"Quando arrivai a destinazione mi domandai se fossi sveglia o stessi sognando. Le costruzioni erano completamente fatiscenti, come se nessuno se ne occupasse. Respirai un innaturale senso di abbandono. Nel giro di pochi minuti il Lotto divenne un oceano di voci, colori, rumori e odori: una moltitudine di vita prese forma, suono e odore e si propose violentemente davanti ai miei occhi". Io sono nata due volte: la prima dal grembo di mia madre, la seconda a Scampia. Ho accolto una chiamata che è partita da un profondo desiderio del mio cuore, mi sono lanciata nel vuoto e, se non lo avessi fatto, non avrei mai scoperto di saper volare."
Amore, fede, guerra, schiavitù, riscatto, india malinconia: un romanzo in forma inedita su un tema inedito. Le reducciones settecentesche del Paraguay (gli insediamenti cioè in cui i gesuiti cercarono e in parte giunsero a elevare una popolazione dall'età della pietra al livello della civiltà europea) offrono il contesto in cui si muove una storia tutta «visiva», costruita secondo i canoni insieme classici e moderni della sceneggiatura cinematografica, e misteriosamente ancorata a un'efficace regia interiore che agisce nella fantasia e nel cuore del lettore. Una drammatica odissea degli umili, in una terra contesa fra la selva e l'imperialismo delle potenze europee.
«La mia è una storia antica, scritta nelle ossa. Sono antiche le ceneri di cui sono figlia, ceneri da cui, troppe volte, sono rinata. E a tratti è un sollievo sapere che prima o poi la mia mente mi tradirà, che i ricordi sembreranno illusioni, racconti appartenenti a qualcun altro e non a me. È quasi un sollievo sapere che è giunto il momento di darmi una risposta, e darla soprattutto a chi ne ha più bisogno. Perché i miei giorni da commissario stanno per terminare. Eppure, nessun sollievo mi è concesso. Oggi il presente torna a scivolare verso il passato, come un piano inclinato che mi costringe a rotolare dentro un buco nero. Oggi capirò di dovere a me stessa, alla mia squadra, un ultimo atto, un ultimo scontro con la ferocia della verità. Perché oggi ascolterò un assassino, e l'assassino parlerà di me.» Dopo "Fiori sopra l'inferno" e "Ninfa Dormiente", torna il commissario Teresa Battaglia in una storia intrisa di spietatezza e compassione, di crudeltà e lealtà, di menzogna e gentilezza. L'indagine più pericolosa per Teresa, il caso che segna la fine di un'epoca.
Cosa faresti se, nel tempo breve di una giornata o di un attimo, dovessi scegliere fra due alternative, ognuna critica, ognuna destinata a ridefinire l'idea di te stesso, a cambiare il destino tuo e altrui? Una scelta irresolubile eppure necessaria, come quella che si trovano costretti a prendere Laura e Raffaele, una coppia che desidera adottare un figlio e si ritrova a decidere in poche ore - una lunga, interminabile notte - se diventare genitori di una bambina gravemente malata. O come capita a Adriano, che un mattino si sveglia e scopre da un video sul cellulare che il figlio ha preso in prestito la sua auto e con essa ha investito una persona, uccidendola senza nemmeno fermarsi a prestare soccorso. Adriano, che da quando ha perso la moglie e il lavoro, è incapace di decidere qualsiasi cosa, esce di casa per cercare fuori da sé, un passo dopo l'altro, una risposta: denunciare il figlio o costituirsi al suo posto per salvarlo? Invece solo un istante è concesso a Giovanni, il tassista Urano 4, per prendere la risoluzione più importante... Seguendo quale ragionamento o intuizione, quale idea del mondo e di sé, Laura, Raffaele, Adriano, Giovanni e gli altri personaggi di questo romanzo - che il lettore scoprirà essere tutti sottilmente legati fra loro - potranno fare la loro scelta? Come arriveranno al catartico finale che li richiama in scena tutti insieme per scegliere ancora, giacché la vita è un percorso segnato da bivi etici? Nel divario fra essere autentici ed essere giusti temono di perdersi, perché ci sono nell'esistenza di ciascuno "deviazioni improvvise, circostanze inattese, scelte improbabili" davanti alle quali è impossibile quanto necessario farsi trovare pronti. Gabriele Romagnoli sonda con la consueta scrittura lucida e paziente la coscienza dei suoi personaggi, esponendola al lettore senza melodramma, senza esibita compassione, e proprio per questo con le loro storie ci interroga, risveglia domande complesse e sollecita i dilemmi morali che ci rendono umani. Cosa faresti se, ti ritrovi a chiederti...
