Tutti conoscono le poesie di Giovanni Pascoli - uno dei nostri più grandi autori moderni, forse l'unico di statura veramente europea -, dalle "Myricae" ai "Canti di Castelvecchio". Non tutti invece sanno che per molti anni scrisse su Dante e la "Commedia", dedicando ben tre libri al fondatore della lingua italiana. In anticipo sulle più recenti acquisizioni metodologiche, Pascoli volle indagare la struttura del capolavoro dantesco, lasciando in sordina il commento estetico e quello in voga nel metodo storico, che sotto l'influenza del positivismo analizzava gli aspetti meramente testuali e storiografici, per mettere invece in risalto la filigrana concettuale della "Commedia", «sotto il velame» (espressione dantesca che divenne il titolo di uno dei suoi libri) del significato letterale, mostrando gli aspetti teologici, filosofici, biblici che sottostavano al grande affresco allegorico di Dante. In questo libro Bruno Nacci ha scelto e introdotto alcuni dei passi più suggestivi del Pascoli dantista, dal Conte Ugolino a Virgilio, da Matelda alla presentazione del Paradiso.
"Viaggio in Oriente" è il libro più fiabesco di Nerval, una specie di Mille e una Notte, in equilibrio tra realtà e fantasia, tra sogno e una verve narrativa ineguagliata nell'Ottocento: moschee, quartieri brulicanti di vita, plebi, emiri, incantatori, donne misteriose, regine, vicende che risalgono alla tradizione biblica, avventure meravigliose, compongono un quadro dai colori smaglianti che in modo sottile contrappone il mondo antico, saldamente ancorato alla religione, alla natura, alla magia, alla suggestione e alla ricerca di orizzonti lontani, al meccanico e degradato squallore della civiltà moderna. Tutto il libro, dalla partenza in Europa allo sprofondare in racconti mitici, è pervaso dal mistero, dalla gioia che il mistero comunica scuotendo le nostre fragili certezze e abitudini.
Gli Scritti sulla grazia, mai pubblicati mentre Pascal era in vita, furono composti probabilmente tra il 1655 e il 1656. Sia che l'occasione fosse dovuta alla richiesta di spiegazioni e consigli di un amico, sia che si trattasse di organizzare il materiale teologico per l'imminente scontro con i gesuiti, essi rimangono uno dei testi esemplari di quella vocazione, al tempo stesso didattica e speculativa, che ne fa un modello di limpidezza e profondità. La grazia, intesa in senso strettamente agostiniano, diventa in queste pagine il cuore di una battaglia che, sulla soglia della modernità, ha come posta il senso stesso del messaggio cristiano.
Il libro propone quanto rimane di un vasto repertorio di aforismi, riflessioni, dialoghi e aneddoti, andato perduto nei giorni convulsi della Rivoluzione francese e pubblicati postumi. Non si tratta però di una semplice raccolta di pensieri, perché la scrittura di Chamfort ha il respiro di un grande romanzo, con tanto di storia, personaggi ed eroe. La vicenda si svolge alla fine del XVIII secolo, nel pieno della crisi dell'Ancien Régime, i personaggi sono per lo più esponenti della classe nobiliare, colti attraverso pochi, precisi dettagli, ciascuno dei quali implica un ritratto e rinvia a una varietà di situazioni che si porgono felicemente alla mente di chi legge.