Sergio Zavoli «è stato il testimone colto e popolare della grandezza della parola e dell'immagine, un'eredità preziosa in un tempo in cui esse sono spesso violate, ferite, umiliate, imbruttite»: così si esprime il cardinale Gianfranco Ravasi nell'appassionata prefazione a questo volume, che raccoglie i testi della rubrica tenuta dallo stesso Zavoli sulla prima pagina del quotidiano «Avvenire» negli ultimi mesi del 2015. Una sorta di "diario in pubblico" nel quale il grande giornalista si muove tra la memoria personale e la testimonianza civile. L'infanzia a Rimini, le immagini dell'Italia bombardata e della rinascita nel dopoguerra, l'amicizia fraterna con Federico Fellini, il lavoro di scavo nella realtà drammatica degli Anni di Piombo sono alcuni degli elementi ricorrenti in questo zibaldone dal quale affiora con insistenza l'interrogativo su Dio. Con una prosa di altissima qualità letteraria, questi elzeviri in miniatura svelano il volto più intimo di Zavoli, quello del poeta in continua ricerca, che non si sottrae allo scandalo del dolore nella Storia (di particolare intensità le annotazioni su vecchi e nuovi terrorismi) e che proprio per questo riesce sempre a ritrovare il filo della speranza. Fino al congedo, che ha il valore di un testamento spirituale: «Ho raccolto brevi tracce della realtà - scrive Zavoli - facendone una filiera che non appartenesse alla pretesa di raccontare soltanto storie mie, mentre la vita è seme e pianta, tronco e rami. Di tutti, e di ciascuno». Con interventi di Gianfranco Ravasi, Marco Tarquinio e Rosita Copioli.
Quarta raccolta poetica di Sergio Zavoli pubblicata nello "Specchio", "La strategia dell'ombra" conferma l'auspicio espresso da Carlo Bo all'uscita della prima silloge: «Zavoli aveva in serbo un discorso poetico che ci auguriamo lungo». Un lavoro poetico, quello di Zavoli, che mostra una nitida coerenza tra pensiero e linguaggio, mettendo in un decisivo risalto la maturità della sua vocazione. E, rivelandoci la zona rimasta "in ombra" dell'animo del poeta, i suoi versi non tendono ad alzare i toni, ma confermano una scelta profondamente e stilisticamente rigorosa. In questo nuovo libro c'è una forza e una grazia, un'ironia e una gravità che nelle intonazioni della "narrazione" più privata sono il frutto di un prestigioso impegno comunicativo, già incline a una ferma cultura dell'immaginazione e del reale, dell'esistenza e del civismo, del laicismo e della spiritualità, tali da non interrompere, semmai ribadire, l'esplicito giudizio di Carlo Bo, secondo cui «i versi destinati all'arcano disegno di una creazione che ci obbliga di continuo a una difficile scelta restituiscono bene una sorta di sacro allarme» di fronte all'«infinito bivio». Al quale «il padrone di tante voci umane - maestro del "mestiere di chiedere", per usare una sua espressione - allega una sfida consapevole e libera, mostrandosi con il suo volto tutto rischiarato, in una luce ancor più dichiarata e pura». "La strategia dell'ombra" ricrea, citandoli come in una sorta di diario, i segni di una sempre più sorprendente continuità tra le parole rivolte al passato, affrontando la loro complessa, ardua, non dirado drammatica contemporaneità.
Per la prima volta la storia degli anni di piombo narrata in prima persona dai veri protagonisti, i terroristi neri e rossi che hanno fatto la scelta della lotta armata. Dalla contestazione del '68 allo stragismo, dalla nascita delle BR al sequestro Moro, tutti gli episodi più tragici di un'epoca che ha straziato la coscienza del nostro paese. Un'inchiesta senza pari per complessità e proporzioni, condotta da uno dei grandi nomi del giornalismo televisivo italiano.
Che Sergio Zavoli raccontasse la sua vita, attraversata da protagonista negli anni più felici della radio e della televisione, oltre che con le prove del suo talento di scrittore e poeta, lo si chiedeva da tempo. Ed ecco un libro che, in un gioco di continui rimandi temporali, tematici e psicologici, unisce alla tensione del racconto la saldezza dello stile e alla versatilità della narrazione il puntiglio del documento, confermando, così, estro e rigore. Già il titolo rivela non solo un legame, ma addirittura una sorta di contiguità tra gli anni dell'adolescenza, della giovinezza e della maturità con il momento in cui l'autore si decide "a rastrellare dentro se stesso", per dirla con le sue parole, "il ragazzo che io fui": un rincorrersi, edito e inedito, di memoria e Storia, l'alternarsi di questioni rare e quotidiane, di argomenti concreti e interiori, di tonalità elegiache, ironiche, dure, tutto segnato dai dilemmi di una contemporaneità splendida e tragica, che si misura con l'arcano privilegio di esservi nati e il grave obbligo di viverla. Ne è emerso un lungo capitolo della nostra vita, ricostruito e indagato attraverso "una ricchezza ispirata dall'immaginazione autenticata dalla realtà", così si espresse Carlo Bo, aggiungendo: "È evidente - in tanta parte di ciò che questo "maestro di scenari e interrogazioni" scrive, mostra e dice - il disegno di tenere dentro il quadrato della lucentezza, anche espressiva e stilistica...".
L'Autore offre una riflessione che vuole essere uno stimolo e un contributo alla ricerca personale di ciascuno attorno alla "questione" delle questioni: la fede e la speranza dell'uomo. Frutto di un percorso che si è nutrito nel corso di anni di letture, incontri e confronti con filosofi, storici, testimoni e intellettuali del nostro o di ogni tempo, il volume vuole essere un invito a guardare al Vangelo come fonte di una speranza nuova sul futuro. Una riflessione che lascia trasparire l'intensa e variegata attività intellettuale di Sergio Zavoli, espressione di un molteplice e instancabile impegno civile.
Sergio Zavoli riprende il cammino inaugurato da quel "Viaggio intorno all'uomo" che come scrisse Carlo Bo, "mette a prova il pensare e il sentire su questioni che vanno sempre più al fondo della nostra presenza nel mondo, affrontandone lucidamente gli aspetti cruciali: la creazione e il caos, la natura e la storia, la ragione e la fede, la scienza e l'etica, l'ideologia e la morale". Un testimone del nostro tempo guida il lettore nel complesso scenario della nostra storia recente e attraverso una serrata interrogazione, la percorre dal secondo conflitto mondiale a oggi, con quell'11 settembre 2001 che ha mutato il volto delle vicende umane, segnando mentalità e politiche, costumi e destini, e non solo di una generazione. E come se queste pagine fossero state pensate e scritte nel desolato spazio di Ground Zero, per celebrare una sorta di processo epocale alle nostre stoltezze e concluderlo affrontando il più grave dei pericoli, cioè la mancanza di percezione del pericolo. Non è più vero che, come disse Abraham Lincoln, "il futuro arriva solo un giorno alla volta": la velocità con cui ci viene incontro è tale che sembra già nella nostra storia. Questa urgenza smaschera la pochezza del relativismo. Ciascuno deve tornare a misurarsi con la millenaria lezione dell'etica per definire e regolare la disputa tra Bene e Male, tra lecito e illecito, da sottrarre a ogni fondamentalismo e da affrontare, invece, con la più inquietante delle saggezze, quella del dubbio.