Estate 1800. Tre soldati napoleonici stanchi della guerra. Alle loro spalle la campagna d'Egitto e i suoi inferni, leniti appena dalla scoperta di una nuova, dolce droga: l'hascisc. Travolti dalla baraonda di Marengo - «la battaglia che alle cinque era persa e alle sette era vinta» -, disertano e si danno alla macchia. Sulle tracce dei tre si mettono gli emissari del dottor Zomer, un medico olandese che ha orchestrato un singolare «esperimento sanitario» per indagare gli effetti della nuova sostanza. Smarriti in un paesaggio ligure che pullula di spie e uniformi ormai tutte indistintamente nemiche, Lemoine, Dumont e Urruti - un capitano erudito, un tenente sognatore e un rude soldato basco - incontrano sulla propria strada amori difficili, illusioni perdute e la gioia del sole. Scopriranno così la libertà di scrollarsi di dosso la Storia per inseguire una vita fatta di attimi e di scelte. Forte di una prosa di precisa bellezza, Marino Magliani dirige una narrazione mossa e visionaria, alternando la velocità della grande avventura all'ampio respiro della pittura di paesaggio.
Nel 1480, in un piccolo paese del trevigiano, un bambino sparisce nel nulla. L'archisinagogo Servadio e altri due ebrei vengono accusati di averlo ucciso per impastare col suo sangue le focaccine pasquali. Torturati e condannati a morte per infanticidio rituale, fanno ricorso e il processo si riapre davanti al Senato di Venezia. Boris da Candia, spia della Repubblica di San Marco, uomo di «inganno e di rapina», avventuriero levantino e violento, ma anche colto umanista, è investito di una missione segreta. Venezia è appena uscita da una guerra contro i turchi e dalla peste. Il malcontento si diffonde. Il francescano Bernardino da Feltre, con le sue prediche infuocate, fomenta nel popolo l'odio contro gli ebrei, perché il suo ordine religioso vuole sostituire i loro banchi dei pegni con quelli del Monte di Pietà. Il doge Giovanni Mocenigo, per motivi economici e di ordine pubblico, emana una bolla che proclama la tolleranza e impone il rispetto degli ebrei, cittadini laboriosi e fedeli alla legge, ma ciò non basta a moderare il livore plebeo istigato dal feroce predicatore. Boris da Candia, un Corto Maltese arguto e a tratti brutale, che frequenta palazzi e bordelli, nel corso delle sue indagini incrocia una maga, donna dalle grazie misteriose, che gli rivela particolari ignoti a tutti: «Il dettaglio è il crocevia dove il visibile e l'invisibile s'incontrano». Giovanni, un monello di strada, lo aiuta a districarsi. Ma è il dialogo con Servadio quello che lo segna più di ogni altro, perché l'archisinagogo, sapiente e mite, si rivela uomo di tale travolgente spiritualità da far vacillare il miscredente avventuriero, e questo genera in Boris una inaspettata sete di giustizia: «I popoli, non sapendo fare forte il giusto, chiamano giusto il forte». Ma che spazio hanno le ragioni dello spirito nella cieca inerzia della Storia? La scrittura musicale di Andrea Molesini scolpisce con maestria l'amara intensità emotiva della vicenda. Boris è un personaggio che scopre di essere, a dispetto del proprio passato, la porta che mette in comunicazione due mondi, la commedia e la tragedia, che si intrecciano e fondono nel sempiterno spettacolo dell'azione, dove da sempre il male pubblico giunge alla casa di ognuno.
