Ilya Prigogine (1917-2003), il grande chimico-fisico a cui sono dedicate queste "meditazioni prigoginiane" e a cui si deve la scoperta delle cosiddette "strutture dissipative", quali vengono a formarsi spontaneamente attraverso una dinamica caotica di fluttuazioni in situazioni lontane dall'equilibrio, con emergenza nel tempo irreversibile di processi di auto-organizzazione dai quali scaturisce ordine attraverso il disordine, con diminuzione di entropia (scoperta per la quale gli fu assegnato il premio Nobel nel 1977), si fece progressivamente interprete di una proposta filosofico-scientifica di portata grandemente "rivoluzionaria", imperniata su quella che egli stesso definì una "Nuova Alleanza" tra l'uomo e la natura, il cui nodo cruciale si riscontra nella comune radice nella creatività della natura e dell'avventura dell'uomo nella conoscenza. Si delinea così una nuova proposta "filosofica" di "umanesimo scientifico" che supera radicalmente la divisione tra le cosiddette "due culture", quella "umanistica" e quella "scientifica". Postfazione di Enrico Giannetto.
Montanari non si nasce, ma si diventa: è, questo, uno dei "principi" con cui occorre impostare qualsiasi ricerca storica sul progressivo popolamento delle Alpi da parte dell'uomo (per lo più al seguito di altri animali e vegetali che hanno trovato sorte stanziale nelle Alpi man mano che è venuta arretrando la glaciazione). A poco a poco gli uomini si sono "fatti" montanari; hanno intrapreso un'esplorazione della natura in linea verticale e hanno tentato variamente di "abitare" le montagne. Questa vicenda ha trovato nelle Alpi uno dei suoi "teatri" più rilevanti. Molteplici gruppi popolazionali si sono avventurati nel mondo "alpino" seguendo differenti itinerari tra quelli propri della grande ramificazione di catene montuose che occupa il cuore d'Europa. Quello del popolamento umano è senza dubbio uno dei più grandi temi della storia delle Alpi. Si tratta di una vicenda che ha comportato non soltanto l'approccio "migratorio" di differenti unità genetico-popolazionali all'ambiente montano, ma anche aspetti di "invenzione" di nuove specie animali con cui praticare un'assidua simbiosi, nonché di nuove specie vegetazionali, coltivabili a fini di sopravvivenza, nonché principalmente di nuove "forme d'uomo". E questo, pertanto, un capitolo di rilievo nella storia dell'evoluzione umana. In tal modo gli uomini si sono fatti interpreti di un paradigma "alpino" di civiltà, che attualmente rischia l'estinzione e che si impone, per contro, come grande e prezioso retaggio culturale.
Deodat Gratet de Dolomieu, scienziato-alpinista del Settecento, scopritore della dolomite, da cui il nome delle Dolomiti, fu scienziato di rilievo nella scienza del suo tempo, attivo in numerose discipline nuove allora nascenti, alla cui fondazione egli contribuì (chimica, mineralogia, vulcanologia, sismologia, geologia). Fu inoltre attento filosofo nella trattazione della teoria della conoscenza e in particolare dell'approccio storico dello studio della natura. Questa biografia storico-scientifica presenta un ritratto di Dolomieu nei diversi campi della sua ricerca e della sua avventura.