«Una sera, in una linda casetta di provincia come si vedono nei film, c'è il professor Ashby, solo. Lavora al tornio, macchina rumorosa, a fare basi per lampade; la moglie è andata da certi amici. Rientra Belle Sherman, ragazza diciottenne che i coniugi Ashby ospitano. La mattina dopo Belle viene trovata soffocata e violentata. Siamo a pagina 28. Da quel momento Ashby è il sospettato numero uno, l'uomo sul quale si abbattono i martellanti interrogatori del procuratore. Quella tremenda pressione fa riaffiorare in Ashby il lontano ricordo di un osceno turbamento giovanile: il ricordo diventa incubo erotico e l'incubo una spirale attorno alla quale comincia a girare in cerchi sempre più stretti, fino a quando... È curioso come, al fondo del racconto, ci sia una forte componente di vita, autobiografica,» (Corrado Augias)
«È un giovane di nome Gilles Mauvoisin il viaggiatore che sbarca nel porto di La Rochelle, in faccia all'Atlantico, da un cargo proveniente da Trondheim, in Norvegia. Il giovane indossa un lungo cappotto nero e un berretto di lontra anch'esso nero. A Trondheim ha perso entrambi i genitori, artisti giramondo di varietà, asfissiati dalle esalazioni di una stufa. Ora quell'orfano povero e smarrito si trova a La Rochelle come unico erede di una fortuna immensa: così ha disposto il fratello di suo padre, il temibile, solitario, inaccostabile Octave Mauvoisin ... "Monsieur Atmosphère", come Simenon è chiamato, ha già messo in moto la sua infallibile macchina romanzesca. C'è "un mondo bianco e grigio nel quale i suoni, soprattutto le sirene delle navi, diventano più penetranti, struggenti perfino" e intorno il groviglio di torbidi interessi, di sospetti, di velate minacce, di ipocrisie, di viltà, di ambigui ritorni del passato, che l'arrivo di Gilles ha scatenato». (Giulio Nascimbeni)
Terra degli è il romanzo che valse a Antoine de Saint-Exupéry la fama mondiale. Nel raccontare avvenimenti e ricordi, grazie a una tecnica narrativa innovativa, l'autore affronta il rapporto tra l'individuo, il rischio e il sacrificio, ma evita sapientemente le corde di una qualsiasi retorica dell'eroicità. Le sue pagine riportano il lettore a un tempo perduto, animato da fragili aeroplani, imprese esaltanti, avventure e compagni di volo; un tempo tutto compreso tra lo stupore di un'inedita prospettiva sul mondo sorvolato e il ritorno di valori e desideri che da sempre caratterizzano l'esistenza umana. Ed è in questa chiave originale e coinvolgente che nelle parole di Terra degli uomini risuona la ricerca di quel "umanesimo integrale", la vera cifra che caratterizzò le opere di numerosi scrittori di quella generazione.
Un ebreo? Un portoghese? Un mercante? Un filosofo? Chiamatelo come preferite, ma è di voi stessi che parlate. Lui firmava le sue lettere come Bento, Benedictus o, semplicemente, B. Nel 1677, a pochi mesi dalla morte, uscì la prima edizione delle sue opere fondamentali. Il nome dell'autore compariva soltanto con le iniziali: B.d.S. Spinoza nacque ad Amsterdam, in una famiglia di ebrei sefarditi costretti a convertirsi al cristianesimo e fuggiti dal Portogallo. Nell'Olanda del Seicento pensare è un atto, scrivere è un atto, un gesto spettacolare e coraggioso. In questo tempo di rivoluzioni scientifiche e di guerre di religione, di epidemie e di vertiginosa espansione del commercio, i filosofi sono uomini d'azione. Modificare il corso delle verità è un compito pericoloso. Conoscere Spinoza significa entrare nelle vite che si sono intrecciate con la sua: Saul Levi Morteira, il rabbino capo della comunità ebraica di Amsterdam; Adriaen Koerbagh, enciclopedista in anticipo di un secolo; Franciscus Van den Enden, attivista fortemente contrario a Luigi XIV; Stenone, anatomista geniale; Leibniz, che si confronta con Spinoza sulla grande scacchiera metafisica degli infiniti e delle virtù, di Dio e delle certezze. Nel racconto di Maxime Rovere la vita entra prepotentemente nella storia del pensiero e getta luce su un mondo lontano nei secoli. È un ritorno alle nostre origini nella forma di un sogno storico e filosofico, completamente costruito su fatti e testi: Spinoza è il protagonista dell'avventura della ragione moderna, di cui in questa grande narrazione si può seguire giorno per giorno la nascita, guardando come si animano le idee e come il pensiero si fa strada nell'esistenza. Non un romanzo scritto a partire da una storia vera, ma una ricerca per avvicinarsi, attraverso tutti i mezzi della letteratura, alla verità di un universo perduto.