Hanno vinto, i Florio, i Leoni di Sicilia. Lontani sono i tempi della misera putìa al centro di Palermo, dei sacchi di spezie, di Paolo e di Ignazio, arrivati lì per sfuggire alla miseria, ricchi solo di determinazione. Adesso hanno palazzi e fabbriche, navi e tonnare, sete e gioielli. Adesso tutta la città li ammira, li onora e li teme. E il giovane Ignazio non teme nessuno. Il destino di Casa Florio è stato il suo destino fin dalla nascita, gli scorre nelle vene, lo spinge ad andare oltre la Sicilia, verso Roma e gli intrighi della politica, verso l'Europa e le sue corti, verso il dominio navale del Mediterraneo, verso l'acquisto dell'intero arcipelago delle Egadi. È un impero sfolgorante, quello di Ignazio, che però ha un cuore di ghiaccio. Perché per la gloria di Casa Florio lui ha dovuto rinunciare all'amore che avrebbe rovesciato il suo destino. E l'ombra di quell'amore non lo lascia mai, fino all'ultimo... Ha paura, invece, suo figlio Ignazziddu, che a poco più di vent'anni riceve in eredità tutto ciò suo padre ha costruito. Ha paura perché lui non vuole essere schiavo di un nome, sacrificare se stesso sull'altare della famiglia. Eppure ci prova, affrontando un mondo che cambia troppo rapidamente, agitato da forze nuove, violente e incontrollabili. Ci prova, ma capisce che non basta avere il sangue dei Florio per imporsi. Ci vuole qualcos'altro, qualcosa che avevano suo nonno e suo padre e che a lui manca. Ma dove, cosa, ha sbagliato? Vincono tutto e poi perdono tutto, i Florio. Eppure questa non è che una parte della loro incredibile storia. Perché questo padre e questo figlio, così diversi, così lontani, hanno accanto due donne anche loro molto diverse, eppure entrambe straordinarie: Giovanna, la moglie di Ignazio, dura e fragile come cristallo, piena di passione ma affamata d'amore, e Franca, la moglie di Ignazziddu, la donna più bella d'Europa, la cui esistenza dorata va in frantumi sotto i colpi di un destino crudele. Sono loro, sono queste due donne, a compiere la vera parabola - esaltante e terribile, gloriosa e tragica - di una famiglia che, per un lungo istante, ha illuminato il mondo. E a farci capire perché, dopo tanti anni, i Florio continuano a vivere, a far battere il cuore di un'isola e di una città. Unici e indimenticabili.
Felicità: cosa significa davvero? In cosa risiede? Da sempre il genere umano concentra i suoi sforzi per afferrarla, per coglierla tanto nel fascino delle grandi idee quando nella meraviglia delle piccole cose. Eppure, raramente si può dire di esserci riusciti. In questo libro - parte di un progetto più ampio, che comprende anche uno spettacolo teatrale dal titolo omonimo e un film documentario di Andrea Cocchi - si sceglie di provare a spiegare cosa la felicità rappresenti, al riparo da facili entusiasmi e conclusioni affrettate. La ricerca della felicità si sposa, infatti, con l'inesauribile curiosità di Simone Cristicchi, qui viaggiatore insieme al lettore, il quale, attraverso la filosofia, la meditazione e la fede, ci parla della bellezza, della vitalità, del tempo, del senso di appartenenza e di comunità, di musica e di storie. Ispirandosi a "Comizi d'amore" di Pasolini, Simone Cristicchi crea per il lettore un percorso in sette parole chiave - attenzione, lentezza, umiltà, cambiamento, memoria, talento, noi - in cui trovano spazio aneddoti, racconti e interviste, che ci accompagna nella sorprendente scoperta del senso profondo di questa ricerca per ciascuno di noi.
VITAstrocche è una raccolta di trentuno filastrocche nate come risposta al monopolio culturale che non rispetta la vita nascente e impone una visione positiva della cultura dello scarto. Fondendo ritmo e musicalità all’importanza del tema, la filastrocca diventa uno strumento efficace per rendere familiare a grandi e piccoli la realtà della vita nel grembo materno come preziosa per dare voce ai senza voce a cui il diritto alla vita viene ingiustamente negato.
Rosa Evangelista (2003) vive in Campania. Ama leggere, scrivere e fare musica ed è particolarmente appassionata al tema della vita nascente dopo aver partecipato alla Marcia per la Vita 2020 a Washington D.C.
Adottare una nonna: la propria. È la singolare scelta di Benedetta, sceneggiatrice napoletana dalla quotidianità serena e dai quieti rimpianti, quando l'adorata nonna Elisa, novantasettenne, rischia di finire in casa di riposo. Anche se non si tratta solo di ospitare un'anziana in un bilocale già ingombro, ma di cambiare ritmi e abitudini, a partire dal problema più spinoso: suo marito Paolo è juventino mentre Elisa tifa da una vita - e che vita - per il Napoli. Soluzione? Visto che un altro televisore non saprebbero dove metterlo, alla nonna viene assegnato l'iPad, da lei subito ribattezzato Daipan. Grazie al quale, però, approda sui social: ed è subito influencer. Generosa, vanitosa, oltraggiosa, gaudente: regina della casa e regina della Rete, Elisa diventa inarrestabile e trascina anche la nipote fuori dalla sua comfort zone, con risultati imprevedibili. Benedetta, infatti, scopre che la felicità si può anche inventare: servono fantasia e coraggio, per esempio quelli necessari per improvvisarsi maestra di cucina, dapprima online e poi in televisione. Una nuova avventura che le porta in dono l'incontro con un uomo inatteso e la pone di fronte alla domanda: una volta che cominci a cambiare, poi, dove ti fermi? Questa è una storia d'amore, tra una nonna e una nipote che rifiutano di farsi separare: dalle convenienze, dalle difficoltà della convivenza, perfino dalla morte. È una storia di formazione, quella di una donna che comprenderà come essere contenta non significhi accontentarsi. È una storia di cucina in cui l'ingrediente segreto esiste: è la generosità, la volontà di godere e di donare, in ogni attimo di ogni giorno. Senza dimenticare, aggiungerebbe Elisa, due dita di whisky.
