
Attraverso ventisette classici, la lunga marcia dei diritti, da prerogative dei soli cittadini a pretese legittime di ogni essere umano, contro ogni forma di potere pubblico e privato.
Chi ha detto che il segreto della felicità è il successo? Queste pagine liberatorie dimostrano il contrario: non c'è storia di vera crescita che non sia stata costruita attraverso errori, sconfitte, delusioni. Tutti conosciamo la parabola di Steve Jobs, licenziato in un primo momento dall'azienda che poi egli stesso trasformò in un colosso, ma anche grandi uomini politici come Lincoln e De Gaulle, artisti come Ray Charles, scrittori come J.K. Rowling e campioni come Rafa Nadal sono diventati sé stessi accettando la sconfitta. Charles Pépin racconta con estro di narratore storie di cadute e risurrezioni, e per farlo ci guida alla scoperta del pensiero di san Paolo, Nietzsche, Freud e Sartre. Il suo messaggio è profondo: per diventare quelli che siamo ed esprimere il nostro potenziale dobbiamo accettare l'esperienza del rischio e non limitarci a scegliere tra alternative note e rassicuranti. Ma soprattutto ci riguarda come cittadini e genitori, chiama in causa il nostro modo di lavorare e di stare con gli altri, e ci apre gli occhi sulla ricchezza delle opportunità e delle scoperte che la varietà del mondo ci può offrire.
Spesso non ci raccontiamo la verità. Spesso ci raccontiamo una storia dai risvolti più desiderabili. Nonostante l'evidenza dei fatti, nonostante la realtà parli da sola. Perché? Ecco qua, in sintesi, il fenomeno dell'autoinganno.
"Tanti fraintendimenti che vediamo diffondersi sempre più, o piuttosto un fraintendimento globale visibile che si sta diffondendo sul bergsonismo, sull'antico e sul moderno, sul classico e sul romantico cadrebbe, se ci si decidesse una buona volta a squalificare la rigidità del saldo e del duro. Sono le morali dure, dove possono esserci delle nicchie piene di polvere, di microbi, di muffa, degli incavi di putredine, degli angoli nelle rigidità, del deposito, lues, e quello che i Latini chiamavano situs, una muffa, una sporcizia che viene dall'immobilità, dall'essere lasciati là. Sporcizia per essere stati lasciati là. E invece le morali sinuose esigono un cuore perpetuamente tenuto in luce. Un cuore perpetuamente puro. Siamo lavati da una simile amarezza. E allo stesso modo i metodi sinuosi, le logiche sinuose richiedono uno spirito perpetuamente tenuto in luce, uno spirito perpetuamente puro. Sono le morali sinuose e non quelle rigide che mettono in atto le costrizioni più implacabilmente dure. Le uniche che non si assentano mai. Le uniche che non perdonano. Sono le morali sinuose, i metodi sinuosi, le logiche sinuose che mettono in atto le costrizioni somme. Ecco perché l'uomo più onesto non è colui che accetta regole apparenti. È colui che resta al suo posto, lavora, soffre e tace" (Ch. Péguy).
In questo saggio del 1878, uno dei pochi che vide pubblicati in vita, Peirce presenta la sua celebre massima pragmatica: "Consideriamo quali effetti, che possono avere concepibilmente conseguenze pratiche, noi pensiamo che l'oggetto della nostra concezione abbia. Allora, la concezione di questi effetti è l'intera nostra concezione dell'oggetto". Quello di Peirce è un pragmatismo che insiste sul possibile uso futuro delle nostre conoscenze, le quali non sono proposizioni assolute e incontrovertibili, ma idee sottoposte a un controllo mai definitivo sulla base delle loro concepibili conseguenze pratiche. La traduzione e l'approfondito commento di Antiseri ci guidano alla scoperta del pensiero del padre del pragmatismo e ci indicano la via da seguire per aiutarci a rendere chiare le nostre idee...
Che cosa si intende per "filosofia"? Quanto controversa è la sua definizione in Occidente, tanto più sfumano i suoi contorni all'interno della complessa costellazione che va sotto il nome di cultura indiana. Il volume si pone l'ambizioso obiettivo - fondato su una preliminare disamina delle numerose fonti e solo parzialmente tentato sinora dagli studiosi dell'Oriente - di mostrarne i lineamenti essenziali offrendo una sintesi delle principali nozioni e dottrine, scandite per generi letterari e scuole. Una preziosa mappatura che cerca di pervenire al concetto di filosofia a posteriori, piuttosto che a priori, anzitutto traducendo, rendendo comprensibili ai più i termini chiave, per poi stabilire una gerarchia non viziata dai dogmi occidentali. Ad esempio, come si dice filosofia? Il termine chiave è darsana il cui etimo, come quello di theoria, significa vedere, forse con riferimento all'auspicata oggettività dello sguardo filosofico, che tuttavia si scinde nei molteplici punti di vista. Ciò che rende, però, maggiormente distante il pensiero indiano dal concetto occidentale di filosofia è la sua praticità: la filosofia, lungi dall'essere, aristotelicamente, conoscenza fine a se stessa, consiste piuttosto nella ricerca della felicità. Al di là dei parallelismi, utili per avvicinarsi a un mondo così lontano, il manuale sottolinea la necessità di attenersi alle fonti con rigore filologico, perché più che nelle somiglianze è nelle differenze che si coglie la peculiarità del pensiero...
Qual è l'essenza dell'umanesimo di cui si parla con rinnovato interesse? Una piena considerazione della persona umana nelle sue possibilità di autorealizzazione che ha avuto singolare espressione alle origini dell'età moderna, in quel prodigioso fermento culturale noto con il nome di Rinascimento. L'autore, da storico, fa luce su quel movimento di fioritura che affonda nell'Italia del Quattrocento propagandosi per tutta l'Europa nel secolo successivo, e ne riprende alcune delle figure più decisive (Ficino, Pico della Mirandola, Leon Battista Alberti...) e delle idee grandiose, perlopiù appartenenti alla tradizione classico-cristiana, che queste hanno veicolato: dignità dell'uomo e divinità dell'anima, eccellenza e armonia... Ad emergere attraverso l'analisi storica di quel felice contesto è una concezione dell'umano, tramandata nei secoli e ancora attuale: un paradigma antropologico che nel clima di pessimismo diffuso in un certo Medioevo ha saputo rovesciare la storia, valorizzando il soggetto nella sua libertà di elevarsi e realizzarsi.