«Pierre è tutto forza, muscoli, salute. Charles è il cervello della famiglia!» diceva la gente. Tant'è che se Pierre aveva preso il brevetto di capitano era stato solo grazie all'aiuto di Charles. Dei gemelli Canut, tutti preferivano Pierre, «Pierre che viveva appieno la vita, Pierre che era bello, che era forte, Pierre che sorrideva sereno scrutando l'orizzonte e ispirava una fiducia immediata, un'immediata simpatia!». Mentre Charles, che era debole di petto e non poteva lavorare sui pescherecci come la maggior parte degli uomini di Fécamp, rimaneva nell'ombra del fratello. Per di più, era uno che «temeva di offendere le persone, di dar loro un dispiacere» - uno che non faceva altro che scusarsi. Eppure, il giorno in cui Pierre viene arrestato con l'accusa di aver ucciso l'ultimo dei superstiti del naufragio in cui il padre, trent'anni prima, aveva perso la vita in circostanze mai chiarite (si sospetta un caso di antropofagia), Charles decide di «sbarazzarsi di se stesso, di quel Canut timido e dimesso» che è sempre stato e di dimostrare a tutti di che cosa è capace: sarà lui a smascherare il vero assassino e a salvare il fratello! Ma nessuno come Simenon sa che non ci si sottrae al proprio daimon, e che gli dèi si divertono a vanificare i nostri sforzi più generosi. Due ragazzi segnati dalla morte atroce del padre, una madre impazzita dal dolore, un feroce omicidio: questi gli ingredienti di un romanzo di fenomenale potenza.
"Viaggio in Oriente" è il libro più fiabesco di Nerval, una specie di Mille e una Notte, in equilibrio tra realtà e fantasia, tra sogno e una verve narrativa ineguagliata nell'Ottocento: moschee, quartieri brulicanti di vita, plebi, emiri, incantatori, donne misteriose, regine, vicende che risalgono alla tradizione biblica, avventure meravigliose, compongono un quadro dai colori smaglianti che in modo sottile contrappone il mondo antico, saldamente ancorato alla religione, alla natura, alla magia, alla suggestione e alla ricerca di orizzonti lontani, al meccanico e degradato squallore della civiltà moderna. Tutto il libro, dalla partenza in Europa allo sprofondare in racconti mitici, è pervaso dal mistero, dalla gioia che il mistero comunica scuotendo le nostre fragili certezze e abitudini.
"Non c'è che una tristezza, quella di non essere dei santi": con questa famosa massima si conclude La donna povera, romanzo incentrato su Clotilde, privata un po' alla volta di ogni bene e felicità per giungere alla spogliazione perfetta che è la vera ricchezza spirituale. La perdita più dolorosa consiste nella privazione di un vero amore cristiano (il nobile Leopold) e di un figlio, un innocente colpito dall'incomprensibilità del male. Tra profezie sinistre, peccati indicibili e inimmaginabili eroismi, oggi come un secolo fa, Léon Bloy continua a scuotere le nostre coscienze intorpidite e a mostrarci la miseria dell'uomo, la forza dell'odio, il potere della Grazia e la grandezza di Dio.
1492: Cristoforo Colombo non scopre l'America ma viene fatto prigioniero a Cuba, e il futuro non gli promette nulla di buono. 1531: gli Inca invadono l'Europa. In un romanzo di amori, conquiste, battaglie, tradimenti, tesori, Laurent Binet capovolge la storia delle scoperte: il re degli Inca Atahualpa sbarca nell'Europa di Carlo V, della riforma luterana e dell'Inquisizione, della nascita del capitalismo e della rivoluzione della stampa. Da Cuzco a Firenze, Atahualpa si allea con Lorenzo de' Medici e si mostra molto abile nel conquistare il favore dei popoli oppressi, garantendo libertà di culto, un'equa redistribuzione delle ricchezze, un mondo con meno tasse. Il nuovo conquistatore guarda però con sospetto alle stranezze e alle contraddizioni degli europei, uomini vestiti in modo sorprendentemente misero, che combattono tra loro per un uomo crocifisso e vietano la poligamia, ma non rinunciano alle amanti. Laurent Binet sfida i generi letterari con una trama che ribalta la storia che conosciamo: cosa sarebbe successo se fossimo stati noi, gli europei, il nuovo mondo da scoprire e conquistare? Un romanzo su un passato immaginario che somiglia, in modo inequivocabile e inquietante, al nostro presente.