All'inizio è tutto un gioco innocente dell'immaginazione. Nenè ha undici anni. La cugina Angela ne ha tredici. Sperimentano insieme le prurigini di una recita a turno, ora da medico ora da infermiera. Interviene il confessore a rivelare a Nenè l'impudicizia del peccato. Il racconto è di una levità che non porta scandalo ai sensi. E prepara da lontano, mitologicamente, dopo la verifica a quattordici anni del corpo nudo dell'Angelica ariostesca illustrato da Doré su quello palpabile di Angela, l'«imbarco» di Nenè per Citera: per l'isola di Afrodite, dea della sensualità. Lo svezzamento, la «prima crociera», è opera di una vedova. Questa carta di navigazione, questa progressiva iniziazione sessuale, porta Nenè a baciare finalmente «la terra promissa». Nonostante non abbia ancora compiuto i diciotto anni, con uno stratagemma, lui, insieme a due compagni di liceo, nel 1942, mentre infuria la guerra, è ammesso a frequentare per un giorno la settimana, di lunedì che è giorno di riposo e di chiusura al pubblico, la Pensione Eva: una villetta, una casa di piacere. La Pensione Eva sorge a Vigàta in un luogo archeologicamente mitico, là dove in tempi lontani si erano succeduti un tempio greco, un tempio romano, una «chiesuzza per i marinari e i navicanti». E da questo «loco eletto» un giorno le ospiti della Pensione salgono a bordo (a loro volta, fuor di metafora e come in controcanto) di una nave militare tedesca per portare consolazione, conforto e caritatevole lenimento contro l'«orrore», ai soldati talmente sconciati dalle ferite che le dame in divisa fascista, prese dallo «scuncertu», si sono rifiutate di visitare. Nascono storie d'amore nella Pensione, che è una finestra aperta sul mondo. Fa «capire qualichi cosa di lu munnu». Educa alla vita. Ed è piacevolmente visitata da una prodigalità di racconti stupefacenti: visionari talvolta, e anche ilaro-cavallereschi su base ariostesca o comunque toccati dalla corda pazza. I racconti germinano prodigiosi, ingolosiscono, e sono subito incorporati nella costruzione del romanzo. Arriva il 1943. Sbarcano gli alleati. La Pensione Eva è ridotta a un mucchio di macerie. Nenè è in compagnia dell'amico Ciccio. I due si accomodano in mezzo ai detriti. Nenè chiede a Ciccio una sigaretta, che è la prima della sua vita. Sta festeggiando i suoi diciott'anni. Chiude così una stagione, con un nuovo rito di passaggio. La Pensione Eva è un amarcord: «una vacanza narrativa», che Camilleri ha regalato a se stesso e ai propri lettori «nell'imminenza» dei suoi «ottanta anni».
Giacomo Matteotti è stato il primo vero antagonista di Mussolini, ed è stato il fantasma che ha aleggiato sul Fascismo per tutta la durata della dittatura. In "Solo" Riccardo Nencini ricostruisce in forma romanzesca, con la precisione dello studioso, la passione dell'uomo politico e la creatività dell'intellettuale e narratore, la vita di questo grande eroe italiano: l'infanzia, le prime esperienze politiche, gli amori, le amicizie, la militanza comune con Mussolini nel Partito socialista, e i giorni drammatici della durissima opposizione al Fascismo nascente, opposizione che gli costò la vita. Il risultato è un romanzo di ampio respiro, epico e struggente, che ci restituisce il ritratto emozionante e commosso di una stagione cruciale della nostra storia, e di un uomo coraggioso e solo, come tutti i grandi eroi.