arabo) nacque nel 1869 nel piccolo villaggio di Olgossa, nella regione del Darfur (Sudan). Rapita e venduta come schiava, dopo varie peripezie fu riscattata e portata nel nostro Paese dal console italiano a Khartoum. Ospitata dalle canossiane di Venezia, nel 1890 fu battezzata con il nome di Giuseppina e nel 1896 pronunciò i primi voti. Trasferita a Schio, trascorse il resto dei suoi anni in convento lavorando come cuciniera, sagrestana, aiuto infermiera e portinaia. Deceduta nel 1947, fu beatificata da Giovanni Paolo II nel 1992 e canonizzata dallo stesso pontefice nel 2000. Superando grandi distanze di culture, razze e condizioni sociali, oggi santa Giuseppina Bakhita ci lascia intuire l'immenso orizzonte di quella verità che davvero ci rende liberi.
Impegnata fin da giovane nell’assistenza ai poveri e ai diseredati nella sua Forlì, Annalena Tonelli scelse di lasciare tutto per lavorare come volontaria in Africa, prestando attenzione ai numerosi problemi delle popolazioni del luogo. Avvocato di formazione, mise a punto un metodo rivoluzionario per combattere la tubercolosi. La sua denuncia del genocidio in atto in Kenya le valse l’espulsione da quel Paese, ma non si perse d’animo: trasferitasi in Somalia, riprese con vigore la sua attività di assistenza sanitaria e sociale alle popolazioni più disagiate.
Il suo impegno si sviluppò su diversi fronti: dalla lotta alla tbc alla campagna contro l’oppressione delle donne, dalle scuole per handicappati alle migliaia di pasti preparati quotidianamente per i più bisognosi. Un’attività che le valse il risentimento dei capi locali e dei signori della guerra, e che condusse al suo omicidio, il 5 ottobre 2003, da parte di ignoti sicari.
Miela Fagiolo D’Attilia, giornalista e scrittrice;
Roberto Italo Zanini, giornalista di Avvenire, che ha già pubblicato per San Paolo la biografia di Bakhita.
Quanto ad Annalena Tonelli, era nata a Forlì nel 1943, laureata in legge, insegnante di inglese, aveva conseguito numerosi diplomi medici; nell’aprile del 2003 l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati le aveva assegnato il Premio Nansen Refugee Award. Dopo la morte è stata decorata dal Presidente della Repubblica con la medaglia d’oro al valor civile.
Una santa per il 2000 perché nuova, coinvolgente, simpatica, umile. Rapita bambina da trafficanti musulmani, schiavizzata, malmenata e brutalmente sfruttata, viene riscattata dal console italiano in Sudan e portata in Italia alla fine dell'800. Da suora canossiana vive fino al 1947 a Schio in provincia di Vicenza. Non sa scrivere. Legge lo stretto indispensabile. Extracomunitaria ante litteram. Amica di san Pio X, ammirata da Giovanni Paolo II. Parla un veneto imperfetto ma di grande efficacia. Nera amata dai bianchi. Cristiana rispettata dai musulmani. Invocata dalle donne d'Africa. Osteggiata dai regimi africani. Chi le parla comprende subito di aver conosciuto una santa e lei, per tutti, promette preghiere e intercessioni. Il libro ne racconta la vicenda umana e spirituale, il moltiplicarsi delle grazie e dei miracoli. Apporta elementi inediti, nuovi riferimenti storici e documentali. Molte le testimonianze dirette e di chi l'ha conosciuta. Fra gli altri Gabriele Amorth, Divo Barsotti, Bruno Mioli, Maria Pia Checchini, Silvana Bottignole, Bakhita Sartor, Wole Soynka.
Roberto Italo Zanini, originario di Monterosso al Mare nelle Cinque Terre, è nato a Milano il 6 maggio 1960. Laureato in economia e commercio. Sposato, due figli, è giornalista e lavora alla redazione romana di Avvenire. Si occupa dei problemi della comunicazione, della pubblicità e dei mass media. Collabora da dieci anni con la rivista Popoli e Missione, ha scritto per settimanali diocesani, quotidiani locali e per un settimanale di informazione su Internet.