"«Signore e signori... ehm!... Sulla nostra nave... ehm!... è appena accaduto... ehm!... un evento increscioso... un evento di eccezionale gravità... ». Con ogni probabilità il comandante era il marinaio più placido, meno votato all'avventura di tutto il Pacifico, e passava la maggior parte del tempo chiuso in cabina a dipingere all'acquerello paesaggi che copiava da cartoline. Paonazzo per l'emozione, non osò guardare i passeggeri mentre annunciava: «Hanno rubato i gioielli di Lady Bramson!». Un fulmine a ciel sereno. A bordo di un grande piroscafo queste parole avrebbero scatenato un'agitazione febbrile e una ridda di commenti. Ma a bordo del Gordon c'erano solo sei passeggeri, ciascuno dei quali rimase impietrito al proprio posto, con la fronte imperlata di sudore e la sensazione che gli altri sospettassero di lui."
Maline, ex reporter d'assalto dal passato turbolento, fa ora la giornalista al SeinoMarin, un settimanale di Rouen a media tiratura. Rientra nei suoi compiti recensire l'Armada, spettacolare manifestazione che si svolge ogni cinque anni in cui i più bei velieri delle marine militari di tutto il mondo - per l'Italia l'Amerigo Vespucci - si ritrovano a Rouen e da lì scendono il corso della Senna fino a Le Havre: una sontuosa parata che si snoda per decine di chilometri tra le anse e i meandri del grande fiume navigabile e richiama sugli argini milioni di spettatori entusiasti. Un lavoro come tanti, non particolarmente interessante. Almeno fino a quando un marinaio messicano non viene assassinato in circostanze a dir poco misteriose. Il commissario Paturel, che si occupa del caso, pensa a un delitto passionale o a una rissa tra marinai, e gli indizi sembrano dargli ragione. Sarà Maline a scoprire lo strano intreccio che c'è tra l'omicidio in apparenza banale e il bottino dei pirati della Senna, mitico tesoro che da secoli sarebbe nascosto da qualche parte nei meandri del fiume. Ma la sua scoperta non fa che infittire il mistero e trasformare un'indagine di routine in un'aggrovigliata matassa.
Un gruppo di singolari ed esperti alpinisti, certi dell'esistenza, in qualche parte del globo, di una montagna la cui vetta è più alta di tutte le vette, decide un giorno di partire da Parigi per tentare di scoprirla e di darne la scalata. Dopo una navigazione "non euclidea", a bordo di un'imbarcazione chiamata "l'Impossibile", gli esploratori approdano nell'isola-continente del "Monte Analogo", dove trovano una popolazione, dagli usi apparentemente stravaganti, che discende da uomini di tutti i tempi e che, come loro, vive ormai, soltanto, nella speranza di scalare la vetta. Un breve soggiorno nel villaggio di Porto-delle-Scimmie, e il gruppo dei nostri alpinisti intraprende l'ascensione, arrivando in vista del campo base. A questo punto il racconto s'interrompe: siamo soltanto all'inizio di un viaggio - che forse è sempre, continuamente, all'inizio - quando la morte coglie René Daumal, l'autore di questa storia, impedendogli di descrivere il seguito della scalata al monte simbolico che unisce la Terra al Cielo. Sotto le parvenze di un romanzo d'avventure, o di un racconto fantastico, "Il Monte Analogo", pubblicato postumo nel 1952, ci offre una "metafisica dell'alpinismo" che è, anche, un itinerario minuzioso, lentamente maturato nelle esperienze dell'autore, verso un centro, sentito come liberazione della persona da ogni suo limite, verso una vetta in cui, al disopra di ogni specifica contraddizione, ciascun uomo attui le proprie umane possibilità. Con la leggerezza propria del saggio, facendo uso nel racconto di storie, canzoni, deduzioni, miti e dimostrazioni, Daumal trasporta il lettore nel regno dell'analogia, dove niente è vero ma tutto è veridico, per un parallelismo tra realtà raggiunta e realtà raggiungibile attraverso un metodo (cioè: il "mettersi sulla via") che fa cadere i nostri schemi difensivi e ci porta a contemplare con occhi nuovi il nostro paesaggio interiore.