
Che cosa vuol dire appartenere al genere femminile o maschile? È possibile assegnare un'identità sulla base del solo sesso biologico? Judith Butler è convinta che non sia possibile e in questo libro affronta i luoghi comuni che si nascondono dietro quella risalente assunzione. Come definire, allora, la propria identità? Decisivo è trovare un 'posto tutto per sé' fra maschile e femminile, ai margini delle rigide classificazioni prodotte dalla psicoanalisi, dalla filosofia, dalla biologia e dalla linguistica. Perché non esistono due generi, ma numerose possibilità che devono includere anche tutti i soggetti ritenuti anomali ed eccentrici dalle norme imposte e codificate. Una posizione, quella di Judith Butler, che mette in discussione anche parte del femminismo occidentale che ha riprodotto la stessa gerarchia dei sessi, idealizzando la donna in maniera speculare a quello che ha fatto la cultura maschilista e patriarcale. La sfida lanciata è chiara: ripensare l'identità di ogni persona come qualcosa in continuo mutamento, che non si lascia ridurre ad alcun modello stereotipato. Una sfida che può garantire l'accesso ai diritti e la qualità della pratica democratica.
Gilson accoglie dalla tradizione l'idea che, parlando di arte, si deve partire dalla distinzione tra materia e forma, ma ritiene che sia impossibile considerare l'arte in generale: esistono soltanto le arti, non l'Arte, perché ognuna di esse inizia da una materia data che condiziona l'opera che l'artista intende creare, suggerendogli quasi le possibilità di darle quella specifica forma. A ciascuna delle arti maggiori - l'architettura, la statuaria, la pittura, la musica, la danza, la poesia e il teatro - è dedicato un capitolo di questo libro, in cui si cerca di definirne l'essenza. Nonostante la specificità di ogni forma di arte, vi è qualcosa che accomuna le arti del bello: il fine che l'attività artistica si propone esclusivamente creare il bello in se stesso. E questo ha poco a che fare con la poetica astratta: Gilson - con ricchezza e acutezza di analisi, sorretta dalla scrittura elegante e autoironica che lo contraddistingue - parla invece di "poietiche", arti del fare, recuperando, si potrebbe dire, l'aspetto artigianale dell'arte. Alla domanda: amate o non amate la pittura di Picasso? La risposta più ragionevole è che "la pittura di Picasso" non esiste. Non esistono di Picasso che le opere individuali» (Étienne Gilson).
Che ne è della fede in questo mondo secolarizzato? La mentalità occidentale, che pone al centro l'essere umano e le sue esigenze materiali, pervade il mondo. Forse la fede non esiste più o magari ce n'è troppa, ma non di tipo religioso, dato che spesso viene confusa con credenze varie e con opinioni più o meno giustificate. Eppure, anche in tale mentalità continua a esserci bisogno di credere, ma non sono più le religioni monoteistiche a dirigere le dinamiche umane. Per fare i conti con questi fenomeni occorre approfondire in cosa consiste davvero il rapporto con Dio, quali sono i significati e le forme della fede, che si configura come un'esperienza di relazione e di fiducia in grado di dare senso a ogni altra nostra relazione, di offrire prospettive ulteriori. L'esito di questa indagine è un cristianesimo come "religione impossibile", che, nella sua trasgressività, permette di considerare l'"impossibile" come una possibilità e in tal modo salva dalla compromissione con il male che caratterizza l'agire umano.
Sulla scia della globalizzazione, le forme di espressione della cultura e gli stili di vita circolano in un iperdominio di saperi e pratiche dove non esiste più alcuna reale differenza tra Proprio ed Estraneo, vicino e lontano, familiare ed esotico. Contenuti culturali eterogenei vengono accostati gli uni agli altri come accade nel fusion food. La cultura, "nell'epoca della sua riproducibilità globale", non ha più vincoli, freni, limiti: diventa ipercultura. Oggi siamo ormai tutti turisti iperculturali, anche all'interno della nostra "propria" cultura, a cui di fatto nessuno appartiene più davvero. Tuttavia, nota Han, se da un lato questo fenomeno determina un venir meno di orizzonti univoci di senso, dall'altro è possibile leggervi una tendenza verso l'emancipazione e l'ampliamento della libertà individuale. Dal momento che l'ipercultura non si impone come cultura unitaria e monocroma, ma anzi accresce il piano delle possibilità e permette a ciascuno di costruire la propria identità a partire da modelli e pratiche esistenziali eterogenei, essa può anche favorire nuove pratiche di libertà. Ma allora, si chiede il filosofo analizzando le forme della cultura nella contemporaneità, "bisognerebbe forse piangere la perdita dell'aura, del luogo, dell'origine, di questo auratico qui e ora? O mediante tale perdita si annuncia un nuovo qui e ora senz'aura dotato di un proprio splendore, di un esser qui iperculturale che collima con l'essere ovunque?"
Facendo il verso ad Aristotele, si può sostenere che la conoscenza si dice in molti modi. Non si tratta solo della passiva rinuncia a ogni negoziato davanti all'inemendabilità di un oggetto naturale, ma anche del fine sintonizzarsi delle emozioni su profili di valore; della salutare cecità patita dal soggetto davanti alla gloria di certi fenomeni; di quello stare al mondo che precede e, contemporaneamente, rende possibile ogni opposizione polare fra soggetto e oggetto; del raccogliere la sfida da un testo che attende di dischiudere l'inedito. Formato alla scuola del pensiero contemporaneo, il soggetto resiste alla corrosione e al prematuro pensionamento, ma si lascia docilmente assegnare il ruolo del discepolo da una realtà che non smette di sorprendere con la sua ricchezza.
Il presente Dizionario storico filosofico religioso viola la convenzione post-moderna e post-metafisica "che vieta di fare determinate domande". Questo libro è destinato alle persone disposte a valutare il senso, oltre che l'impiego, della libertà; portate a discutere i limiti della scienza e dello stesso universo; interessate ad interrogarsi su ciò che, alla fine, "rimane" della nostra vita; desiderose di confrontare il cristianesimo tanto con le altre religioni quanto con le differenti forme dell'agnosticismo ormai prevalente nel mondo occidentale.
Nove riflessioni filosofiche per pensare il senso sotteso alla comune esperienza umana, nella ricerca della verità come orizzonte inclusivo, rispettoso delle diverse voci e prospettive che concorrono a esprimerla. Il rapporto fra conoscenza e amore, la ricerca della bellezza, la contemplazione della morte, il rapporto fra piacere e dovere, l'accettazione del quotidiano e dei suoi limiti, l'enigma del male, la violenza nella Storia, il senso del lavoro, la perdita della gioia nella civiltà occidentale contemporanea sono i temi scelti.
Lo storicismo è una concezione filosofica generale. Secondo Meinecke, ha tre caratteristiche: riguarda "individualità storiche" e per tali devono intendersi non soltanto singole persone, ma anche movimenti di pensiero, politici, artistici. Ad esempio, il Risorgimento italiano. Prende in considerazione situazioni in "evoluzione", perché i popoli, per i quali non si registrino significativi mutamenti al loro interno, hanno più a che fare con la natura che con la storia. Si occupa meno del genere umano e si interessa alle specificità, alle caratteristiche peculiari, dei singoli Paesi, o civiltà. Il suo valore è quello della "varietà", della diversità, in tedesco "Verschiedenheit". Secondo Croce, lo storicismo afferma che la realtà è «nient'altro che storia». Non c'è un Dio trascendente, ma c'è l'idea di Dio che gli esseri umani, nei vari contesti, hanno concepito. Una differenza importante tra lo storicismo tedesco e quello italiano è che il primo ha l'ossessione della "oggettività". La storiografia italiana, di Croce, o di Omodeo, dà per scontato, invece, che lo storico svolga un ruolo essenzialmente creativo. Di conseguenza, esalta il concetto di "responsabilità" del singolo storico.
L'opera del filosofo Emanuele Severino ha mostrato che ciò che il pensiero occidentale ha inteso come l'ambito del pensare appartiene invece all'ambito del credere. Questo fatto ha conseguenze sul modo d'intendere l'atto del pensare, l'atto del credere e vari risvolti sul tema della fede. C'è ancora da riflettere su questo argomento: il rivelarsi un credere ciò che si riteneva fosse un pensare. In questo modo, si possono acquisire degli elementi di conoscenza del tutto inediti e peculiari.
Il libro approfondisce i temi del benessere e della felicità attraverso il contributo delle scienze sociali inserite in una più ampia cornice antropologico-filosofica. Tramite la riflessione sulla "vita buona" come fine ultimo dell'esistenza umana, il saggio prova a rispondere all'urgenza pratica di ripensare orizzonti di senso possibili e percorribili di fronte alla complessità del tempo presente. Attingendo all'eredità dei classici, in particolare Aristotele e Tommaso, alla sociologia relazionale e al magistero sociale della Chiesa, il volume intesse un dialogo con l'etica antica per riscoprirne i fondamenti e offrire una "terza via", alternativa all'emotivismo relativista e alla deriva dogmatica, esplorando il legame esistente tra virtù e desiderio e riabilitando, infine, la narrazione e la parola poetica nella costruzione dell'agency soggettiva.
Il desiderio di conoscere degli esseri umani trova dispiegata davanti a sé l'immensa ricchezza del mondo, che, opportunamente interrogata, lascia apparire aspetti straordinari. Questo libro nasce per rispondere a una domanda del cardinale Camillo Ruini: "Quanta intelligenza c'è nel mondo? Come, a quali condizioni è possibile che nella natura, in concreto nei viventi, vi sia conoscenza, più precisamente come è possibile che vi siano oggettivate delle conoscenze?". Un gruppo di studiosi si è riunito per rispondere a questa domanda, ciascuno portando le acquisizioni e gli orientamenti più innovativi della propria disciplina. Il lavoro comune accompagna il passaggio articolato e argomentato dalle scienze alla filosofia fino alla teologia e conduce a una visione del mondo umano e naturale in cui l'intelligenza soggettiva degli esseri umani riflette e risuona cognitivamente con l'immensa intelligenza che organizza il mondo. A chiusura di questa splendida avventura intellettuale il cardinale Ruini espone le sue considerazioni filosofico-teologiche.
Il volume propone un percorso attraverso la storia della filosofia antica e medievale che pone al centro la questione antropologica. Dalla sapienza antica ai presocratici, passando per la grande riflessione platonica e aristotelica del IV secolo e giungendo infine al Medioevo, il percorso ricostruisce le principali concezioni filosofiche attorno all'umano, lette spesso da prospettive inedite o finora poco seguite. Anima, corpo e relazioni sono al centro di questo itinerario "nel" pensiero, che peraltro non trascura gli elementi qualificanti della riflessione dei vari autori in ordine ai grandi temi della filosofia: la questione cosmologica, il problema dell'Essere, la tensione alla verità. La trattazione di ogni autore e periodo è corredata da una sintetica e aggiornata bibliografia di riferimento che arricchisce ulteriormente questa Storia della filosofia intesa come luogo di relazioni con pensatori che ci hanno preceduto e che ci seguiranno: altri noi cui siamo legati in uno spazio dinamico di confronto, che è vita di un pensiero teso a riconoscere l'umano, consapevole della sua fragilità e impegnato a lasciare tracce, metaxy o ponti, tra gioie, dolori e aspirazioni che gli appartengono da sempre.